
Fotografia di un fallimento. Il digitale affossa la Kodak
Ieri la Eastman Kodak Company, da 131 anni marchio di punta nella produzione di macchine fotografiche analogiche, ha dichiarato la bancarotta assistita al tribunale di Manhattan. Secondo le norme economiche degli Stati Uniti, il Chapter 11 – amministrazione controllata della società in crisi – permetterà alla società di Antonio Perez un rifinanziamento di 950 milioni di dollari ad opera di Citigroup per arginare la mancanza di liquidità. L’avvento delle tecnologie digitali e la poca spendibilità dei propri brevetti ha trascinato la compagnia in un debito di 6,75 miliardi di dollari – a fronte di un asset di 5,1 miliardi.
Neppure il cambio della guardia avvenuto nel 2005, quando Antonio Perez è diventato Ceo della compagnia, è servito a salvare la compagnia dal fallimento. Anzi, l’organico ha subito una riduzione di 47 mila persone e sono stati chiusi ben 13 stabilimenti. Ad oggi, la gestione Perez ha bruciato 7 miliardi di dollari di valore di mercato, con un crollo delle azioni da 80 dollari a 1 nel terzo trimestre del 2011. Nell’autunno dell’anno scorso, Perez ha richiesto aiuti a consulenti finanziari per restituire credito e stabilità ai beni della società fondata da George Eastman nel 1881.
Intanto, l’azienda è stata affidata alla cura di Dominic Di Napoli. Antonio Perez ha fatto un passo indietro, dichiarando che «per uscire dalla bancarotta entro il 2013» è necessario un cambio di gestione più capace di monetizzare la proprietà intellettuale dell’azienda. L’ultima azione della Kodak – prima di dichiarare il fallimento – è stata l’apertura di una causa di plagio contro la Samsung. Quest’ultima avrebbe utilizzato, senza concessione, una tecnologia Kodak per il trattamento delle immagini e per il sistema operativo di Android della gamma Galaxy Tab. La Kodak vanta altre due cause, tutt’ora aperte, contro Htc ed Apple sempre per la presunta violazione di alcuni brevetti.
La vecchia fotografia analogica sta velocemente lasciando il passo alla nuova tecnologia digitale. Chissà cosa penserebbe il fondatore George Eastman, che come slogan aveva: «Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto». L’ampliamento dell’uso delle macchine fotografiche anche ai non professionisti, da sempre obiettivo della compagnia, è stato causa della sua fine. Un peccato per la società che, per prima, valutò l’impiego di tecniche digitali in campo fotografico negli anni Settanta. Poca lungimiranza. Altrimenti, la Kodak adesso navigherebbe in ben altre acque.
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