
Felicità per tutti: la svolta prodiana della Cina
Felicità. E’ la nuova parola d’ordine di Pechino, l’obiettivo del prossimo piano quinquennale del partito comunista cinese e il parametro in base al quale verranno giudicati i dirigenti locali: «La valutazione dei funzionari non sarà più fatta in base al numero di edifici e di progetti, o sulla crescita del Pil delle regioni. Guarderà alla capacità di rendere felice il popolo», ha detto il premier Wen Jiabao.
Concretamente, sono tre le riforme su cui Pechino vuole puntare: favorire il consumo interno, aumentare gli stipendi e abbassare le tasse, creare una rete di welfare. E così il gioco è fatto: «Rendere le persone felici, ecco di che cosa si parlerà in questi giorni» spiega un funzionario del nord al The Telegraph, ai margini della Conferenza politica consultiva del popolo e dell’Assemblea nazionale del popolo, chiamate a varare il dodicesimo piano quinquennale della repubblica popolare cinese. «Felicità, felicità, felicità, è questa l’unica parola che conta adesso».
Impegnato da sempre nella repressione della libertà dei cittadini, da dove il governo cinese avrà mai mutuato la nuova parola d’ordine? Da dove avrà preso l’idea che la felicità sia qualcosa che si realizza per decreto o tramite riforme? La risposta è semplice, da Romano Prodi. Già, è proprio l’Italia ad avere dato il via alla nuova rivoluzione cinese. Del resto, Prodi ha avuto tempo e modo di far breccia nella Grande muraglia cinese. Nel 2009 era diventato commentatore e opinionista di politica internazionale per la tivù di Stato.
Nel gennaio scorso, poi, Romano Prodi è stato nominato professore onorario all’Università di Nankai, nella città di Tianjin, nel nord della Cina. Durante la sua prima lezione, Prodi ha parlato del quadro geopolitico del ventunesimo secolo. Probabilemente, in una delle lezioni successive deve aver ricordato il suo discorso pre-elettorale del 2006 quando, durante il dibattito televisivo con Silvio Berlusconi, affermava: «L’Italia ce la farà ad andare di nuovo forte nel mondo, perché le energie ce le abbiamo, purché ci mettiamo assieme. E allora sarà possibile, a mio parere, organizzare anche un po’ di felicità per noi».
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