
Il Fmi ammette: «Alla Grecia imposte condizioni distruttive, abbiamo sottovalutato i danni dell’austerità»
Il Fondo monetario internazionale ha «gravemente sottovalutato i danni delle misure di austerità prescritte nel piano di salvataggio concesso alla Grecia». È l’ammissione contenuta in un documento strettamente confidenziale anticipato dal Wall Street Journal e ripreso oggi dal Corriere della Sera. Nel documento il Fmi si ripropone anche di vigilare affinché future operazioni di salvataggio non siano effettuate «a condizioni tanto distruttive quanto quelle che Atene ha dovuto affrontare».
INTERVENTO IN RITARDO. Pur specificando che «il salvagente lanciato ad Atene nel 2010 ha dato più tempo all’area euro per costruire una protezione a beneficio di altri paesi vulnerabili evitando effetti potenziali gravi per l’economia globale», il Fondo guidato da Christine Lagarde, scrive il Corriere, «riconosce i ritardi della ristrutturazione del debito nel maggio del 2012, due anni dopo il via libera al primo intervento: una ristrutturazione immediata sarebbe costata meno ai contribuenti europei».
CRITICHE ALL’EUROPA. Il documento non risparmia la Commissione europea, che secondo il Fmi si è concentrata «più sul rispetto delle norme Ue piuttosto che sulla crescita» e «non era in grado di contribuire nell’identificazione di riforme strutturali volte a sostenere l’espansione». Critiche anche alla Troika che ha “commissariato” la Grecia (Ue, Bce e lo stesso Fondo monetario): nel terzetto ci sarebbero state «differenze sostanziali di punti di vista soprattutto sulle stime di crescita». Non è il primo mea culpa del Fmi sull’eccesso di austerità che sta soffocando diversi paesi europei. Ma è un nuovo, clamoroso, segnale alla comunità internazionale a favore di una inversione di tendenza nell’approccio alla crisi dei debiti pubblici.
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13 commenti
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Giovanna il problema e’ un’altro.Tagliare la spesa pubblica senza fare riforme per aumentare la competitivita’ e trasparenza del paese equivale solo a ridurre lo stato sociale…ossia tagli a scuola, tagli a sanita’ etc etc.
L’esempio che porti dell’Estonia beh secondo me non e’ un gran bell’esempio. Infatti l’Estonia ha adottato l’Euro solo nel 2011 ora siamo nel 2013. Come stavamo noi nel periodo immediatamente successivo all’Euro?…anni 2002 2003…direi ancora baldoria. In piu’ c’e’ una differenza…loro hanno fatto le riforme per rendersi competitivi prima di entrare nell’Euro (come la Germania). Queste sono le cose ci cui parlare.Per fare le riforme c’e’ bisogna di flessibilita’ monetaria e fiscale…almeno nel transitorio…cosa che manca alla gabbia dell’ Euro. Fare le riforme e’ l’unica soluzione…il problema e’ che dentro all’Euro ora come ora e’ molto costoso fare le riforme.
Ma per favore!! Equiparare il santo Aquinate a criminali come Friedman et similia! Vergogna!
Vergogna te: leggi prima di parlare. Oltre a quell’articolo del liberale Rothbard, ti posso indicare due testi in difesa della Chiesa che hanno fatto molto scalpore:
Thomas Woods Come la Chiesa cattolica edificò la civiltà occidentale
Rodney Stark. La vittoria della ragione. Come il cristianesimo portò libertà, capitalismo e successo all’Occidente.
Poi ci sono tanti altri studi, tutti concordi sul fatto che il pensiero liberal-capitalista anti-statalista affonda le sue radici nel pensiero cattolico medievale.
Anticristiana e’ Giovanna Jacob e la sua idolatria ideologica del liberismo selvaggio!
