
Germania. Addio al campanile, arriva il team parrocchiale

Addio al campanile: il primo gennaio 2020 la Germania dei requiem al cristianesimo, della crisi delle vocazioni e della fuga dei fedeli inaugurerà a Saarbrücken la più grande circoscrizione ecclesiastica del paese, alla quale faranno capo oltre 99 mila cattolici, quasi tutti quelli delle diocesi della Germania orientale di Magdeburgo e Goerlitz messe insieme.
DAL CLERO AI MANAGER
Il vescovo Stephan Ackermann lo aveva preannunciato: dal 2020 le 903 parrocchie di Treviri, la più antica diocesi tedesca, saranno ridotte a 35, trentacinque parrocchie “del futuro” che con quelle tradizionali avranno in comune solo il nome. «Se un cambiamento di prospettive deve davvero avvenire, è necessario dire addio al pensiero della torre della chiesa, cioè a una concezione centralista della parrocchia»: con le parole del vescovo ausiliare Franz Josef Gebert la diocesi ha quindi pensionato quella vecchia idea del buon prete che fa buona parrocchia per sposare la causa della chiesa del futuro. Che non può più essere “una” chiesa ma consentire “diverse forme” e “diversi luoghi” di ciò che è chiamato chiesa, così da rispondere ai bisogni e corrispondere alle situazioni, tutte diverse, delle persone. Parola d’ordine: efficientare, allocare, distribuire il “potere cattolico” una volta in capo al parroco tra più persone con buone lauree, capacità organizzative e compiti diversi soprattutto nel campo dell’amministrazione finanziaria, così che preti e laici possano badare solo agli aspetti “spirituali” del loro lavoro («meno enfasi sulla leadership del clero e più sulle sue funzioni sacerdotali e pastorali» è il cavallo di battaglia di Ackermann, insieme a quello dell’adeguamento della morale cattolica ai tempi correnti).
SCOMPARE IL PARROCO, APPARE IL TEAM
E per farlo, come nelle migliori company, ecco i team del futuro: i gruppi dirigenti delle prime 15 nuove parrocchie che verranno attivate col nuovo anno ad oggi risultano composti da 41 persone, 29 uomini e 12 donne, dai 35 ai 63 anni. Tra loro 15 sacerdoti. Ogni team sarà formato da un pastore, altri due impiegati a tempo pieno e fino a due volontari. A capo della nuova autorità parrocchiale di Saarbrücken, per esempio, è stato nominato Clemens Grünebach, ex parroco ad Hermeskeil originario di Essen (altra diocesi passata da 259 a 43 parrocchie) che ha appena trascorso un periodo sabbatico di tre mesi lavorando in una panetteria. Insieme a lui lavoreranno a tempo pieno un consulente e una esperta di business aziendale. La diocesi ha inoltre organizzato per ogni parrocchia del futuro percorsi formativi sulla gestione di personale, la leadership, gli aspetti legali.
NUOVI SINODI E CHIESE IN PERDITA
La riorganizzazione arriva a pochi mesi dall’annuncio del “Sinodo vincolante per la chiesa in Germania” del cardinale Reinhard Marx per trattare materie dottrinali non di propria competenza (discutere di abolizione del celibato sacerdotale, insegnamento della morale sessuale e di potere clericale) e dalla pubblicazione del rapporto del centro Generationenverträge dell’università Albert-Ludwig di Friburgo che segnala un dimezzamento dei cristiani tedeschi entro il 2060: i 23,3 milioni di cattolici registrati nel 2017 saranno 18,6 milioni nel 2035 e 12,2 milioni nel 2065. Una perdita del 48 per cento di fedeli. Più o meno la stessa perdita che accuserà la chiesa evangelica.
LO SLOGAN DELLA PASTORALE
Insieme, le due chiese rappresentano il secondo datore di lavoro dopo lo Stato in Germania: un milione di impiegati lavora nelle loro strutture. Si capisce perché dunque un problema di fede diventi in fretta un problema di soldi, come aveva spiegato il vaticanista del Foglio Matteo Matzuzzi a tempi.it: «Sempre più fedeli preferiscono, per così dire, rinunciare al battesimo pur di non pagare l’esosa Kirchensteuer, la tassa per chi si professa credente. Chiese vuote, centinaia di parrocchie soppresse, calo drammatico delle vocazioni sacerdotali. Che fare, dunque? Semplice: rendere più accattivante la chiesa. Quando nessuno entra più in un ristorante si tenta di salvare l’impresa cambiando l’insegna e organizzando un bel restyling. Il principio è lo stesso. Meno vincoli, meno dottrina, più aperture, più tolleranza, più accomodamenti. Il tutto sotto lo slogan della chiesa pastorale. Ma, diceva il cardinale Caffarra, una chiesa con meno dottrina non è più pastorale, bensì “solo più ignorante“».
LA CHIESA DI CARTAPESTA
La chiesa cattolica in Germania ha già chiuso 515 chiese negli ultimi dieci anni. Quelle che aprono, come quella inaugurata nella diocesi di Essen lo scorso anno, si spiegano così: giochi di cartapesta, spazi per musica e percussioni, laboratori di pittura. «È importante per i bambini conoscere Dio, ma non nello spazio adulto normale dove possono guardare poco oltre dal loro banco – ha detto Petra Eberhardt, direttrice del Centro famiglia della parrocchia – . La chiesa in prospettiva potrà diventare multi-generazionale e aperta a tutte le culture e religioni».
LA PROFEZIA DI RATZINGER
Diceva il papa emerito Benedetto XVI, nel libro intervista Ultime conversazioni: «In Germania abbiamo un cattolicesimo strutturato e ben pagato, in cui spesso i cattolici sono dipendenti della Chiesa e hanno nei suoi confronti una mentalità sindacale. Per loro la Chiesa è solo il datore di lavoro da criticare. Non muovono da una dinamica di fede. Credo che questo rappresenti il grande pericolo della Chiesa in Germania: ci sono talmente tanti collaboratori sotto contratto che l’istituzione si sta trasformando in una burocrazia mondana». Tutta lezioni di team building e senza il suono delle campane.
Foto Ansa
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