
Galateo per salvare la pelle tra i fedeli della grande Umma

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Siccome è chiaro che il mio voto virtuale va a Marine Le Pen, e non mi convince l’argomento di chi dice “sono stato migrante anch’io, dunque dateci sotto ad affondare l’Italia e a far soldi trafficando clandestini”, mitigherò la dichiarazione di voto con qualche consiglio per far fronte alla minaccia islamista in modo estremamente naturale, pacato e pacifico. Già, perché non sia mai che capitasse quello per cui mi sembra ci siano tutti i presupposti perché possa capitare, in questa povera Europa di confusione mentale, caos simbolico ed élite da serie C che si illudono di salvare i mercati, non la vita elementare del popolo, inventandosi un Macron di là e riproponendo un Renzi di qua, beh magari poi il consiglio può venirvi utile per rimettervi per strada con i buoni di Cormac McCarthy.
Dunque prima cosa: tenetevi a portata di uscio una bella Madonna, un bravo confessore e un buon Uzi israeliano. Non si sa mai bussi il postino due volte e la seconda vi sbarbi la carotide. Punto secondo: non tutti i musulmani sono buoni musulmani. Io ne conosco uno, per esempio, che mi ha protetto la vita (come d’altronde io la sua), che osservava Corano, precetti e Ramadan meglio di un buon musulmano. Però, gratta gratta, era druso. Kafir. Miscredente. Eretico. Come, per i buoni musulmani, eretici e kafir sono i kharigiti, gli alawiti, gli ismaeliti, i dervisci danzanti eccetera. Dunque per i buoni la doppiezza non è cattiveria, è religione. Ti danno la pacca sulla spalla con una mano e ti preparano una sorpresa con l’altra. Tenerli a debita distanza non fa simpatia. Però conviene alla salute.
Islamofobia? No, sto solo discettando di igiene e galateo a riguardo dei buoni, non dei cattivi musulmani. Ché questi sono già tutti segretamente cristiani. Ovviamente i buoni no. Sono fedeli della “grande Umma”. L’universale sovranazionale, la cui vita è tutta cristallizzata in un libro, ferma al VII secolo. E quando si sveglia sono guai. Oggi ti rispetta e svicola in separate comunità perché è minoranza ancora esigua a casa tua. Domani, come è successo in Bosnia, ti occupa demograficamente. O ti sottometti, o te ne vai. Però, da chi ha viaggiato in lungo e in largo nei paesi dei buoni musulmani puoi imparare che: o riesci a far capire loro che Maometto era solo un genio sincretista, creatore di un impasto di usi, costumi e credenze imbevute di zoroastrismo e biblismo beduino (cosa ardua da comunicare senza l’intervento di una grazia particolare), o, anche quando ti diventano amici, è pressoché impossibile che resistano al richiamo della loro foresta simbolica quando il muezzin, il califfo o il sultano chiama la comunità a sbarazzarsi degli infedeli. Noi qui, siccome viviamo in stati radicalmente atei, come ha appena avvertito il Papa emerito, non sappiamo di avere innescato una bomba trattando i buoni musulmani come libertini in potenza, convinti che con le persuasioni mercatiste quelli si convertiranno al buonismo rousseauiano. Fa niente. Lo capiremo strada facendo e fiorellino posando a ogni cippo di attentato.
La salsiccia sull’uscio
Dicevo del vecchio navigante che ha solcato per anni il Mediterraneo su navi petroliere, attraccando ora al Cairo ora a Tunisi. «Un bel giorno ho avuto l’idea di infilare una salsiccia nella maniglia della mia cabina. Mai subìto più furti. Volete un consiglio voi della Nato? Ma quali bombe, riempite le case di spray urticanti al sangue di maiale e annunciate che d’ora in avanti ogni resto di kamikaze o di combattente islamista che cade in battaglia non potrà più andare in paradiso, e perderà tutte le vergini perché noi lo seppelliremo fasciato in una bella pelle di maiale. Ma non lo avete capito che l’ignoranza non la combatti con le bombe intelligenti ma, appunto, con l’ignoranza? Perché da noi si è sempre detto che del maiale non si butta via niente? Perché lo puoi usare anche da deterrente contro le invasioni mamelucche. È il maiale, la bomba da usare, non l’atomica». Preso appunti dal mio navigante cento per cento veneto, spero che il lettore avvertito abbia già voltato pagina. Perché alla fine di questo scontro di civiltà, lo avrete capito: sotterrato l’ultimo vegano, in piedi resteremo solo noi. Quelli della salsiccia sull’uscio di casa e i cavalieri col mantello al porcellino di Sardegna.
Post Scriptum. Tutto ciò significa che se Dio c’è non c’entra? Niente affatto. Dio c’è ed è tutto in Gesù Cristo, l’ebreo risorto, il vincitore della morte e di quegli anticipi di morte in vita che sono l’estraneità e l’ostilità assolute, di cui il peccato originale ha reso capace l’uomo buono e l’uomo cattivo, l’uomo giusto e l’uomo malvagio. L’uomo, qualunque uomo, su cui piove la stessa pioggia e lo stesso raggio di sole. Tutto ciò significa soltanto che così, a occhio e croce, i posteri non ci ricorderanno nemmeno come l’unica generazione europea che non ha mai fatto una guerra.
Foto Ansa
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