
L’addio a papa Francesco

Piazza San Pietro ha cominciato a riempirsi fin dalle prime ore del mattino. Decine di migliaia di persone da Roma, dall’Italia e dal mondo (saranno 250.000 tra piazza, via della Conciliazione e fedeli in attesa a Santa Maria Maggiore) hanno voluto essere presenti per l’addio a Papa Francesco, morto il Lunedì dell’Angelo a 88 anni. Altrettanti avevano reso omaggio alla salma nei tre giorni prima del funerale: moltissimi ragazzi, giunti a Roma per il Giubileo degli adolescenti, uomini, donne, famiglie con bambini, anziani, sacerdoti. Nelle ore prima del funerale, man mano che la piazza si riempiva sotto il sole, sedevano accanto pellegrini sudamericani e francesi, signore romane agée e tredicenni con la maglietta di Carlo Acutis (che avrebbe dovuto essere canonizzato domani da papa Francesco, e ora dovrà attendere il nuovo Pontefice).

Quel dialogo tra Trump e Zelensky al funerale di papa Francesco
Sul sagrato la macchia bianca e rossa della schiera di sacerdoti, vescovi e cardinali faceva contrasto con quella scura delle personalità politiche arrivate da tutto il mondo per rendere omaggio a un Papa che – sottolineavano i commentatori – «è stato un pastore e non un sovrano». Eppure erano lì, “i grandi della Terra”, come li hanno definiti i giornalisti che hanno seguito minuto per minuto il funerale, e si sono incontrati accanto alla bara di legno di Franciscus.
Gli occhi di tutti erano puntati su Donald Trump, che prima si è fermato in silenzio davanti alla bara di Bergoglio, poi ha parlato per alcuni minuti con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, un incontro già divenuto storico per la foto circolata al termine del funerale, i due leader seduti tra le colonne della Basilica in un fitto colloquio, proseguito poi dopo il funerale. Durante la cerimonia è arrivata la notizia che Hamas avrebbe proposto a Israele di liberare tutti gli ostaggi in cambio di una tregua di cinque anni. «Un segno», hanno commentato molti ricordando l’impegno di Francesco per la pace nei suoi dodici anni di pontificato, in particolare per l’Ucraina e la Terrasanta.

La voce di Francesco contro la guerra
L’impegno per la pace di Bergoglio è stato ricordato anche dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio che ha celebrato la Santa Messa e pronunciato l’omelia: «Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta».
Re: «È stato un Papa in mezzo alla gente»
In quello che è stato il primo “bilancio” pubblico da parte di un cardinale sul pontificato di Francesco, Re ha proposto diverse chiavi di lettura di questi dodici anni, e lo ha fatto usando le parole e le espressioni care a Bergoglio: “l’ospedale da campo”, il “cambiamento d’epoca”, la “cultura dello scarto”, “costruire ponti e non muri”, l’attenzione ai poveri, ai rifugiati e ai migranti.
«La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati».
Francesco, ha proseguito il cardinale decano, «è stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”».

«Ora chiediamo a lui di pregare per noi»
Re ha citato i suoi viaggi apostolici, da Lampedusa all’Iraq martoriato dall’Isis, i suoi sforzi per il dialogo interreligioso, l’attenzione per la cura della “casa comune”, e ha concluso ricordando come «Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”. Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza».
Il conto alla rovescia verso il Conclave
Al termine della cerimonia solenne, tutta in latino e seguita con commossa ma gioiosa partecipazione dalle migliaia di persone presenti, il feretro ha attraversato la Capitale verso la basilica di Santa Maria Maggiore, dove è stato sepolto, tra due ali di folla che hanno voluto dare l’ultimo saluto al vescovo di Roma «venuto dalla fine del mondo», come disse di sé Francesco appena eletto.
Adesso comincia il conto alla rovescia verso il Conclave che dovrà eleggere il nuovo successore di Pietro. Già da giorni sono iniziati i confronti e le discussioni tra i cardinali nelle congregazioni con lo scopo di individuare quello che serve alla Chiesa in questo particolare momento storico e a individuare un profilo adatto per il nuovo Pontefice. Sono già stati numerosissimi gli interventi (non pubblici) di porporati “sulla Chiesa e sul mondo”. Adesso si intensificheranno, in attesa del Conclave e del Habemus Papam.
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