
Giro delle Fiandre: si corre a Pasqua ma tra muri e pavé sarà un calvario. Sperano Pozzato e Paolini
Pasqua sui pedali per il ciclismo dei campioni. Quest’anno il Giro delle Fiandre, o Ronde van Vlaanderen, si corre nel giorno della Resurrezione del Signore. Quello che è certo, però, è che per il gruppo sarà un calvario, sul pavé e lungo i durissimi muri della prima delle tre grandi classiche della Campagna del Nord, insieme alla Parigi-Roubaix e alla Liegi-Bastogne-Liegi. Soltanto per un unico eroe, infatti, in palio c’è la gloria della vittoria e, per due avversari, gli onori del podio. Mentre tutti gli altri, gregari ma non solo, dovranno accontentarsi di portare almeno a termine la corsa in terra belga. Sempre che riescano a superare le fatiche e gli imprevisti di giornata.
MURI, BIRRA E ALI DI FOLLA. Diciassette muri e sette tratti in pavé compongono il percorso che quest’anno si snoda su un circuito di oltre 250 kilometri tra Hotond e Oudenaarde. Oude Kwaremont, Paterberg e Koppenberg i muri (strappi brevi di poche centinaia di metri ma con pendenze che raggiungono anche il 20 per cento) più duri. Ma anche Steenbekdries e Kruisberg a Hotond, prima del traguardo di Oudenaarde. Il Giro delle Fiandre è noto in tutto il mondo ed è una corsa così affascinante per almeno due motivi: il primo è la peculiarità del percorso, fatto di continui saliscendi, che letteralmente spezzano le gambe a qualsiasi ciclista, e solitamente reso ancora più arduo dalle incerte condizioni meteorologiche. Vista la vicinanza del Mare del Nord e il periodo in cui si corre, tradizionalmente la prima domenica di aprile, infatti, non è raro che piova, ci sia il vento e faccia molto freddo. Il secondo motivo è il pubblico, numerosissimo e, quasi per un misterioso ossimoro, molto caloroso. Anche perché la Ronde van Vlananderen si corre in un clima di grande festa e in compagnia di fiumi di birra belga e salsicce a volontà.
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IL LEONE DELLE FIANDRE. Il Giro delle Fiandre, nato nel 1913 per volontà di Karen Van Wijnendaele, cofondatore della rivista Sportwereld, festeggia quest’anno i cent’anni dalla nascita; anche se si corre solo la novantasettesima edizione, essendo che, tra il 1915 e il 1918, non si è corso a motivo della Grande Guerra. Per anni, almeno nella prima metà del secolo, la “ronda” è stata affare eminentemente belga. Se si eccettua, infatti, il successo dello svizzero Heiri Suter nel 1923, per incontrare un altro vincitore straniero bisogna attendere l’italiano Fiorenzo Magni che, tra il 1949 e il 1951 compì l’impresa di trionfare per tre volte consecutivamente. Un record rimasto tuttora ineguagliato e che gli è valso il soprannome di “Leone delle Fiandre”. Come lui, tre volte, ma non consecutivamente, hanno vinto anche i belgi Achiel Buysse (1940, 1941 e 1943), Eric Leman (1970, 1972 e 1973) Johan Musseuw (1993, 1995 e 1998) e Tom Boonen (2005, 2006 e 2012), che è il detentore e che quest’anno tenterà, se la condizione fisica sarà buona, anche se qualche dubbio nell’ambiente già circola, l’assalto al record di quattro successi.
DIECI SUCCESSI PER L’ITALIA. I belgi hanno vinto 68 edizioni del Fiandre, gli italiani 10 (gli altri sono Dino Zandegù, Moreno Argentin, Gianni Bugno, Michele Bartoli, Gianluca Bortolami, Andrea Tafi e Alessandro Ballan), i Paesi Bassi 9 e i francesi 3. Due i successi per Germania e Svizzera, uno solo per Danimarca e Regno Unito. Tra i nomi più quotati per la vittoria finale, quest’anno, ci sono lo svizzero Fabian Cancellara, in gran forma e vincitore già nel 2010, gli italiani Filippo Pozzato, secondo l’anno scorso davanti a Ballan, e Luca Paolini, il francese Sylvain Chavanel e il giovanissimo talento slovacco Peter Sagan. Anche se già si ipotizzano i possibili outsider, e uno tra questi magari tenterà la fuga, che sono, tra gli altri, Edvald Boasson-Hagen, Tohr Hushovd e il sempre temibile spagnolo Juan Antonio Flecha. Sperano anche di far bene altri due italiani: Daniel Oss e Oscar Gatto. Staremo a vedere chi avrà, alla fine, più forza nelle gambe. E un pizzico di fortuna.
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