Gaci, imam francese: «Terrorismo e giovani. Nell’islam abbiamo un problema educativo»

Di Leone Grotti
23 Agosto 2015
Intervista a tutto campo al rettore della moschea Othman di Villeurbanne, intervenuto al Meeting: «Che i cristiani non possano praticare il loro culto nei paesi arabi è un problema»

imam-gaci-meeting

Rimini. Non è facile essere un imam in Francia oggi, in un periodo in cui si moltiplicano gli attentati terroristici di matrice islamica. Ancora più difficile è esserlo nei dintorni di Lione, città da cui provenivano i fratelli Kouachi, che hanno compiuto a gennaio la strage alla redazione parigina di Charlie Hebdo. Azzedine Gaci, rettore della moschea Othman di Villeurbanne, città limitrofa a Lione, lo sa e non si nasconde. Insegnante all’École Supérieure de Chimie, Physique Electronique di Lione e presidente del Consiglio regionale del culto musulmano Rhône-Alpes, ha partecipato al Meeting per dialogare con il Gran rabbino di Francia e il cardinale Jean-Louis Tauran. Gaci negli ultimi anni ha incontrato papa Francesco, è amico personale dell’arcivescovo francese Philippe Barbarin e parla di tutto senza censure. A margine del suo incontro a Rimini, ha rilasciato un’intervista a tempi.it.

Professor Gaci, perché il fenomeno della radicalizzazione è scoppiato tra i giovani francesi musulmani?
Il fenomeno della radicalizzazione e della violenza non riguarda solo i musulmani ma tutta la società. Oggi la tendenza alla radicalizzazione dei giovani, non solo francesi, riguarda tutti, non solamente l’islam.

Da dove deriva, secondo lei?
Ciò che è molto pericoloso oggi è che questa violenza tocca gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, quando sono ancora dei ragazzi. Noi in moschea abbiamo un problema. Facciamo l’equivalente del catechismo cattolico con ragazzi dai 6 ai 12-13 anni: insegniamo lingua araba, corano, eccetera. Dopo questa età, però, non abbiamo più niente da proporre loro. Questo è un problema perché è proprio in questo periodo della vita che si pone la questione dell’identità, del senso delle cose, di come vivere il rapporto con gli altri: tutti problemi importanti che non si possono spiegare con uno schemino sulla lavagna. Nel momento in cui i giovani hanno più bisogno di noi, noi non ci siamo.

Perché?
Perché non abbiamo né i mezzi intellettuali né quelli finanziari, avremmo bisogno di formatori perché ci sono domande per le quali non basta un libro. Abbiamo bisogno di giovani che stiano con i ragazzi, non solo sessantenni, persone che possano uscire e vivere con loro in una compagnia. Ma non abbiamo i mezzi umani. Credo che non siamo gli unici ad avere questo problema, ce l’avete anche voi cattolici. Purtroppo è proprio in questo periodo che i giovani rischiano di diventare violenti. Ci sono alcune organizzazioni che li prendono fuori dalla moschea e li radicalizzano. Questo fenomeno è anche un problema internazionale.

Il problema quindi è educativo?
Assolutamente sì: questi giovani hanno bisogno di essere educati e formati per resistere alle interpretazioni estremiste del Corano. Questo fenomeno purtroppo è reale in Francia, spesso tocca ragazzi che vivono in condizioni molto difficili e che cercano una risposta nella violenza. Ma non è certo la moschea il luogo in cui si radicalizzano e non è giusto identificare l’islam con il terrorismo.

Cosa cercano i giovani nel terrorismo?
Cercano di dare un senso alla loro vita. Oggi per educare non basta fare una lezione, non basta dire: “Questo è bene e questo è male”. Bisogna prima di tutto dare un senso alla vita, rispondere alla domanda: “Perché vale la pena vivere o fare certe cose e non altre?”. Ci sono alcuni francesi che si convertono all’islam su Facebook e poi vengono circuiti da alcune organizzazioni, senza aver mai visto un musulmano, senza aver mai messo piede in moschea. Ma bisogna anche fornire un’istruzione migliore, perché i giovani comprendano meglio il Corano e siano così armati per difendersi dalle interpretazioni estremiste. Devono essere formati dal punto di vista intellettuale per essere forti. E la terza cosa di cui i giovani hanno bisogno è una spiritualità.

