Gabrielli (Protezione Civile) ci spiega come verrà rimossa la Costa Concordia. «Un’operazione senza precedenti»

Di Matteo Rigamonti
18 Gennaio 2013
Sarà un intervento ciclopico che deve essere in grado di rispettare l'ambiente e che ha avuto il via libera della Marina Militare. Intervista a Franco Gabrielli, Capo dipartimento della Protezione Civile

All’Isola del Giglio andrà in scena una delle operazioni ingegneristiche più colossali della storia: «la rimozione della Costa Concordia è un’operazione senza precedenti» e, «non essendoci letteratura, non si possono fare confronti con altro, né sulle tempistiche né sulle attività». A parlare è Franco Gabrielli, Capo dipartimento della protezione civile, nonché Commissario delegato dal governo a supervisionare i lavori fino a rimozione avvenuta del relitto e oltre. Per farlo, Gabrielli ha istituito un Osservatorio di monitoraggio ad hoc, chiamato a rappresentare la parte pubblica. Gli esperti della Marina Militare «hanno dato precise disposizioni» in merito. Mentre la parte privata, la joint venture tra Micoperi e Titan Salvage, ha già avviato il progetto. Infine, a vegliare sulla salvaguardia dell’ecosistema marino e su quello di terra, prima, dopo e durante le operazioni, sarà il Dipartimento di Biologia Marina dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Prefetto, la protezione civile ha annunciato settembre come data ultima per la rimozione della Concordia. Vi è mai capitato di dover spostare un simile colosso?
Nel passato non sono mai state fatte operazioni simili: il consorzio italo-americano formato dalle società Micoperi e Titan Salvage, che ha iniziato i lavori alla fine di maggio dello scorso anno, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni dalle amministrazioni competenti nel corso della Conferenza dei servizi decisoria, si sta confrontando con una situazione senza precedenti e sta realizzando un progetto ciclopico. Non essendoci letteratura, non si possono fare confronti con altro, né sulle tempistiche né sulle attività.

Una missione impossibile, insomma. Quali precauzioni sono state prese?
Il progetto di Micoperi-Titan, selezionato dall’inglese Loc – una delle società leader al mondo in tema di consulting – su mandato di Costa Crociere, Carnival e delle società di assicurazione è quello che garantiva il rispetto dei requisiti messi a base della gara, ovvero la rimozione per intero della nave, la salvaguardia dell’ambiente e della vita socio-economica dell’isola del Giglio. Durante l’intera fase di scelta del progetto non è mai mancato il controllo da parte dello Stato, attraverso gli esperti della Marina Militare che hanno dato precise disposizioni e verificato la correttezza dei criteri e delle procedure seguite. Il controllo della parte pubblica, ovviamente, continua a essere centrale in questa fase di operazioni cantieristiche: il 14 giugno, come Commissario delegato del governo, ho istituito con decreto l’Osservatorio di monitoraggio (composto da rappresentanti del Dipartimento della Protezione civile, della Regione Toscana, dell’Arpat, della Provincia di Grosseto, del Comune di Isola del Giglio, dei ministeri dell’Ambiente, dell’Interno, delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Salute, di Ispra, della Capitaneria di Porto, dell’Istituto Superiore della Sanità) che ha il compito di supervisionare la coerenza di tutte le attività realizzate con il progetto di massima esaminato nella Conferenza dei servizi del 15 maggio e l’applicazione delle prescrizioni dettate durante la Conferenza stessa, oltre ad autorizzare, di volta in volta, la prosecuzione dei lavori.

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Come si svolgeranno, dunque, le operazioni?
Il progetto di recupero della Concordia può essere suddiviso in cinque fasi collegate tra loro. La prima, conclusasi all’inizio di novembre, è consistita nell’ancoraggio e stabilizzazione del relitto al fine di evitare eventuali scivolamenti o inabissamenti e permettere il prosieguo dei lavori in sicurezza, anche con condizioni meteorologiche avverse. La seconda fase, tuttora in corso, riguarda la preparazione del falso fondale su cui poggerà il relitto dopo la sua rotazione, l’installazione dei supporti subacquei e di 15 cassoni di galleggiamento sul lato sinistro, quello emerso. Si procederà, poi, alla rotazione in assetto verticale della Concordia, un’operazione estremamente delicata che durerà alcuni giorni e che richiederà un costante controllo per compensare al meglio le forze. La quarta fase prevede, anche sul lato destro, il fissaggio di altri 15 cassoni che serviranno nel quinto step, ovvero quello del rigalleggiamento.

Quante persone e squadre sono necessarie? Quali specialisti?
Al momento, nel cantiere sono impegnate, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, oltre 400 persone tra tecnici, ingegneri, sommozzatori, esperti dei diversi settori di intervento, che operano avendo a disposizione una ventina di mezzi navali.

Che cosa rende così complesse le operazioni?
Come detto, non essendoci alcun precedente cui potersi rifare, la prima complessità dell’operazione è data dal fatto che tutti i calcoli matematici e ingegneristici vengono sperimentati giorno per giorno, adattandosi alla realtà. La seconda è sicuramente legata al luogo dove la Concordia è affondata, ovvero il Giglio, uno dei luoghi più belli e protetti d’Italia: ciò comporta che per realizzare un simile cantiere il consorzio ha dovuto e deve continuare a mettere in atto ogni azione necessaria per salvaguardare l’ambiente, misure che richiedono tempo e risorse. L’intero progetto, infatti, oltre a prevedere la rimozione della Concordia nel minor tempo possibile e senza sezionamenti dello scafo in loco, ha posto al centro la salvaguardia dell’ambiente isolano.

Quali sono gli ostacoli maggiori alla rimozione? Quali, invece, le incognite e i fattori difficilmente prevedibili?
Nella fase di messa in sicurezza della nave, i tecnici hanno dovuto far fronte a diversi fattori di ostacolo ai lavori, alcuni prevedibili, altri meno: le condizioni meteorologiche avverse, la presenza di forti irregolarità degli strati superficiali del granito del fondo marino e di fessurazioni nella roccia sottostante, la quantità imprevista di roccia da livellare per poter posizionare i basamenti.

C’è ancora il rischio che la Concordia possa affondare?
All’inizio di novembre, come ricordato, è stata completata la fase di stabilizzazione, un lavoro pensato proprio per evitare un eventuale scivolamento della nave a fondali più bassi.

Siete fiduciosi che l’operazione andrà a buon fine?
La parte privata ha dimostrato, fino a oggi, grande serietà, facendosi carico di tutti i costi di questa emergenza e portando a termine gli impegni presi. Rispetto a un simile evento, credo possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti per la tempistica delle operazioni di recupero, senza scordarci mai, come ho spiegato, che i cronoprogrammi devono tenere conto delle difficoltà e della complessità delle operazioni. Auspico che questa serietà dimostrata dal privato accompagni fino in fondo i lavori di recupero della nave.

Successivamente si richiederanno interventi nell’area e nei fondali?
Il progetto pone la massima attenzione affinché le attività di rimozione garantiscano il minor impatto ambientale possibile, sia sull’ecosistema marino che su quello a terra. E proprio per monitorare costantemente lo stato dell’ambiente marino in tutte le sue componenti, Costa Crociere ha dato incarico al Dipartimento di Biologia Marina dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ma l’attenzione per l’area protetta proseguirà anche nei mesi e anni successivi all’allontanamento della Concordia dall’isola, poiché dovranno essere puliti i fondali e si dovrà ripristinare la flora marina così come si presentava prima dell’incidente.

@rigaz1

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