
Frutto della rimozione di tutte le ideologie, il Partito democratico nasce senza immagine di sé
Comprendiamo bene perché Silvio Berlusconi sia stato accolto così bene al congresso dei Ds, ancor più che a quello della Margherita. I Ds hanno fatto un gesto, quello della fondazione del Partito democratico, che tende a riprodurre quello che Berlusconi ha fatto del centrodestra, cioè una forza politica che si fonda sui problemi del presente, non sulle memorie storiche, e dove il rapporto con gli elettori non è funzione della cultura propria dei partiti, della loro ideologia. Inoltre hanno accettato di avere nemici a sinistra, perché la loro scelta di privilegiare come alleata la sinistra democristiana non solo determina la scissione del partito a sinistra, ma anche il formarsi di altre sinistre: una anticlericale di socialisti e radicali, l’altra antagonista attorno a Bertinotti. Due sinistre che possono benissimo intendersi, forse persino fondersi.
Avendo rifiutato a suo tempo l’offerta di Bettino Craxi, che lo voleva socialista, il partito che fu il Pci è giunto oggi a una prospettiva incredibile: sciogliersi e farsi legittimare da quei democristiani di sinistra che il Pci stesso salvò dalla giustizia sommaria di Mani Pulite. E questo proprio quando la coalizione ha bisogno di tutte le sue componenti, anche di quelle radicali, e mentre i Ds e l’Ulivo hanno già imboccato la strada dei Dico, mettendosi contro la gerarchia ecclesiastica. Un terreno ricco di ideologie come quello dell’Unione dà alla sinistra il vantaggio delle memorie e delle organizzazioni di partito, caratteristiche che la destra ha perduto inventando con Berlusconi la politica pragmatica, pensata sui temi reali della vita sociale. Ma le memorie sono proprio quello che a sinistra si intende superare con il partito delle primarie. La crisi della Prima Repubblica ha prodotto il vuoto a destra e il troppo pieno a sinistra. Pensare di fare con le primarie quello scioglimento del partito nel corpo elettorale che Berlusconi ha potuto fare a destra proprio grazie alla fine dei partiti della memoria, Dc e Psi, è un gesto che sfida la realtà. Il Pd perciò è un’utopia, un’utopia in tempi brevi, un’utopia del presente.
Il fatto che Prodi sia a un tempo premier di un governo che comprende le sinistre laiciste e radicali e leader del Partito democratico crea una contraddizione obiettiva, perché il Pd non può distinguersi dalle sinistre radicali che sono ora parte del governo. Resta l’impressione che si siano volute bruciare le caravelle per impedirsi di tornare indietro e obbligarsi a procedere sulla via della fusione. Frutto della rimozione di tutte le ideologie, il Pd nasce senza produrre una qualche immagine di sé. E produce tensione politica tra le due sinistre radicali e la sinistra diessina. [email protected]
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