Fenomenologia di un hooligan

Scusi, signore con la sciarpa del Liverpool e la maglia della nazionale inglese, lei è un hooligan?.

Sì, ma solo nei week-end e soltanto quando mi trovo qui in Belgio.

E perché mai proprio in Belgio?.

Sveglia, le dice niente il nome Waterloo? Se quel giorno non c’eravamo noi a fare il mazzo a Napoleone, voialtri adesso eravate tutti obbligati a usare il bidet e a esclamare “parbleu”. E voi continentali come ci avete ricambiati? I tedeschi ci hanno fatto due guerre contro, voi una, per non parlare dei francesi: sempre dalla nostra parte dopo di allora, ma le loro guerre le abbiamo dovute combattere noi.

Ma sono storie un po’ vecchie, non dovrebbe essere acqua passata adesso che siamo tutti nell’Unione Europea?.

Diceva Oliver Cromwell: “Non c’è futuro senza radici nel passato”. E ancora: “Quelli del continente tirano sempre a fregarci”.

Caspita, per essere un hooligan lei mostra una cultura notevole.

Il solito cliché da giornalista prezzolato e anglofobo: noi siamo tutti avvocati e ingegneri, non ha letto il Corriere della Sera e Repubblica?.

Ma infine, perché tanta violenza contro le città belghe e contro i tifosi tedeschi?.

perché siamo antifascisti.

No, scusi, voi siete razzisti e filonazisti.

Non dica pirlate e mi ascolti: se l’Unione Europea può imporre sanzioni agli austriaci perché una volta Haider ha detto che le SS erano soldati d’onore, perché io non dovrei picchiare il tedesco che ha messo in dubbio l’onore di mia madre e che, in quanto tedesco, è nazista per definizione? E i belgi? Ha presente come hanno trattato gli immigrati italiani per 50 anni? Crede che all’Heysel abbiamo fatto tutto da soli? No, la verità è che dovreste ringraziarci e concederci un’onorificenza antifascista.

Naturalmente questa intervista, come tutte quelle apparse sui quotidiani italiani in questi giorni, è palesemente falsa.