Fecondità dei poveri: Sartori sbaglia

Di Rodolfo Casadei
04 Luglio 2002
Ma perché Giovanni Sartori, come si dice a Firenze, non abbozza? Perché non lascia perdere demografia

Ma perché Giovanni Sartori, come si dice a Firenze, non abbozza? Perché non lascia perdere demografia e nascite e torna ai suoi temi politologici? Perché non si rassegna ad ammettere che i fatti gli danno torto marcio? Il professore fiorentino continua a sostenere, a colpi di editoriale sul Corsera, che il mondo è minacciato da un boom demografico. Non è vero: fra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta il tasso di fertilità (cioè il numero di figli per donna) nei Paesi in via di sviluppo (Pvs) è andato dimezzato, passando da 6 a 3 figli per donna, il più impressionante rallentamento demografico della storia. In 8 dei 15 Pvs più popolosi il tasso di fertilità si è più che dimezzato. Quasi metà del genere umano vive ormai in paesi dove il tasso di fecondità è già sceso sotto la soglia del rimpiazzo generazionale (2,1 figli). Sartori sostiene che la religione, in particolare quella cattolica, impedisce un razionale controllo della fertilità. Non è vero: fra gli stati dove la fecondità è più diminuita ci sono grandi paesi di tradizione cattolica come Brasile e Messico e paesi musulmani come Iran, Bangladesh e Turchia. Sartori sostiene che senza campagne nazionali finanziate da governo e Onu i paesi poveri non possono ridurre la loro fertilità: falso, il Brasile ha ridotto del 53 per cento il tasso di natalità fra il 1975 e il 2000 senza che sia mai stato adottato un programma nazionale di controllo delle nascite. La verità è che la fecondità è scesa poco o nulla solo nei Pvs con tassi di crescita economica troppo bassi. Ma questa verità Sartori, che non ne azzecca una, non la riconosce.

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