Far lavorare i cassintegrati per i Comuni. Ichino ci spiega il suo disegno di legge

Di Matteo Rigamonti
31 Marzo 2014
Intervista al senatore di Scelta Civica: «Ben venga il "fai da te", ma con un riferimento normativo possiamo garantire l'assicurazione antinfortunistica per tutti i lavoratori impegnati nel progetto»

Dai cassintegrati un aiuto ai Comuni in difficoltà. È stata presentata una proposta di legge, la numero 1221, con primo firmatario il senatore Pietro Ichino di Scelta Civica per l’Italia, che mira a far diventare legge la trovata di poco tempo fa di Alessi, la storica azienda di design, oggetti da cucina e altri casalinghi, che ottenne gli onori della cronaca quando prestò al Comune di Omegna, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, dove tuttora ha sede, alcuni suoi cassintegrati per svolgere mansioni di mantenimento del verde urbano, imbiancatura e pulizia delle strade. Il modello potrebbe essere replicato soprattutto in quegli Enti locali che, a causa di problemi di organico, carenza di professionalità o penuria di risorse, non potrebbero altrimenti permetterseli. «In realtà – spiega a tempi.it Ichino – il disegno di legge era già in gestazione da tempo; ma l’esperienza di Alessi mi ha convinto ad accelerare i tempi della messa a punto e discussione del progetto con i colleghi di Scelta Civica e degli altri Gruppi parlamentari».

Professore, che cosa l’ha colpita di quell’esperienza che vorrebbe replicare?
Dell’esperienza di Alessi a Omegna mi colpiscono tre cose: la motivazione che ha spinto l’impresa a promuovere l’esperimento affrontando un costo non insignificante, la motivazione che ha spinto i lavoratori ad aderirvi senza esservi in alcun modo obbligati e l’entusiasmo con cui la collaborazione di questi ultimi è stata accolta dalle strutture che ne hanno beneficiato.

In che senso l’ha colpita la motivazione dell’impresa e quella dei lavoratori?
Mi ha colpito che l’impresa abbia sentito la necessità di lanciare ai propri dipendenti un messaggio di perdurante interesse a coltivare il legame contrattuale con loro, nonostante la temporanea crisi occupazionale: troppo spesso accade, invece, che la Cassa integrazione venga usata per mascherare dei sostanziali licenziamenti, ma qui l’impresa ha voluto chiarire fattivamente il proprio intendimento molto diverso. E mi ha colpito che i lavoratori abbiano colto immediatamente sia il messaggio lanciato dalla datrice di lavoro, sia il valore civile e professionale di questo “servizio civile” che è stato loro proposto, al quale pure non erano tenuti. Segno, entrambe le cose, che questo schema può essere applicato su scala molto più ampia. Come sicuramente merita di esserlo.

La crisi morde ancora, è innegabile. Questa collaborazione imprese-Enti locali è solo un palliativo per evitare ricadute sociali negative legate alla brutta esperienza della temporanea inattività, oppure può contribuire in qualche modo alla ripresa?
La collaborazione tra impresa in crisi temporanea e comunità locale delineata nel progetto ha un effetto diretto positivo sulla forza-lavoro, evitando i danni dell’inattività o del lavoro nero. Ma, indirettamente, può dare anche un altro contributo alla ripresa, sia perché nella “versione Alessi” aumenta il reddito dei lavoratori interessati, quindi i loro consumi, sia perché migliora l’efficienza delle infrastrutture che beneficiano di una manutenzione straordinaria.

L’esperienza di Omegna è nata grazie a una felice intuizione di Michele Alessi. Non crede che, anziché una legge, basterebbe che qualcuno avesse il coraggio di replicarla? Che cosa, altrimenti, può offrire in più la legge?
Non c’è dubbio che simili esperienze si possano fare anche secondo quello che a Milano chiamiamo “il rito ambrosiano”, cioè senza bisogno di una legge. Però la legge può facilitarle, risolvendo alcuni problemi, come quello dell’assicurazione antinfortunistica per i lavoratori impegnati nel progetto; e sollecitando l’attivarsi di soggetti pubblici, come i Centri per l’Impiego, che altrimenti tendono a restare inerti. Inoltre il fatto che questa buona pratica sia prevista dalla legge lancia un messaggio di fattibilità che aiuta al superamento degli attriti burocratici e alla diffusione dell’esperimento.

Altre aziende intendono seguire il modello Alessi?
Il Corriere della Sera ha dato notizia di un’impresa metalmeccanica piemontese che starebbe ripetendo l’esperienza positiva di Omegna. Ma si può citare anche il caso dei numerosi cassintegrati impiegati presso cancellerie di Tribunali, come quello di Milano. E il caso di alcuni comuni che hanno affidato ai cassintegrati la manutenzione dell’arredo urbano, oppure la sorveglianza all’entrata e uscita delle scuole, oppure ancora l’apertura serale di biblioteche municipali. Questi casi sono diversi da quello di Omegna, perché qui le imprese datrici di lavoro non hanno alcun ruolo, né di promozione né di organizzazione. Il disegno di legge, tuttavia, rispecchia comunque la diversità tra i due modelli, legittimando e favorendo sia il primo sia il secondo.

@rigaz1

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3 commenti

  1. beppe

    bisogna ripulire interi quartieri delle città dalla barbarie e dalla clandestinità. valorizzare i beni artistici e paesaggistici ( quelli che nessuno potrà mai delocalizzare) puntare sulla capacità e professionalità turistiche artistiche gastronomiche . far uscire migliaia di parassiti dagli uffici dei ministeri e regioni e fargli fare i camerieri e operatori turistici e culturali sul territorio. ripulire l’italia ……

    1. Antonio

      ripulire dalla clandestinità? La vedo difficile se non impossibile, quelli sono più protetti delle opere d’arte

  2. VivalItalia

    Forza! Al lavoro!!

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