
Flippaut: quello che sarebbe dovuto essere il concerto degli Strokes
A certi gruppi piace far soffrire i propri fan. Ad esempio gli Strokes, secondi solo ai Guns n’Roses per l’attesa di un album promesso e rimandato per mesi, Angles, poi uscito a febbraio. Quindi il fan, dopo aver ascoltato a dovere il cd, non deve far altro che consultare con assiduità quotidiana i siti dei cartelloni dei concerti. Quando poi viene annunciato che gli Strokes suoneranno in Italia a luglio, si compra il biglietto senza pensare a dove e come si svolgerà l’evento.
Al gruppo di Julian Casablancas, capellone e nuovo idolo femminile, vengono affiancati altri gruppi, come i Glasvegas, o i Chromeo – talmente nuovi che non li conosce nessuno – e gli italiani Verdena, per dare vita al Flippaut Festival, un nome di belle speranze insomma per un evento che si svolge all’Arena di Rho, sempre più spesso usata per concerti di grossa affluenza. Un paio di settimane fa però il cambio di location, che mette di malumore il fan che per fede al gruppo cerca di non lamentarsi troppo e sfruttare canali alternativi di trasporto per arrivare a Vigevano, al Castello, dove ogni anno vengono organizzati festival.
L’organizzatore del concerto, la Barley Arts, promette navette di ritorno a Milano.
Ieri 12 luglio, erano tantissimi sul prato a sentire i gruppi, tutti armati di antizanzare e tanta pazienza nel fare le file agli stand delle birre e dei panini, che – nota positiva – essendo presidio SlowFood, erano di ottima qualità e rincuoravano l’attesa. I gruppi si sono succeduti bene uno all’altro, peccato per i Verdena che suonavano di giorno – al loro disagio rock si addice di più l’atmosfera da club. Alle 22,45 sono tutti scalpitanti per gli Strokes. Luci coloratissime, bombardanti, bassi che arrivano nella cassa toracica senza scampo, elettricità nell’aria, tantissima. Non sufficiente, non abbastanza, invece, quella che scorre tra gli amplificatori e la strumentazione, visto che, dopo pochi pezzi, crolla tutto. Julian si ritrova con il microfono spento in mano e così tutti gli altri. Fischi, imprecazioni nel pubblico perché la voglia di cantare i loro pezzi è troppa. Seguono quattro tentativi di riprendere la scaletta, che ormai, massacrata e saltata, è quel che è. Strokes in gran forma però, e questo in un certo senso conforta e fa sperare che vogliano tornare presto.
Come al solito non si sa di chi sia la colpa di un simile disastro elettrovoltaico. C’è chi dice della Barley Arts, che avrebbe dovuto controllare l’impianto, c’è chi dice della band, che era arrivata con una strumentazione già saltellante. Di sicuro del Flippaut, anzi Floppaut, come lo chiamano oggi in rete, rimarrà per un po’ un ricordo amaro. Speriamo solo che gli Strokes non impieghino altri 6 anni per decidere se tornare in Italia a suonare.
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