
Francia, rapporto sulla formazione repubblicana degli imam: «È impossibile»

Il governo socialista di François Hollande continua a inseguire il sogno di un islam repubblicano ma per realizzarlo ha necessariamente bisogno di passare dalla formazione degli imam. Peccato che l’ultimo rapporto sul tema, il settimo in 30 anni, abbia stabilito l’impossibilità per la Francia di formare gli imam.
NESSUN CONTROLLO. Giovedì l’islamologo Rachid Benzine e i professori universitari Catherine Mayeur-Jaouen e Mathilde Philip-Gay, gli autori del rapporto, hanno consegnato la loro analisi ai ministri dell’Interno e dell’Educazione nazionale francesi, Bruno Le Roux e Najat Vallaud-Belkacem. Il risultato, però, non è dei più incoraggianti. Innanzitutto si constata che i circa 1800 imam presenti sul suolo francese sfuggono a qualsiasi controllo. Inoltre si nota che la formazione universitaria in islamologia, che ha lo scopo di deradicalizzare i religiosi più estremi, viene apertamente criticata dagli imam che partecipano ai corsi e che «contestano la lettura universitaria del Corano», scrive il Figaro.
LO STATO È LAICO. Il rapporto di 72 pagine sconsiglia alla Francia di formare direttamente gli imam con l’apertura di «una facoltà di teologia islamica pubblica» o la consegna di «diplomi nazionali» perché, nel nome della laicità, non spetta allo Stato dire agli imam che cosa insegnare ai fedeli. «Non fa parte della vocazione dello Stato controllare gli istituti di formazione teologica».
Cosa si può fare dunque? Gli autori giudicano positiva l’iniziativa che ha visto la creazione di diplomi universitari su «fatto religioso e laicità». Peccato che questi siano poco frequentati dagli imam, perché questi spesso comprendono poco o male il francese. Ecco perché bisognerebbe prima «insegnare il francese» ai religiosi islamici.
INSEGNARE L’ARABO AI FRANCESI. Davanti a tali e tante difficoltà, il rapporto finisce per consigliare allo Stato di chiedere ai «responsabili del culto musulmano di determinare un contenuto comune degli insegnamenti religiosi per creare una certificazione interna al mondo musulmano». Ma si sa che le diverse correnti e scuole coraniche musulmane non potranno mai fare niente del genere. Infine, ultima indicazione, per favorire l’integrazione si suggerisce di diffondere l’insegnamento della lingua araba. Come a dire: se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna.
Foto Ansa
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