Finalmente l’abbiamo capita anche noi: Tempi è nostro, ma non è nostro

Di Emanuele Boffi
05 Dicembre 2022
Anche se tutto intorno a noi vorrebbe ridurci a consumatori indifferenti, noi vorremmo continuare a raccontare l’inaspettato che accade ogni mattina che Dio manda in Terra
Copertine del mensile Tempi, anno 2022

Capita spesso che qualcuno ci chieda: “Allora, come va Tempi?”. Qualche mese fa, io e Pietro Piccinini ci siamo sentiti rivolgere la domanda da un amico imprenditore che voleva sapere se la “cosa” stava procedendo economicamente senza scossoni. Così ho iniziato a raccontare in quale situazione eravamo partiti cinque anni fa, con quali pochi mezzi, i rischi che ci eravamo presi, i sacrifici che avevamo dovuto sopportare e la fatica e le ore sottratte al sonno. Al tempo stesso, dicevo, rimanevamo ogni volta impressionati dalla generosità di molti amici, che ci aiutano senza chiedere nulla in cambio, e dalla passione di tanti abbonati, che ci sostengono molto al di là dei nostri meriti.

Anche io, in fondo, stavo raccontando la solita storia che raccontano tutti gli imprenditori, piccoli o grandi che siano. “Non avevo niente, e guarda che cosa ho fatto”. È il mito della nostra epoca, la favola di Bill Gates che, partito da un garage, è diventato multi miliardario. A tutti piace riproporre questa solfa perché a tutti piace fare la ruota del pavone. Persino Donald Trump una volta raccontò di “essersi fatto da solo” perché il padre, per aiutarlo a iniziare, gli aveva prestato «solo un milione di dollari». Ah, la vanità! Non v’è nulla di più diffuso della vanità dei finti umili.

Tuttavia, quella volta, Pietro disse una frase che mi è rimasta impressa: «Sì, insomma, in sintesi, potremmo dire che Tempi è nostro, ma non è nostro». Ecco la definizione perfetta e corretta, anti retorica, anti mitologica, non “vanitosa”, di quel che è questa piccola grande impresa giornalistica. Tempi è nostro, ma non è nostro.

È nostro perché è senz’altro vero che per editarlo ogni giorno ci mettiamo dentro soldi, tempo e fatica. Ed è nostro perché sappiamo benissimo che se ci comportassimo da meri impiegati o dipendenti fantozziani, non durerebbe a lungo. È nato come foglio corsaro, piccola barca in mezzo ai transatlantici dell’informazione, ed è probabile che una certa caratteristica di vascello leggero dovrà mantenerla sempre, se vuole preservare una certa autonomia e indipendenza di giudizio. Volete che non lo sappiamo anche noi come si fa ad accordarsi col Potere per avere qualche fetta più o meno grande di consenso, fama, quattrini? Ma Tempi è così “nostro”, e tale è la sua natura amiconiana, che non siamo anime candide (questo no), ma nemmeno pronti a qualsiasi compromesso. Il motto dantesco «nomina sunt consequentia rerum» resta il nostro modo di intendere la professione giornalistica, il rispetto del «dato» di realtà (Hannah Arendt) la nostra stella polare, il «parlare seriamente» (Shakespeare) il nostro modo di raccontare cosa accade ogni giorno sul palcoscenico del mondo.

Tuttavia, come diceva Pietro, «Tempi non è nostro» per almeno due ragioni. La prima è che è, effettivamente, così. Se non fossimo stati aiutati cinque anni fa e non fossimo aiutati oggi da tanti amici e abbonati che ci sostengono, ora non saremmo qui a scrivere queste quattro righe. Ed è vero per una seconda ragione di ordine generale, perché non solo Tempi, ma anche la moglie, gli amici, i figli… tutto “è nostro, ma non è nostro”. Questo è il solo sentimento della vita che ci fa sentire appassionati a tutto, ma schiavi di niente, nemmeno della nostra presunzione di essere in grado di rinchiudere il mondo su un foglio di carta. C’è di più, ogni volta.

E anche se tutto intorno a noi vorrebbe ridurci a consumatori indifferenti di ciò che scorre sul nastro trasportatore degli acquisti (che sia una serie tv, una bibita gassata, la cancel culture o il gender fluid, poco cambia), noi vorremmo continuare a raccontare l’inaspettato (il “non nostro”) che accade ogni mattina che Dio manda in Terra. Lo facciamo come possiamo e come ne siamo capaci. Con una rivista mensile e un sito internet sempre più ricco, oggi. Con newsletter tematiche e chissà cosa d’altro domani, vedremo. Sempre nella consapevolezza che Tempi è nostro, ma non è nostro. Per fortuna.

Una versione di questo articolo è pubblicata nel numero di dicembre 2022 di Tempi. Abbonati per sfogliarlo in versione digitale. E se non sei mai stato abbonato a Tempi o vuoi regalare un abbonamento a un nuovo sottoscrittore, approfitta dell’offerta Natale 2022: fino al 31 gennaio 2023 il prezzo è speciale!

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1 commento

  1. GIACOMO E IRENE TASCA

    Siete stupendi. Avanti tutta!!

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