
Scritto con gli occhi
Evviva, sono capo candeliere ad honorem (non è cosa da tutti, sapete?)
Cari amici, scusate il ritardo ma mia mamma è stata molto male e non avevo la testa di scrivere mezza riga.
Vi voglio raccontare cosa mi è successo l’11 novembre. Nei giorni precedenti, il mio amico Marco mi aveva pregato di tenermi libera la giornata, ma senza dirmi il motivo, poiché voleva farmi una sorpresa. Ma io, un po’ per necessità (sapete com’è, io devo sempre organizzarmi per tempo), un po’ (molto) per curiosità, sono riuscita – tampinandolo bene bene – a svelare l’arcano. Ebbene, quel giorno il Gremio dei sarti di Sassari mi voleva invitare alla “Festa piccola” per festeggiare il loro patrono sant’Omobono. Così, organizzando per bene i miei angeli custodi (Ica, Fabrizio, Ginettino, Maria Grazia), ci siamo resi disponibili e io ho risposto con entusiasmo all’invito ufficiale del segretario del Gremio dei sarti: “Sono ben felice e molto onorata di partecipare alla vostra festa”.
Poi sono iniziati gli imprevisti. Innanzitutto ci si è messo il tempo che, fino al giorno precedente tendeva al bello, ma durante la notte s’è fatto cupo. I tuoni si sentivano come se fossero dentro casa e si sentiva la pioggia scrosciare. Questo mi creava agitazione perché metteva in pericolo la mia partecipazione. Ma, in fondo, ho pensato: “Di che posso avere paura? Se ho sfidato la Sla, posso anche sfidare un po’ di pioggia”.
Così la mattina dell’11, Immacolata e Piera mi hanno preparata. Volevo essere in chiesa alle 9,45 perché c’era la presentazione della bandiera e dovevamo conoscere i membri del Gremio, quando un bracciolo della carrozzina si è rotto. “Oh no! E adesso farò la figura della ritardataria di turno”. Voi non avete idea di quanto la cosa mi seccasse, ma rimettere a posto il bracciolo era indispensabile, perché così si regge il tavolino su cui appoggiare il respiratore. L’hanno aggiustato alla buona e siamo corse alla festa. Oddio, “corse” è la parola sbagliata. Il montascale – detto non a caso “il lumaca” – mi pareva più lento del solito. Insomma, come avete capito, ero super-eccitata e super-agitata e tale eccitazione-agitazione è ancor più aumentata quando, arrivati alla chiesa di Santa Maria, siamo entrati e ci siamo sistemati in un angolino in modo da vedere i componenti del Gremio e l’altare.
La chiesa era più bella del solito e il mio cuore, per tutta la durata della Messa, ha battuto come un tamburo (per questo, lo confesso, non sono ben riuscita ad ascoltare cosa dicesse il sacerdote). Inoltre, ad un certo punto, ho dovuto anche assentarmi perché Ica e Fabrizio mi hanno portato fuori per “aspirarmi”. Rientrati in chiesa, il respiratore ha iniziato a “dare i numeri” e ogni tanto suonava per annunciarci che la batteria era quasi ko! Ica e Fabrizio facevano a gara per spegnere l’allarme, ma ogni tanto suonava e tutti si giravano verso “i chiassosi”!
Finita la Messa, l’obriere è salito sull’altare e ha fatto un bellissimo discorso spiegando che mi avevano conosciuto da poco e avevano apprezzato il mio amore per i candelieri e allora avevano pensato di regalarmi il bora-bora, che è quell’oggetto che tiene in mano il capo-candeliere per dirigere i portatori e far ballare il candeliere. Capite che onore mi hanno fatto? Ero emozionatissima per questo meraviglioso regalo, e mai mi sarei immaginata di ricevere un bora-bora. È finemente ricamato coi colori del gremio, di una bellezza impressionante! Io ricordavo il bora-bora della discesa dei candelieri e non era così bello.
Soprattutto mi ha colpito la premura e l’attenzione di tutti i membri del Gremio dei sarti. Quando mi hanno consegnato il premio ho voluto che Immacolata me lo mettesse in mano e così è scrosciato l’applauso di tutti! È stato un momento magico per me e per chi mi accompagnava. Non capita a molti avere la fortuna di ricevere questo grande onore, anzi forse non capita a nessuno. Sono stata persino nominata “capo candeliere ad honorem”! E chi se lo immaginava? Non credo ci siano donne nel Gremio, ma io ormai faccio parte di loro e ne sono fiera! Ho voluto le foto per ricordare questo avvenimento, ma le foto non “possono fermare” la tenerezza di queste persone nei miei confronti, che incontravo per la prima volta! Dopo le foto di rito, il frate che aveva partecipato a tutta la cerimonia mi ha voluto portare a vedere il candeliere. Ho fatto le foto col candeliere anche se non era ornato a festa, ma per me era bellissimo! Siamo rimasti lì un po’ di tempo e, solo perché a un certo punto hanno spento le luci, ci siamo decisi a uscire. Nel frattempo i gremianti erano andati via, e mi è dispiaciuto molto non salutarli, ma il frate ci aveva “rapito”! Colgo ora l’occasione per salutarli tutti e ringraziarli di avermi fatto vivere questa favola!
Una volta a casa, prima che mi mettessero nel letto, ho voluto far vedere a Ginettino e Maria Grazia cosa “avevo imparato a fare” qualche giorno prima: seduta in carrozzina, riuscivo a sollevare leggermente le gambe. È poco, ma per me è un successo che va ad aggiungersi al premio ricevuto. Adesso che ho il bora-bora e sono capo candeliere ad honorem, mi alleno col pensiero per far ballare il candeliere al prossimo anno almeno pochi secondi prima della faradda. Ora, sebbene sia un’orafa, appartengo al Gremio dei sarti e vorrei urlare a tutti: “EVVIVA SONO CAPO CANDELIERE”!!!!!!!!!!!
Bacioni,
Susanna
P. S. Credo che mi assenterò per poco tempo dal nostro appuntamento finché non risolvo i miei problemi di famiglia, ma voi aspettatemi sempre col vostra affetto di sempre. Ritornerò prima che ve ne accorgiate!
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