
Finalmente qualche risultato umanitario in Siria
Come previsto da molti, i colloqui di Ginevra per la pace in Siria non stanno facendo il benché minimo progresso dal punto di vista politico, ma qualche risultato sotto l’aspetto umanitario comincia fortunatamente ad arrivare. Domenica è stato raggiunto un accordo per consentire alle donne e ai bambini di lasciare la città vecchia di Homs, dove i ribelli hanno le loro basi, sottoposta ad un assedio governativo da un anno e mezzo. Alcune questioni non certo di secondo piano devono ancora essere definite. I ribelli sul posto hanno detto di esigere “garanzie” in merito. Il governo offre una sorta di lasciapassare anche agli uomini dei quartieri dove si combatte, dunque in pratica anche ai militanti, ma richiede la lista dei loro nomi.
«Spero che una soluzione per tutti i civili a Homs sia imminente», ha dichiarato il negoziatore dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi. «Le donne e i bambini sono liberi di partire immediatamente. Anche gli uomini lo potranno fare, ma prima il governo richiede una lista dei nomi. I colloqui dovevano affrontare anche la questione dei prigionieri e delle persone rapite. Ma abbiamo dedicato la maggior parte del nostro tempo alla questione di Homs». Cioè sia all’evacuazione dei civili intrappolati dai combattimenti sia ad un primo convoglio umanitario che l’Onu ha chiesto alle autorità di poter fare entrare nella parte assediata della città. Lunedì mattina l’autorizzazione era ancora in discussione.
Indipendentemente dai negoziati di Ginevra, i problemi umanitari della città di Homs e del suo governatorato sono stati al centro di colloqui e attività operative che nelle ultime settimane hanno coinvolto il governatore locale, il rappresentante delle Nazioni Unite in Siria e altri organismi del sistema Onu. Al vertice di venerdì scorso fra il governatore di Homs Talal al-Barazi e il rappresentante Onu in Siria coordinatore per gli affari umanitari Yaqoub al-Hilo si sono discusse le modalità per fare arrivare gli aiuti umanitari a tutte le persone in situazione di bisogno nella provincia, una delle più colpite dal fenomeno degli sfollati a causa della guerra. Secondo Al-Barazi il governo locale ha implementato l’85 per cento del piano di intervento del programma di aiuti, mentre è necessario aumentare il volume degli interventi per coprire tutte le aree di Homs e attivare forme di cooperazione per ricostruire le scuole danneggiate e riabilitare le strutture sanitarie e le loro dotazioni.
In una serie di dichiarazioni alla stampa locale il governatore di Homs si è diffuso sulle politiche nazionali di aiuto umanitario attualmente condotte. «Il dossier dell’aiuto umanitario a Homs è parte delle azioni concordate nell’ambito dello sforzo umanitario in tutti i territori siriani. Mentre attendiamo risultati dai negoziati di Ginevra II, le azioni concordate per gli aiuti umanitari nella città vecchia di Homs sono già in atto e sono parte dello sforzo umanitario che riguarda altre aree del paese: Nobul, Azzahraa, la zona industriale di Adra e altre località. Con la delegazione dell’Onu abbiamo messo a punto idee e accordi per gli sforzi di aiuti umanitari che poi sono state discusse anche a Ginevra e che devono riguardare l’intero territorio nazionale. Per quanto riguarda le zone calde del governatorato di Homs, posti come Talbeiseh, Al-Rastan, Zafaraneh e Al-Houla, ci tengo a fare sapere che le forniture di acqua, elettricità, cibo medicinali sono garantite attraverso le strutture governative».
A sua volta il direttore del Programma alimentare mondiale in Siria Matthew Hollingworth ha dichiarato che obiettivo dell’organizzazione è portare il numero di persone che beneficeranno di aiuti umanitari a quattro milioni. Il responsabile delle operazioni della sezione siriana della Mezzaluna Rossa a Homs, Baher Kayyal, ha lanciato un appello perché la sua unità possa disporre di maggiori mezzi, per poter essere in grado di accedere a tutte le aree del governatorato. Attualmente la Mezzaluna Rossa provvede cibo, medicinali e sostegno psicologico a 60 mila persone nel governatorato di Homs.
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1 commento
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Difficilmente i contras lasceranno andare donne e bambini di sui stanno facendosi scudo.
Sarebbe un imperdonabile errore se il Governo consentisse ai combattentidi andarsene indisturbati. Tornerebbero, riarmati, da qualche altra parte. I combattenti che non si consegnano prigionieri alle autorità devonono morire.