Un’interpretazione distorta della laicità favorisce la radicalizzazione dei giovani in Francia?
La laicità non è un problema, anzi, è un’occasione per i musulmani. Però la laicità intesa nel suo vero significato. E cioè: libertà di coscienza, libertà di credere o di non credere, diritto anche di essere atei, libertà di espressione e libertà di culto, libertà di vivere la propria fede sempre nel rispetto della legge. Il problema non è la laicità, ma il laicismo: che ormai è una religione in Francia.

Cioè?
Parlano di neutralità dello Stato ma non è vero, la laicità come la si intende troppo spesso oggi è la negazione della neutralità, è la negazione della religione. Questo è un problema. Il laicismo è molto pericoloso, perché non dà alle religioni il giusto posto nella società e questa è una delle cause che spinge i giovani, anche musulmani, a radicalizzarsi. La laicità è una possibilità ma a patto che lasci spazio alle religioni. Deve essere possibile essere francesi e musulmani, non francesi o musulmani. Se non è così, si crea la paura: io già vedo l’islamofobia e il razzismo in Francia, basta entrare nelle banlieue.

Lei è molto impegnato nel dialogo interreligioso. Come può essere fruttuoso e non risultare solo un insieme di discorsi?
Io sono impegnato nel dialogo con le altre religioni da 15 anni. Il dialogo può aiutare a impedire la radicalizzazione, perché i terroristi non riconoscono l’altro, i cristiani e gli ebrei. Ma gli altri ti possono aiutare anche a capire la tua religione, la tua identità. Io parlo con rabbini e cardinali in tutto il mondo, come qui al Meeting. La religione può fornire un senso alla vita, io non penso che possa esistere una spiritualità laica, e il dialogo insegna a conoscere, ascoltare e rispettare l’altro.

Perché ha accettato l’invito al Meeting?
Mi piace venire a manifestazioni come questa quando posso, mi piace dialogare con i non musulmani. È importante dire a tutti i predicatori di odio: voi non riuscirete mai a dividerci, noi possiamo vivere insieme. È difficile, lo so, perché quando si dialoga si viene spesso criticati da più parti, ma dobbiamo continuare. C’erano 5 mila persone a sentirci a Rimini, raggiungere queste persone è importante.

Papa Francesco parla sempre più spesso del fenomeno della persecuzione dei cristiani. Che cosa pensa quando vede compiere questi delitti nel nome della sua religione? 
Sono davvero deluso, mortificato, la persecuzione dei cristiani in Siria, Iraq e Libia è un tradimento dei testi dell’islam, perché il Corano riconosce l’altro e la diversità. Se Dio avesse voluto, avrebbe creato una sola comunità, invece ha permesso l’esistenza dei cristiani e degli ebrei, che vanno rispettati.

Perché allora è così difficile vedere applicato il rispetto delle altre religioni nei paesi arabi, come l’Arabia Saudita, dove non si possono costruire chiese?
Perché lì c’è un problema enorme di educazione, nei paesi arabi questa non è certo l’unica cosa che non funziona, ce ne sono moltissime. Il problema è anche politico: non esistono sistemi educativi, l’altro è spesso considerato un nemico. Ma non è così per l’islam, non è così secondo le parole del Profeta.

Come si spiega allora il fatto che il Corano venga usato per giustificare atti di violenza come quelli perpetrati dall’Isis?
Io sono imam, insegno il Corano. Quello che posso dire è che il testo è uno e non è quello a rappresentare il problema. Il problema è come lo si insegna e come lo si comprende: il problema è dell’uomo. Lei mi chiede perché io lo comprendo in un modo e loro in un altro: il problema è educativo.

