
Caro direttore, di fronte alle velenose falsità e alle demoniache carognate divulgate in questi giorni per cercare di profanare la memoria di uno dei più grandi santi della storia della Chiesa, penso che occorra reagire con gesti riparatori clamorosi, dato che mi sembrano non sufficienti le smentite (pur necessarie) e le espressioni di affetto verso uno dei giganti cristiani ed umani dello scorso secolo. Alle penose meschinità di chi sta cercando (inutilmente) di infangare la santa memoria di papa Giovanni Paolo II penso che si debba rispondere con un Grande gesto, che continui la Grande richiesta del popolo di Dio di dichiarare Santo il Grande Papa Wojtyla: un gesto che superi con orgoglio e con verità ogni discussione.
Questo grande gesto, nella storia della Chiesa, è già avvenuto per tre volte: tre Papi, infatti, sono stati identificati come Grandi, con l’appellativo di “Magno”.
Il primo è stato San Leone I, passato alla storia, appunto, come Magno, che nacque intorno all’anno 400 e che resse la Chiesa come Papa dal 440 al 461. Immensa fu la sua opera per assicurare unità alla Chiesa, per istruire il popolo, per combattere le eresie del tempo. Famoso il gesto con il quale, nell’anno 452, fermò l’avanzata devastatrice degli Unni comandati da Attila. Ugualmente importante fu l’azione con la quale riuscì a rendere meno grave il saccheggio operato dai Vandali. Egli è anche dottore della Chiesa, come si può evincere dai suoi 96 sermoni e dalle 173 lettere. Nel libro “Il santo del giorno” di Sgarbossa e Giovannini si legge che le sue omelie “ci mostrano il Papa, uno dei più grandi della storia della Chiesa, paternamente dedito al bene spirituale dei suoi figli, ai quali parla con linguaggio accessibile, traducendo il suo pensiero in formule sobrie ed efficaci per la pratica della vita cristiana”. Un Papa che ha reso un grande servizio a tutto il popolo ed a tutta la Chiesa.
Il secondo Papa ad essere dichiarato “MAGNO” è stato San Gregorio I, nato nel 540, che fu successore di S. Pietro dal 590 al 604. Grande difensore di Roma, diede forte impulso alla missione in Inghilterra. Si distinse per la sua pietà nella preghiera, ma insieme per la sua instancabile azione. Curò in modo particolare la liturgia ed il “canto gregoriano” prese tale nome proprio da lui. Fu un grande ammiratore di San Benedetto, di cui scrisse anche la vita. Nello stesso libro appena citato, è scritto, a proposito di questo Papa, che “l’epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo ci documentano ampiamente sulla sua molteplice attività. Ovunque ha lasciato un’impronta”.
Il terzo Papa con il titolo di MAGNO, quello meno noto, è San Niccolò I, vissuto dall’820 all’867, che fu pontefice dall’858 fino all’anno della morte. Consolidò l’autorità del papato sia in Occidente che in Oriente e l’indipendenza del papato stesso dal potere imperiale.
In moltissimi ritengono che anche San Giovanni Paolo II meriti ampiamente l’appellativo di MAGNO, a causa dell’immensa testimonianza da lui fornita al mondo intero, della profondità della sua dottrina, della capacità di parlare con chiarezza all’uomo contemporaneo, della influenza decisiva che ha avuto nelle vicende storiche di cui è stato contemporaneo, del “sentire” del santo popolo di Dio che lo ha proclamato clamorosamente “santo” già durante le sue esequie in piazza San Pietro. La sua presenza straordinaria e fuori dal comune può essere confermata da ogni fedele e da ogni popolo. Proclamare che è GRANDE nella storia sarebbe il modo migliore di rispondere ad ogni mistificazione ed a ogni falsità. Sogno che i cardinali si facciano promotori di una iniziativa che vada in tal senso; sogno che molti vescovi facciano altrettanto; penso che molti fedeli dovrebbero chiedere, ad alta voce, che venga proclamata una grande verità incontrovertibile e cioè che si possa affermare pubblicamente che San Giovanni Paolo II è MAGNO (del resto, è stato spesso per primo il popolo di Dio a riconoscere la “grandiosità” dei pontefici). Verrebbe, così, rispettata totalmente la verità e la giustizia.
Mi chiedo: anche tanti giornali potrebbero esprimersi in tal senso?
Peppino Zola
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