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Parliamo con Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, del suo libro Io sono Giorgia, il caso editoriale dello scorso anno, anche se in molti faticano ad ammetterlo. Centocinquantamila copie stampate e una dozzina di ristampe per l’autobiografia di un politico sono un’enormità e forse nemmeno lei pensava di arrivare a tanto. Chiacchierando qualche giorno prima di Natale nel suo ufficio di Roma, contornati da scacchiere, foto di famiglia e presepi, ammette: «No, non me lo aspettavo». Per dare un’idea dell’impresa editoriale: negli ultimi tempi il movimento cinque strenne (non è un refuso) ha portato in libreria Un amore chiamato politica di Luigi Di Maio (nemmeno tremila copie), La vita insegna di Lucia Azzolina (poco più di un centinaio), Non mollare mai di Danilo Toninelli (dato non pervenuto), Senza riserve di Vincenzo Spadafora (circa 300), Il portavoce di Rocco Casalino (circa 20 mila). E nemmeno Enrico Letta, col suo Anima e cacciavite, le cui copie, si dice, sono...
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