
Festa bavarese a Castelgandolfo in onore di Benedetto XVI
Davvero non era possibile per la gente di Traunstein non festeggiare i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI senza di lui. E così, visto che il papa non poteva essere in Baviera è stata la Baviera a andare dal papa. In un sabato sera di luglio Castelgandolfo è diventato un villaggio bavarese con la gioia, la musica, la festa e i doni. Al papa il Landrat, il presidente della provincia, ha portato l’anello d’onore che fino ad ora è stato donato solo a sette altre personalità. Un’opera del maestro orafo August Perchemeier e di suo figlio Philip, per rendere omaggio al papa e “alla sua straordinaria personalità e ai suoi meriti per la Chiesa universale e per la teologia“. Un dono che è simbolo di un legame che il papa non ha mai voluto interrompere. E anche se “probabilmente – ha detto Sua Santità – l’anello d’onore non sarà visibile nella mia mano, ma sarà sistemato in maniera tale che io l’abbia sempre davanti agli occhi ed esso mi possa ricordare quello che comunque so nel profondo del mio cuore: là sono a casa, nel Chiemgau, nel Rupertiwinkel, nei luoghi della mia giovinezza che Lei ha ricordato.” A una festa bavarese non può mancare la musica e per questo il cortile della villa pontificia si è trasformata in piazza con la banda musicale Inzing- Torring e alcuni gruppi folkloristici che hanno danzato in costume. Poi la consegna dell’anello. “Per me è una grande gioia il fatto che questo anello d’onore mi sia stato consegnato all’unanimità, al di là di ogni appartenenza partitica, di ogni differenza che – giustamente – esistono. Per me è un segno che da voi sono davvero “a casa”, che ci accogliamo vicendevolmente e che continuo a fare parte di voi. Sono felice e riconoscente per la mia bella terra e per questa meravigliosa serata che mi avete regalato.”
Tra i doni anche un album fotografico “che forse risveglierà in lei molti ricordi. Le darà anche la possibilità di soffermarsi su quelli che riguardano la patria” ha spiegato Hermann Steinmaßl. Terra Benedetta la Baviera perchè benedettina e, ha detto il papa: “Terra benedicta” sostanzialmente perché gli uomini sono stati toccati nella fede dalla bellezza del creato e dalla bontà del Creatore e, toccati da Lui, hanno saputo dare alla nostra Terra pieno splendore e capacità di rifletterlo. Cosa sarebbe la Baviera senza le torri con le cupole a cipolla delle nostre chiese, senza lo splendido barocco e la gioiosità dei redenti che in esse si espande? Senza la nostra musica, quella sacra – che ti fa direttamente guardare dentro al Paradiso – e quella profana? A voi musicisti, un grande ringraziamento: siete stati bravissimi a presentare qui la musica bavarese e mi avete ricordato ancora una volta che lì sono di casa, da lì provengo e di quella terra continuo a fare parte. Il Signore vi ricompensi! Senza le chiese, le croci delle strade, le cappelline – come ha ricordato anche il consigliere provinciale – la Baviera non sarebbe Baviera; senza la sua musica, la sua poesia, l’affabilità e la cordialità e la gioiosità che abbiamo appena sperimentato. Gioiosità, cordialità, bontà crescono però soltanto se il cielo sopra di noi è aperto. Non tutti i giorni c’è il sole l’ha detto anche lei, signor Landrat; a volte dobbiamo attraversare vallate buie. Ma possiamo farlo rimanendo gioiosi ed umani se il cielo è aperto per noi, se siamo stati sfiorati dalla certezza che Lui ci ama in tutto, che Dio è buono e che per questo è bene essere uomo.
La Baviera è diventata quella che è partendo da questa certezza, e noi tutti preghiamo e speriamo che così rimanga. Affinché possa restare così e continuare a essere sempre bella e le persone possano continuare a dire di sì alla vita, al futuro, è importante che non perdiamo lo splendore della fede, che rimaniamo credenti, cristiani, cattolici laddove cattolico significa anche sempre essere “aperti al mondo” cioè mondo, vita e fede insieme; significa essere tolleranti e aperti gli uni agli altri alla cordiale fraternità nei riguardi di coloro che sanno di appartenere all’unico Padre e che sanno di essere amati dall’unico Signore. Questa è la mia preghiera: lasciamoci sfiorare dalla fede, lasciamoci guidare dalla fede affinché lo splendore del cielo possa giungere fino a noi e possa illuminare il mondo nelle sue miserie, rendendolo bello e splendente.” Nel suo saluto Steinmaßl ha ricordato al Papa anche tutte le località che in qualche modo hanno un collegamento con la sua infanzia. Dopo la consegna dell’onorificenza Benedetto XVI ha firmato il libro d’oro del distretto.
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