
Rocca (Assolombarda): «Regioni sprecone? Vero. Ma la risposta è più federalismo, non meno»
Il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca non si rassegna all’idea che l’Italia abbandoni la strada verso il federalismo. «La competizione globale nel mondo è sempre più fra grandi aree che godono d’ampia autonomia» – scrive il rappresentante degli industriali della Lombardia in un commento pubblicato oggi dal Corriere della Sera – e dunque sarebbe un grave errore arrendersi alla disillusione verso una riforma già avviata, purtroppo pasticciata, e per questo sempre più rinnegata.
AUTONOMIA SFIDUCIATA. «Da un paio d’anni ormai – spiega Rocca – la confusa articolazione delle responsabilità pubbliche fra governo centrale e governo locale ha alimentato una reazione di segno contrario sempre più evidente. Io la chiamo “autonomia sfiduciata”». Oggi ormai, «dopo vent’anni di molte parole e controversi tentativi d’attuare pezzi di federalismo», l’opinione pubblica sembra essersi convinta che esso sia in fondo «un’inutile bardatura». Del resto lo ha confermato anche il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, il quale – constata deluso Rocca – ha detto che tra i “saggi” incaricati di elaborare proposte di riforma della Costituzione «vi è consenso circa la necessità d’”aumentare le competenze esclusive dello Stato”, nell’ambito della revisione del titolo Quinto».
AUTONOMIA SPENDACCIONA. È vero che fin qui «l’Italia – anche con la confusa riforma del titolo Quinto – non ha realizzato né federalismo, né autonomia vera», concede Rocca. Ed è vero che una delle conseguenza peggiori di questa mancata riforma è «l’irresponsabilità della spesa pubblica: nel 2012, secondo la Corte dei Conti, le amministrazioni locali hanno speso 230 miliardi di euro ma ne hanno incassati solo 140, al netto d’interessi e soprattutto di trasferimenti dal governo centrale». È di queste cifre mostruose «che si alimenta oggi l’”autonomia sfiduciata”», sottolinea il leader degli industriali lombardi. «Ma se consideriamo l’esperienza di altri Paesi, la risposta non è la ricentralizzazione secca».
SANITÀ E ISTRUZIONE. Al contrario, è all’esempio della tanto ammirata Germania che Roma deve guardare. «Dobbiamo rivedere profondamente il titolo Quinto, ri-centralizzando le sole competenze strategiche come quelle in materia d’energia e infrastrutture, ma con un decentramento vero in materie come la sanità e – voglio dirlo, sapendo di toccare un tabù – l’istruzione». Per Rocca «non si tratta solo di assicurare alle Regioni crescente autonomia impositiva», ma è anche e soprattutto una questione di responsabilità. Analogamente a quanto accade in Germania, infatti, anche in Italia le Regioni «dovrebbero essere strutturalmente in pareggio di bilancio, come i Länder tedeschi, ai quali la riforma del 2009 applica tale obbligo in modo ancora più rigido che per il governo nazionale. Ma in Germania le università sono dei Länder e così la sanità. Il governo federale interviene con incentivi per creare competizione, ma si guarda bene dall’intervenire sui diversi modelli organizzativi».
VIVA LA RESPONSABILITÀ. Nella stesso Belpaese, insiste Rocca, ci sono esempi di autonomia virtuosa: «Laddove in Italia esistono condizioni di più forte autonomia e statuti speciali, per esempio nel caso dell’istruzione tecnica in Trentino, si ottengono risultati migliori nei test di valutazione internazionale “Pisa”». Insomma, conclude Rocca rivolgendosi ai già citati “saggi”, «la riforma dello Stato deve partire (…) da una nuova cultura dell’amministrazione», e questa «può essere battezzata soltanto da un forte senso di responsabilità», la «responsabilità delle amministrazioni nei confronti degli elettori». Il federalismo serve proprio a questo. «Le imprese lombarde contribuiranno meglio e di più alla proiezione e alla crescita dell’Italia nel mondo, se la politica ci consentirà di operare in contesti istituzionali con più autonomia e non meno».
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