«Felicità non è questione di chili». Ma chi l’ha detto?

Di Caterina Giojelli
29 Luglio 2018
Armi no, persone di colore sì ma non vessate, trans e gay sì ma non cattivi, sesso sì ma solo previo “consent”, grassi sì ma solo se non vogliono dimagrire. Ma di che dovrebbe parlare una serie tv per teenager che passi la censura?



Ricapitolando: niente bullismo, niente razzismo, niente omofobia, niente sessismo e ora niente cicciofobia. E che si guardano i ragazzini in tv? Meno male che a riscrivere il concetto di commedia grottesca ora ci pensano loro, le oltre centosettantacinquemila donne (centosettantacinquemila) che in queste ore, spinte da non si capisce quale amara disillusione, stanno ingaggiando una battaglia per chiedere la cancellazione di una serie tv per teenager, protagonista una ex balenottera liceale che dopo essersi fratturata la mascella perde una caterva di chili e torna a scuola bella e determinata a vendicarsi di chi per anni l’aveva bullizzata.
CICCIA E PETIZIONI. La cosa non è piaciuta all’antimafia di quelle che se non si indignano per qualcosa devono prendersela con qualcuno, e quel qualcuno oggi è Netflix con la sua Insatiable, serie tv scritta da Lauren Gussis, e interpretata dalla giovane Debbie Ryan: «Per troppo tempo è stato raccontato alle donne e alle ragazze più impressionabili che per essere popolari, per avere amici, per trovare un fidanzato, per essere una persona interessante fosse necessario essere magri», recita l’immancabile petizione su Change.org che si scaglia contro la cultura della dieta e l’oggettivazione del corpo femminile. «Le ragazze penseranno che per essere felici hanno bisogno di perdere peso, questa serie causerà disordini alimentari».
Già, la dura legge della causa effetto, troppo alto il rischio di fat shaming (quel fenomeno sociale che va a stigmatizzare le persone obese o in sovrappeso). Il bello è che questa serie non l’ha ancora vista nessuno: uscirà il 10 di agosto ma poco importa, è bastato il trailer con la protagonista che aggirandosi per i corridoi di scuola con gli sguardi perculanti di cheerleader e compagni addosso racconta: «Mi chiamo Patty. Il liceo era un incubo. Mentre i miei compagni perdevano la loro verginità io ero a casa, riempire un altro vuoto». Poi il cazzotto ed eccola qualche mese dopo ancheggiare tra banchi, pomiciate e concorsi di bellezza, affamata come prima ma non di gelato, di rappresaglia.
IL CASO HEATHERS. La protesta delle anti-Insatiable segue il già bizzarro caso del reboot per teenagers Heathers, cancellato dai palinsesti da Paramount Network ancor prima del debutto: troppe armi in un periodo pieno di sparatorie a scuola, fu la giustificazione ufficiale. Inoltre c’era quel fattaccio compiuto dagli zelanti produttori che per tenere il passo dei tempi avevano deciso di rivisitare il soggetto originale, trasformando il gruppetto dei protagonisti, che nell’omonima commedia degli anni Ottanta spadroneggiavano a scuola, in una ragazza omosessuale di colore, un ragazzo che si identifica come genderqueer, una ragazza sovrappeso. Da qui la fatwa lanciata dagli utenti guardando il trailer: un nero, un trans, una obesa, questi soggetti provengono da gruppi vittime di bullismo e non il contrario, pertanto lo show tutto progressivamente aggiornato finì per essere bollato come reazionario e conservatore.
ARMI MAI, TRANS SOLO SE BUONI, SESSO SOLO PREVIO CONSENT. Insomma, come la fai sbagli, il politicamente corretto non fa prigionieri manco tra le sue icone e ora il problema è il sovrappeso. Certo, a rendere tutto ancor più meravigliosamente grottesco basterebbe ricordare che a difendere la genuinità di Insatiable sia l’attrice Alyssa Milano, membro del cast ed esponente di spicco del movimento #MeToo e della crociata contro il sessismo, ma anche tre piccolissime considerazioni a margine. Chi ha detto che la tv debba rappresentare la chiesa del bene e del male, il sagrato del giusto principio e dei sani valori? Cosa diamine dovrebbe raccontare una serie tv sugli adolescenti che passi la censura (armi mai, bulli nì però solo bianchi, persone di colore sì ma non vessate, trans e gay sì ma non cattivi, sesso sì ma solo previo “consent”, ciccioni sì ma solo se non vogliono dimagrire)? Ma soprattutto, dopo tutti questi anni di frullamento di retorica ipocalorica, la vita sana, le carotine dell’orto di Michelle Obama, perché non si può dire che negli occhi di una femmina che sale sulla bilancia e vede persi quei dannati chili in più risplende la gioia e la stessa gelida premeditazione che scintillava in quelli di Lucrezia Borgia, Mata Hari, Giovanna d’Arco e Rita Levi Montalcini il giorno in cui scoprì il Fattore di Crescita Nervosa?

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