Franzen sull’amico Wallace: “Prigioniero, per tutta la vita, sull’isola di se stesso”

Di Chiara Sirianni
14 Aprile 2011
In attesa di leggere il libro postumo The Pale King (Il Re pallido) del romanziere americano David Foster Wallace, è possibile gustarsi sulla pagina fan di Facebook del New Yorker uno scritto di Jonathan Franzer sull'amico Wallace, morto suicida nel 2008

C’è grande attesa per l’uscita di The Pale King (Il Re pallido), romanzo postumo di David Foster Wallace, romanziere americano scomparso due anni e mezzo fa. Definito dal New York Times un “Émile Zola post-millennio” e “la mente migliore della sua generazione”, la critica ha spesso paragonato David Foster Wallace ad autori come Thomas Pynchon, Don DeLillo, Vladimir Nabokov, Jorge Luis Borges.

Considerato uno dei rappresentati della corrente letteraria Avantpop, ha ricevuto diversi premi, tra cui il MacArthur Fellowship. Wallace è stato trovato dalla moglie, Karen Green, impiccato nel patio di casa sua a Claremont, in California, la sera del 12 settembre 2008. A ridosso di quello che probabilmente sarà il libro dell’anno (in Italia lo pubblica Einaudi Stile Libero a settembre), la rivista New Yorker ha messo on-line uno scritto di Jonathan Franzen sull’amico. La notizia è interessante per due ragioni.

In primis, per il rapporto complesso tra i due romanzieri. Come sintetizzava Antonio Monda la settimana scorsa, i due erano così legati che nel 2007 Franzen aveva cambiato i piani delle vacanze, decidendo di passare tutta l’ estate in California con l’amico, quando aveva saputo di un suo primo tentativo di suicidio. Si deve all’affetto di Franzen se Foster Wallace ha resistito fino allo stremo alla sua depressione, e per qualche mese ha anche avuto l’illusione di sconfiggere il proprio male oscuro, tuttavia tra i due esisteva un’autentica rivalità su chi potesse essere lo scrittore che meglio interpretasse le angosce ed i sogni della propria generazione.

Secondariamente, è curiosa la scelta editoriale adottata dal periodico liberal: Il racconto di Jonathan Franzen (intitolato Farther Away) che fa perno su un’esperienza estrema vissuta su un’isola, nel più completo isolamento, è disponibile soltanto sulla pagina Facebook del New Yorker, accessibile solo ai “fan”. Non è esattamente la sorte che spetterebbe a un pezzo di storia della letteratura americana.

Chi vuole godersi la lettura, può iscriversi qui. Riportiamo uno stralcio dello scritto di Franzen sull’amico Wallace: “Era amabile nel modo in cui è amabile un bambino, capace di restituire l’amore con una purezza infantile. Se l’amore era il grande assente della sua narrativa, è perché fondamentalmente sentiva di non meritarselo. E’ stato un prigioniero, per tutta la vita, sull’isola di se stesso».

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