La libertà di culto di cui godono i musulmani in Occidente non dovrebbe essere riconosciuta anche ai cristiani in Medio Oriente?
Bisogna dire che non tutti i paesi musulmani sono uguali: in Tunisia ad esempio è diverso. Persino in Qatar sono state costruite due chiese, me l’ha detto il cardinale Tauran. Però è vero: che troppo spesso i cristiani non possano praticare il loro culto nei paesi arabi è sicuramente un problema.

@LeoneGrotti

Foto Meeting Rimini

Articoli correlati

16 commenti

  1. Babbbaluciu

    Riguardo all’emergenza immigrati, in Libia, Siria, Ucraina e in altri paesi della periferia come ai confini dell’ Europa, gli USA perseguono una politica di destabilizzazione, caratterizzata da attentati e altre forme di assistenza militare, che spingono milioni di profughi fuori di quelle aree periferiche verso l’ Europa, versando altra “benzina sul fuoco” sul rifiuto
    anti-immigrati ,e la conseguente destabilizzazione politica, in tutta Europa, non solo alla sua periferia, ma anche nel più lontano nord Europa.
    Ricordo che già Milos Zeman, presidente ceco ha sostenuto che il motivo dell’afflusso di profughi in Europa sia l’invasione dell’Iraq e le guerre civili appoggiate dagli Stati Uniti e dall’Occidente in Libia e Siria.

  2. tso

    Nessuno capisce che oggi credere in Dio, nella creazione, nella resurrezione e nel giudizio universale è già di per sé un estremismo. Oggi tocca ai musulmani perché il loro credo è molto più chiaro, solido e sicuro di quello cristiano, ma prima o pio toccherà anche ai cristiani essere chiamati, se non terroristi, bigotti e retrogradi, cioè un pericolo per il futuro come ci sarà imposto: mentre i vestiti delle cattoliche si fanno sempre più stretti e corti, le musulmane mantengono il velo, mentre l’atteggiamento del cristiano nei confronti delle manifestazioni del maligno (matrimoni gay, spettacoli osceni, distruzione della famiglia, attacco all’infanzia) si fa sempre più tollerante, il musulmano si scandalizza sempre più e lotta per il suo diritto di continuare a vivere secondo la legge di Dio. Questo vi fa paura, la fede? Vergognatevi, ed abbiatene piuttosto altrettanta se ne siete capaci.

    1. Raider

      Il nickname le rende giustizia o lei rende piena giustizia al nick da cui trae ispirazione. Il multinick e i suoi accoliti, invece, si coprono la faccia digitale come banditi e assetori del Califfato che combattono solo perché non è quello che sta bene a loro: ma un Califfato universale e Eurabia sono ciò che gli fa gola: e tagliano, per interposto jihadista, quelle che sono disgustate da questa prospettiva verdeggante come un miraggio del deserto.
      Ora e sempre,
      NO ALL’SLAM!

