
Ferrara: Berlusconi non è una «escrescenza da eliminare», è l’altra Italia. Senza, non si governa
«Il “riformismo radicale di Bersani e Vendola” (…) può aspettare. La rimonta di Berlusconi, che solo un moto di simpatia, e di pancia, poteva intellettualmente avallare, lo ha fermata sulla battigia a colpi di tasse restituite e di performance televisive da sballo. In termini politici siamo esattamente al punto di partenza, novembre 2011. Berlusconi non può governare, se si stia ai numeri, e non può governare Bersani». Così Giuliano Ferrara sul Foglio all’indomani del voto, che ha visto vincere di un soffio la coalizione guidata dal Pd, che però non ha i numeri per governare, e l’exploit di Beppe Grillo.
SENZA PDL NON SI GOVERNA. «Un anno di esecutivo Monti – continua – scemenze elettorali a parte, ha rimesso in sesto la finanza pubblica, ricucito una ferita euro-occidentale che sanguinava ormai da tempo, e aggravato le conseguenze recessive di una cura da debito che non è compensata (…) da una strategia europea per la crescita dell’economia reale. Il richiamo astioso a nuove elezioni come cura per i propri rancori di bottega non è un buon consigliere. Berlusconi dovrebbe proporre subito un governo di responsabilità nazionale, visto che la governabilità alla fine dipende dalle sue scelte, dai suoi toni, dalla sua capacità di legittimare un esecutivo che senza i suoi voti non vedrebbe mai la luce».
GRILLO È DEMAGOGIA. Se questo non fosse possibile, «Bersani, quando decidesse di silurare la possibilità di governare il paese, dovrebbe poi sopportare le conseguenze del gesto». E Grillo? «Ha preso tanti voti – scrive Ferrara – è arrivato più o meno tre, come al solito. I suoi saranno capaci solo di rilanciare quella logica da setta, anche violenta, che alla fine non mette capo a nulla se non alla più bolsa demagogia. Tutti faranno a gara nell’untuosa pretesa di rispettare, a chiacchiere, un movimento che si fonda sul turpiloquio e sull’insulto, che non ha (…) alcunché di rispettabile a parte il profilo delle singole persone».
DIVISIONE ANTROPOLOGICA. Ma, conclude il direttore del Foglio, «qui la divisione antropologica è un’altra. È quella tra un’Italia che considera Berlusconi un’escrescenza da eliminare, e Berlusconi che in questo paese, spesso con mezzi cinici ma efficaci, ha costruito una maggioranza capace di superare l’orizzonte di tutti gli errori e di tutte le follie (comprese le sue). Complimenti».
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