Figuraccia Biden. Spie danesi al servizio degli Usa

Di Rodolfo Casadei
08 Giugno 2021
L'imbarazzo del presidente per le rivelazioni sull'attività dell'intelligence danese che, per conto degli americani, ha intercettato alcuni leader europei
Il presidente americano Joe Biden con il cancelliere tedesco Angela Merkel
Il presidente americano Joe Biden con il cancelliere tedesco Angela Merkel

Tempistica più imbarazzante per le rivelazioni della tivù di Stato danese (DR) sulle complicità dei servizi segreti della Danimarca nelle azioni di spionaggio informatico degli Usa ai danni di paesi alleati come Germania, Svezia, Norvegia e Francia non poteva esserci: fra l’11 e il 13 giugno a Carbis Bay in Cornovaglia si riunisce il G7, e i capi di governo tedesco e francese si troveranno davanti un presidente americano, Joe Biden, che al tempo delle intercettazioni delle comunicazioni di esponenti politici e di governo dei loro paesi (2012-2014) era vice presidente nell’amministrazione di Barack Obama e membro di diritto del Consiglio per la sicurezza nazionale (Nsc), dunque sicuramente al corrente di  quello che l’Nsa (l’Agenzia per la sicurezza nazionale gemella della Cia) faceva nella lontana Europa.

Presidente che, non appena eletto, ha nominato ai più alti livelli della Cybersecurity nazionale tre veterani dei servizi di sicurezza al tempo dell’amministrazione Obama.

Merkel e Macron

In più, l’ironia della sorte vuole che uno degli argomenti all’ordine del giorno del G7 saranno i negoziati per un nuovo accordo transatlantico sul trasferimento dei dati informatici, dopo che quasi un anno fa una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea ha invalidato l’accordo del 2016 (detto Privacy Shield) che conferiva alle aziende americane un accesso privilegiato ai dati personali degli europei.

Quell’accordo la Corte non tutelerebbe la riservatezza degli utenti, a causa delle scarse garanzie offerte dalle leggi degli Usa che regolano le attività di sorveglianza dello Stato sulle comunicazioni dei privati.

Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno già chiesto di avere spiegazioni dalle autorità degli Usa. Nel caso di quest’ultima gli americani sono recidivi: già nel 2013 era emerso che il cellulare del capo del governo tedesco era intercettato sin dal 2002, e il presidente Obama si era scusato con l’incredibile pretesto che non ne era stato informato.  

Nsa e Fe

Perché proprio la Danimarca è diventata la piattaforma delle intercettazioni europee dei servizi segreti americani? È una storia che risale ai primi anni Novanta, quando Copenaghen si rende conto di essere seduta su una miniera d’oro spionistica: i cavi sottomarini attraverso i quali transitano le comunicazioni elettroniche fra gli Stati Uniti e l’Europa passano attraverso le sue acque territoriali.

Il Forsvarets Efterretningstjeneste (Fe), cioè l’agenzia dell’intelligence militare danese, riesce a connettersi clandestinamente ai cavi, e avvia contatti coi servizi americani per sfruttare al meglio la risorsa. Alla fine del primo decennio del nuovo secolo, allorché l’Nsa progetta di creare un centro dati nel Nord Europa per processarvi le informazioni raccolte sul vecchio continente, la Danimarca appare come il candidato ideale.

Con l’aiuto americano il Fe costruisce un grande centro di trattamento dei dati sull’isola di Amager, a est di Copenaghen, che permette ai due servizi segreti di sfruttare tutte le comunicazioni intercettate grazie agli strumenti di sorveglianza elettronica messi a disposizione dallo spionaggio informatico made in Usa.

Sms, telefonate e web

Così si arriva alle intercettazioni che riguardano – per quello che si sa fino a questo momento – soprattutto importanti personalità del mondo politico tedesco: secondo DR fra il 2012 e il 2014 la Nsa avrebbe avuto accesso, attraverso la Danimarca, agli sms, alle telefonate e alle attività su internet (comprese le chat e i servizi di messaggeria) non solo di Angela Merkel, ma dell’allora ministro degli Esteri e oggi capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier, e dell’allora candidato socialdemocratico alla cancelleria Peer Steinbrück.

Queste e altre rivelazioni erano contenute in un rapporto commissionato dagli stessi vertici del Fe dopo lo scoppio del caso Snowden (2013) e consegnato nel 2015, ma venuto a conoscenza del pubblico solo domenica 30 maggio grazie al servizio della tivù DR. 

La base in Groenlandia

Le autorità danesi hanno finora scaricato le responsabilità dell’accaduto sui vertici del Fe, che avrebbero agito senza informare il governo, ma molti osservatori dubitano della credibilità di questa ricostruzione.

Gli Usa e la Danimarca hanno in realtà interessi geopolitici comuni. Cooperano militarmente in Groenlandia, dal 2009 stato federato alla Danimarca (di cui è stata colonia per quasi due secoli prima di diventarne una provincia): sulla più grande isola del mondo gli americani hanno la loro base aerea più settentrionale presso la località di Thule, 1.200 chilometri all’interno del Circolo polare artico.

La base ha un ruolo decisivo nella difesa antimissilistica americana, ed è sempre stata considerata il primo obiettivo sensibile in caso di attacco sovietico agli Stati Uniti.

Contenere la Germania

Americani e danesi condividono inoltre l’interesse a contenere le ambizioni egemoniche europee della Germania: i secondi per non essere inglobati da un’espansione dell’influenza tedesca sui paesi vicini, i primi per non permettere ad un’Europa germanizzata di diventare un competitore strategico degli Usa.

La Danimarca fa parte dei “paesi frugali” che si sono opposti al Recovery Plan europeo – fortemente voluto dalla Germania – che per la prima volta ha mutualizzato il debito che sarà contratto da paesi membri dell’euro.

Foto Ansa

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