  3. Ale

    Scusate se mi permetto… ma vorrei ricordare due tremendi dittatori, per USA e codazzo europeo, che tuttavia garantivano libertà di culto ed una vita in quei posti migliore di adesso.. Non erano musulmani Saddam e Gheddaffi ?! Erano anche cosidetti “dittatori”… Ora che non ci sono più dov’è la pace e democrazia tanto auspicata per quei luoghi ?! Ed i responsabili che fanno?? Gli gnorri!!!!!!! Mentre noi qui ad interrogarci sui musulmani..gli unici rimasti sono quelli più integralisti, Arabia Saudita e company guarda caso amiconi dei detentori del l’esportazione di democrazia nel mondo. Mentre l’altro “dittatore” resiste in Siria..Hillary Clinton ammette che l’IS è un giocattolino sfuggito loro di mano e la Russia oggi dice che quest’immigrazione incontrollata è un problema serio per l’Europa per cui si prodigherà anch’essa. Infine piccola chicca una delle tante società che ricevono soldi da Stati del Nord Europa per accogliere i migranti guarda caso fa parte del gruppo dei Rothschild e cosi anche in Austria si chiedono chi ci sia realmente dietro alle guerre in Medioriente e all’immigrazione incontrollata…Sempre loro. Il fine ? Portare povertà per far calare il costo del lavoro …anche in Europa. Siete sicuri che il problema siano realmente i musulmani, in quanto tali, e non chi li trova più facili da manovrare e strumentalizzare alla violenza ?! Hanno Sure che invitano alla violenza?! Si’ le hanno , ma nonostante ciò per secoli i cristiani sono vissuti accanto ai musulmani in pace in Siria, Iraq e altri Paesi del Medioriente …con crociate archiviate nella memoria di entrambi. Indubbiamente serve il dialogo..se invece preferiamo pensare che siano falsi …poniamoci il quesito perché prima dell’arrivo degli USA tutti convivevano sotto “tremendi dittatori” ?! Dividi et impera.

  4. Cisco

    “Io sono imam, insegno il Corano. Quello che posso dire è che il testo è uno e non è quello a rappresentare il problema. Il problema è come lo si insegna e come lo si comprende: il problema è dell’uomo. Lei mi chiede perché io lo comprendo in un modo e loro in un altro: il problema è educativo.”

    In effetti penso che proprio qui stia il punto: nell’educazione. D’altra parte esistono scuole coraniche che interpretano in senso “moderno” il Corano (che comunque anche in una interpretazione letterale sembrerebbe garantire libertà di culto – ma non religiosa – a cristiani ed ebrei): bisogna capire quanto i Fratelli Musulmani accettino di seguire questa strada: Gaci viene considerato a loro collegato (attraverso l’UOIF), quindi in qualche modo rappresentativo di quel mondo. Speriamo sia così, perché l’alternativa è mandare i nostri figli a combatterli: e i nostri figli sono stati educati a suon di app e sballi vari. Quindi se il problema è educativo è un gosso probelama nche epr noi “occidentali”: e non la vedo molto bene.

  5. Iskandar92

    Questo imam dice delle cose altri ne dicono delle altre….non esiste l’equivalente di una Chiesa nell’Islam che possa scomunicare i “cattivi” per cui come si può valutare? Allah non si fa più sentire e Maometto è passato a miglior vita da tempo.
    Vanno letti i testi sacri come anche la vita di Maometto così per capire e farsi un’opinione. Pensate il Corano è chiamato in arabo il “discrimine” ecco usate questo discrimine per scindere il vero dal retorico. D’altronde anche Gesù disse che suo discepolo era non chi proclamava “signore signore” ma chi metteva in pratica la sua parola e agiva di conseguenza. Ecco applicate lo stesso a Maometto.

  6. Andrea UDT

    No.

    NO!

    Il problema è il corano e l’Islam. Non esiste un “islam buono”.

  7. Mappo

    In Francia alcuni mussulmani hanno contestato la presenza di Azzedine Gaci al Meeting accusandolo di connivenza con la Fratellanza Mussulmana. Il problema è che spesso ciò che persone come questo Gaci dicono pubblicamente in francese di fronte ad un pubblico occidentale non corrisponde a quanto proclamano in arabo ai loro fedeli nel chiuso delle loro moschee. Purtroppo quello che manca è un segno concreto, un dar seguito con i fatti a quanto queste persone dicono pubblicamente.

  8. Sebastiano

    “…l’altro è spesso considerato un nemico. Ma non è così per l’islam, non è così secondo le parole del Profeta.”

    I casi sono due: o sta dicendo che il Corano va contestualizzato storicamente e reinterpretato (come aveva già detto Benedetto XVI a Ratisbona, e sappiamo come è finita) oppure questo signore ha un altro tipo di Corano.
    Tertium non datur.

I commenti sono chiusi.