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Fotografia – Quell’entità unica di uomini e macchine verso il progresso
Se oggi le “macchine” ci sembrano un naturale accessorio della nostra vita, quasi una prosecuzione mobile ed esterna del nostro corpo, facciamo fatica ad immagine come, fino a poco più di un secolo fa, si facesse a meno di tutto quello a cui siamo abituati, dai telefoni e computer da cui non ci distacchiamo mai, ai grandi mezzi di trasporto che ci consentono di spostarci e conoscere tutto quello che prima era lontano e misterioso. Ma guai a dimenticarsi che il grazie non va detto all’asettica industria: dietro la rivoluzione industriale c’è il talento e l’impegno di tutte quelle persone che insieme, volutamente o inconsciamente, hanno lavorato alla creazione di un sistema moderno che mette gli strumenti meccanici al sevizio dell’uomo, e non viceversa.
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La retrospettiva Il capitale umano nell’industria, aperta fino al prossimo 30 agosto al Mast di Bologna, ci fa riflettere proprio sul tema dell’indispensabilità della presenza umana all’interno del mondo industriale. Attraverso una serie di scatti d’artista e fotografie documentarie, realizzate da 41 protagonisti della fotografia moderna, tra cui Robert Doisneau e Anselm Adams, la mostra è un viaggio attraverso i volti e i luoghi di quegli uomini che hanno vissuto in prima persona il rapporto con le nuove macchine, con le grandi fabbriche, col costante pericolo di venire schiacciati dai pesanti oggetti che loro stessi hanno dato alla luce. Ma pare che oggi anche questa grande entità formata da uomini e industrie stia quasi per svanire, a causa di quell’ondata di “automazione” che sta trasformando la produzione in un processo affidato quasi interamente alla tecnologia. Nessun pericolo fino a quando saremo sempre noi umani a premere il tasto di accensione.
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