Purtroppo per te anche SAN TOMMASO D’AQUINO, Dottore della Chiesa, era quello che tu definisci con disprezzo un “liberista selvaggio”:
http://vonmises.it/2013/05/17/il-filosofo-teologo-san-tommaso-daquino/
L’aumento delle tasse in Grecia – un paese dove nessuno le ha mai pagate – ha avuto effetti ridicoli, quindi i problemi sono derivati dalla combinazione di tagli draconiani e recessione. I tagli draconiani erano sacrosanti, soprattutto a livello di spesa pensionistica, ma non si può agire ideologicamente, occorre sempre un principio di realtà: non sempre è opportuno fare quello che sarebbe giusto fare in un ottica di lungo periodo, se le persone rischiano di morire di fame. Quindi è giusto considerare illusorie le politiche keynesiane (ma in questo contesto, perché in altri hanno funzionato), ma è altrettanto illusorio ritenere che basti tagliare la spesa pubblica per far ripartire l’economia. Le variabili in gioco sono troppe per essere ridotte alla dicotomia liberisti-keynesiani. Anticristiano e’ pretendere di adeguare la realtà a una teoria, qualunque essa sia.
Bravo, lo hai detto: anti-cristiano è adeguare la realtà ad una teoria. che esattamente quello che fai tu. Se vuoi dare ascolto alla bistrattata realtà, ebbene la REALTA’ ci dice che i paesi che hanno tagliato all’osso spesa pubblica e tagliato anche le tasse adesso hanno ripreso a crescere. Tu mi chiederai: ma questo chi lo dice, tu? No!!! Lo dice un documento molto dettagliato del FMI che è stato pubblicato lo scorso autunno in tutto il mondo tranne che in Italia. In Italia è stato come nascosto, occultato, perché rivelava verità scomode per i fautori keynesiani dello spendi-spandi, dello stampa-denaro-dal-nulla e del dai-addosso-ai-crucchi che sono al governo. Se vuoi saperne di più, ascolta attentamente l’intervento vibrato di Luttwak a Ballarò e quello di Giacomo Zucco nei due filmati da You-tube che ho inglobato in questo post:
http://reginadigiove.wordpress.com/2013/02/06/satana-in-politica-le-menzogne-di-mario-monti/
Comunque i due interventi li ho trascritti accuratamente nello stesso post.
P. S. le plitiche keynesiane non funzionano MAI Infatti, hanno tarsformato la crisi del 1929 in una GRANDE DEPRESSIONE di 15 anni. Comunque, ho spiegato bene la cosa nel commento su Facebook che trovi qui sopra,
. Purtroppo a tempi stanno premendo l’acceleratore sulla china che porta sul baratro della menzogna keynesiana, che è sostanzialmente una menzogna anticristiana.
Tanto per chiarirci, la parola “austerità” è stata usata in maniera impropria per indicare due cose opposte: 1) l’aumento delle tasse per coprire (illusoriamente) il debito, 2) il taglio della spesa pubblica.
La numero uno è una cosa di sinistra ossia è una cosa sbagliata, la numero due è di destra ossia è una cosa giusta. Ebbene, effettivamente in Grecia sono state fatte entrambe queste cose incompatibili: aumento delle tasse e taglio di migliaia di posti di lavoro pubblico. La Grecia è franata nella miseria. Domanda: quale fra il fattore numero uno (aumento tasse) e il fattore numero due (taglio spesa pubblica) è stato la causa efficiente del disastro?
I furboni keynesiani rispondono: il taglio della spesa pubblica ha indebolito la domanda aggregata e bla bla. Scemenze. L’unica vera causa efficiente del baratro è stato l’aumento del carico fiscale (stessa cura usata dal satanico Monti in Italia). Se la Grecia si fosse illimitata a tagliare alla radice la spesa pubblica improduttiva (cosa che ha fatto solo in parte) avrebbe potuto coprire il debito senza alzare le tasse e senza indebitarsi ulteriormente con i bond (coprire il debito con i titoli sovrani = gigantesco schema Ponzi). Tutti i paesi che hanno tagliato la spesa senza alzare le tasse sono rifioriti
E per chi ancora si ostina a dire che “austerità” significa tagliare la spesa pubblica – mentre in realtà nei paesi della “austerità” non è stato tagliato praticamente un corno – è pregato di leggersi questi due articoli:
http://vonmises.it/2012/05/09/lausterita-fiscale-europea-non-comporta-tagli-di-spesa-consistenti/
http://thefielder.net/06/05/2013/austerita-e-vecchi-alibi/2/#.UYe0BLUtydA
E per chi si ostina a citare quel fallito bancarottiero di Krugman come un profeta anti-austerità, ecco un articolo del Foglio:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/15805