Farmaci irreperibili? “Colpa” di un’eccellenza italiana: «Da noi costano poco perché non li consideriamo una merce»

Di Chiara Rizzo
27 Gennaio 2014
Medicinali antitumorali o per il Parkinson spariscono dalle farmacie. Intervista a Annarosa Racca (presidente Federfarma): «Li vendono nel Nord Ue. Ecco le nostre contromisure»

Emergenza farmaci irreperibili? «È una battaglia che conduciamo già dal 2006, da quando è stata liberalizzata la vendita di alcuni farmaci e c’è stato un boom delle autorizzazioni alla distribuzione all’ingrosso anche per le farmacie, per il principio della libera circolazione delle merci in Europa», spiega a tempi.it il presidente di Federfarma Annarosa Racca. A scarseggiare sono medicinali per il Parkinson, ma anche «per la cura del carcinoma al seno, antitumorali di vecchia generazione, farmaci per la bronchite e l’asma» e, spiega ancora Rocca, «si parla di una carenza di medicinali per una cifra che oscilla tra i 4 e i 7 miliardi di euro all’anno».

RASTRELLATI PER L’EXPORT. Tra i distributori, ce ne sono anche alcuni che riescono in qualche modo a “rastrellare” questi farmaci per esportarli all’estero. Il fatto, per una volta, è dovuto a un’eccellenza italiana: «Per noi i medicinali non sono una merce e dunque costano di meno che in altri paesi Ue. Ci sono delle differenze anche eclatanti di prezzo: nel caso dei farmaci mancanti si arriva al 20-30 per cento in meno rispetto al nord Europa».
Come sottolinea Racca, Federfarma ha denunciato da tempo questo fenomeno, l’ultima occasione in ordine di tempo è stato l’esposto della Federfarma Lazio dello scorso luglio, in cui si cita l’esempio del Mirapexin, un medicinale per il Parkinson che in Italia costa 89,19 euro, in Germania 275,10 euro. «Ecco perché alcuni distributori preferiscono toglierlo dai banchi delle nostre farmacie e portarlo fuori. È difficile anche localizzare in modo più preciso questo fenomeno, di fatto legale, e non si può dire in quale regione avvenga di più perché si tratta di una carenza di merci che non ha uniformità sul territorio».

COSA SI STA FACENDO. Racca tuttavia sottolinea che sono già state prese delle misure precise per contrastare questo fenomeno. «In questi anni, noi di Federfarma abbiamo cercato di monitorare in modo capillare tutta la filiera, dalle case farmaceutiche alle farmacie sul territorio. Ci siamo confrontati con le Regioni, che danno le autorizzazioni all’apertura di tutti i punti vendita grossisti che possono commerciare legalmente all’estero. Alle Regioni abbiamo chiesto di porre dei paletti per l’apertura di nuovi punti vendita e anche che vengano maggiormente controllati i grossisti».
Il secondo passo è stato «metterci in contatto anche con le farmacie, annotando quando e quali farmaci vengono a mancare. Abbiamo così controllato se le aziende farmaceutiche rispettassero l’obbligo di rimettere in commercio i medicinali carenti entro 48 ore. Infine ci siamo confrontati con i Nas e con il ministero della Salute. Il ministro Lorenzin in effetti ha avviato delle politiche efficaci e ha inserito nella direttiva sul commercio dei farmaci on line una norma che dà all’Aifa il compito di redigere un elenco di farmaci mancanti, e in caso di limitarne l’export. La norma, che dovrebbe passare ora in Parlamento, sarebbe una misura efficace».

EMERGENZA POVERTÀ. Ma quello dei farmaci carenti non è l’unico problema con cui si sta confrontando Federfarma e in generale il mondo delle farmacie. A denunciare un altro fenomeno allarmante è stato per primo il Banco farmaceutico, la fondazione che si occupa di raccogliere e donare gratuitamente medicinali ai meno abbienti, che ha avviato per la prima volta in Italia l’Osservatorio nazionale sulla donazione dei farmaci. L’esito del primo studio è che una larga fetta della popolazione italiana, pari a 4,8 milioni di persone (il 6,8 per cento degli italiani), si trova in uno stato di povertà tale da non riuscire a spendere per la salute oltre i 16,34 euro al mese. «Dodici euro su 16 sono per l’acquisto dei farmaci. Ho molto apprezzato questo studio condotto dal Banco farmaceutico, che ha colmato per la prima volta un vuoto dei dati ufficiali».

giornata-raccolta-farmaco-2014GIORNATA DEL FARMACO. Racca spiega così alcuni esiti dello studio: «Dal 2007 al 2012 la povertà assoluta è cresciuta di circa il 60 per cento. All’interno di queste famiglie si spende notevolmente meno per i farmaci e la salute rispetto a una famiglia media italiana, che spende mensilmente 92 euro circa per la salute, dei quali 44 euro per i farmaci. Questi dati in effetti corrispondono alle esperienze che vivono in prima linea i farmacisti a noi associati. Spesso succede che i cittadini chiedano ad esempio se tra i farmaci prescritti in una ricetta medica possano sceglierne uno solo, perché non possono permettersi una grande spesa. Le farmacie stanno svolgendo un ruolo sociale alto, che va ben oltre il semplice commercio e persino oltre il consulto con un professionista del settore sanitario. Oggi al farmacista si chiede comprensione, aiuto, sostegno e noi stiamo facendo tutto il possibile per rispondere a questo bisogno concreto. Io credo molto nella Giornata del farmaco (che sarà sabato 8 febbraio, ndr), è molto bello lavorare con i volontari e con le stesse farmacie, o con i donatori, che si mostrano sempre più generosi. A mio avviso, in questo momento storico è un gesto ancora più importante».

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3 commenti

  1. Tobi

    cibo irreperibile nei paesi del terzo mondo? Tranquilli, non preoccupatevi per le sorti delle persone, bambini, adulti o anziani di quei paesi, perché, per analogia, si tratta della stessa eccellenza voluta da di chi comanda che non vuol far considerare neanche il cibo come una merce.

    1. miosotide

      Condivido pienamente: per questi “figuri” conta solo il loro portafogli. ma! il mondo e` rotondo e, tutto gira.

  2. francesco taddei

    perchè dovrebbero limitare i punti vendita? per curarsi bisogna fare la caccia al tesoro? oltre alla difesa d’ufficio dei produttori, Tempi potrebbe farci sentire le ragioni dei consumatori che e dei laureati che chiedono più liberalizzazioni.

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