
Francia. Hollande rilancia la supertassa al 75%, colpirà le imprese: «Non è una misura punitiva»
Il consenso di Francois Hollande è ai minimi storici, tanto da essere considerato il «presidente più impopolare» della storia francese. Per recuperare terreno il socialista ieri ha parlato alla tv France-2 per rassicurare i francesi sulla crisi e per discutere le nuove mosse del suo governo. L’inquilino dell’Eliseo ha lanciato un messaggio all’Europa: l’austerity apre alla «possibilità di governi populisti, come sta succedendo in Italia». Non è la prima volta che Hollande prende l’Italia come esempio negativo per l’Europa ma l’intervista di ieri sera ha fatto ben capire che anche la Francia non sta molto meglio.
STATO DELLA CRISI. Al di là della disoccupazione ai massimi storici (oltre il 10% della popolazione attiva, il 25,7% di quella giovanile) e il debito pubblico che ha fatto registrare un nuovo record nel 2012, raggiungendo il 90,2 per cento del Pil, la Francia per mantenere gli impegni presi con l’Europa dovrà approvare una nuova finanziaria da ben quattro miliardi di euro nel 2014 (come minimo). Il governo francese non ha ancora deciso come alzare le tasse per raggiungere questo obiettivo ma ieri Hollande ha dato un primo indizio.
NUOVA SUPERTASSA. Il 29 dicembre scorso la Corte costituzionale francese aveva bocciato l’imposta al 75% sulla parte dei redditi superiore al milione di euro. La supertassa inserita in finanziaria dal presidente francese Francois Hollande, che ha fatto fuggire dalla Francia milionari come Gerard Depardieu, è stata dichiarata «illegale» dalla Corte. Hollande ha annunciato che la riproporrà in questo modo: le aziende dovranno pagare un imposta pari al 75% solo sugli stipendi superiori al milione di euro. La tassa dunque passa dagli individui alle imprese. Il governo ha parlato, ora la palla passa al Parlamento.
«NON È UNA TASSA PUNITIVA». Hollande ha spiegato così la misura, che durerà solo due anni: «Non è una tassa punitiva. In un momento in cui a tutti i dipendenti è chiesto tanto, chi ha una paga così alta non può fare uno sforzo per due anni?». Forse sì ma già si teme una fuga delle aziende più ricche del paese dalla Francia verso lidi più economici come il Belgio.
Articoli correlati
2 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
La situazione francese è forse l’esempio più tangibile, che la propaganda sui costi della politica, intesa solo come auto blu e stipendi dei politici, è uno specchietto per le allodole. Pur essendo giusto un nuovo modello di fare politica, più morale ed etico, è pur vero che questo non è sufficiente e non è la sola causa della crisi attuale. In Francia si sono tagliate subito le auto blu e sono stati adottati altri provvedimenti di moralizzazione, ma il debito pubblico aumenta e servono nuove tasse. Tutto questo avviene perché ancora ci si ostina a non guardare alle vere cause del problema, e cioè a un sistema economico europeo concepito a uso e consumo delle banche e degli speculatori a danno dell’economia reale, quella fatta dalle persone e dal loro lavoro (operai e imprese).