Giù le mani dal nostro Caronte «dimonio»

Ti pare che la memoria dell’infernale traghettatore «con occhi di bragia» possa essere affidata a un alter ego meteorologico? Anche la malvagità ha una reputazione da difendere

Mio caro Malacoda, fa caldo. «Antonio, fa caldo» fu il celebre tormentone estivo dell’estate 2002, in una memorabile pubblicità di un tè freddo, in cui un’accaldata Luisa Ranieri respingeva gli approcci del marito. A risolvere la situazione arrivava, infine, la citata bevanda gelata. All’epoca si parlò di prolungata permanenza dell’anticiclone africano, che fece balzare le temperature di molte città italiane oltre i 40 gradi.

Oggi lo chiamano “Caronte”, ma è sempre lui. Scriveva sei anni fa Luca Gambardella sul Foglio: «Quando Caronte è arrivato per la prima volta in Italia era l’estate del 2012 e prima di allora nessuno aveva mai pensato di dare un nome al caldo». Da allora (con quale variazione sul tema) «il traghettatore infernale resta il vero protagonista delle nostre estati. Con quotidiani e televisioni che, puntualmente, lo accolgono riproponendo sempre le stesse formule: “Caldo record, arriva Caronte”; “Il caldo rilancia, ecco Car...

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