
La preghiera del mattino (2011-2017)
Eutanasia silenziosa? Autogol clamoroso
La migliore critica all’articolo di ieri di Repubblica sull’«eutanasia silenziosa» al Careggi di Firenze la scrive oggi Repubblica.
Facciamo un passo indietro. Ieri con eccezionale evidenza è stata pubblicata sul quotidiano romano a pagina 1 la testimonianza di Michele, nome di fantasia, caposala dell’ospedale fiorentino: “Io, infermiere vi racconto l’eutanasia silenziosa nei nostri ospedali”. Il racconto, posta la sua attendibilità, è così ricco di elementi contraddittori che si fa fatica a riassumerli. Michele fa una gran confusione parlando a spanne di eutanasia, Eluana Englaro, testamento biologico, pazienti «vegetali» (letterale) e necessità di liberare «posti letto» (letterale). Roba che oggi ci sarebbe servito un bel po’ di spazio per spiegare quante castronerie ha detto l’anonimo caposala «che va a Messa due volte la settimana».
Poi, oggi, abbiamo letto Repubblica e scoperto che la miglior confutazione alle parole di Michele, l’ha scritta proprio il giornale che ne ha sposato acriticamente le idee. Oggi, infatti, a pagina 33 (che è un po’ lontana dalla pagina 1 di ieri), oltre al commento di Umberto Veronesi (“Una battaglia di civiltà”) che incensa la «bellissima testimonianza di Michele», il quotidiano pubblica un articolo così titolato: La rabbia dei medici: “Fine vita, subito la legge. Lo Stato ci lascia soli”.
Ma chi si avventura nella lettura scopre che «i medici» arrabbiati sono “un” medico. A sostenere la tesi propugnata nel titolo non c’è nessuno se non Mario Riccio che, per chi non lo sapesse, era il rianimatore di Piergiorgio Welby (e abbiamo detto tutto). Gli altri dicono il contrario. Non solo il presidente della Fnmoceo, Amedeo Bianco, che si trincera dietro generici riferimenti al «diritto mite», ma soprattutto Massimo Antonelli, ordinario primario al Gemelli di Roma e presidente della Società scientifica degli anestesisti. Antonelli dice quel che ogni infermiere di qualunque ospedale d’Italia dovrebbe ben sapere, e cioè:
«Quanto raccontato dal caposala fiorentino non è eutanasia. Quest’ultima è l’azione del medico che uccide intenzionalmente una persona somministrando farmaci e assecondando le richieste del paziente: un procedimento attivo. Altra cosa è la desistenza terapeutica. Bisogna avere la capacità di comprendere quando le cure offerte al malato sono straordinarie o sproporzionate. Proseguendole si rischia l’accanimento terapeutico».
E poi:
«Lo dice anche il catechismo della Chiesa cattolica. In certi casi “non si vuole procurare la morte, si accetta di non impedirla”. Visto questo e visto cosa dice il codice deontologico dei medici si può affermare che la legge sul testamento biologico potrebbe aiutare, ma non sarebbe fondamentale».
Per aiutare il lettore a capire chi sia Antonelli, il quotidiano ci avvisa che «è membro del Cortile dei Gentili, un organismo della Chiesa aperto ai laici». Come a dire: occhio, è un cattolico. Interessante. Si vede che a Repubblica piace dar credito al cattolico Michele ma non al cattolico Antonelli. E poi, suvvia, questo Antonelli è solo un primario, mica un infermiere caposala come Michele.
Vabbè, comunque, la frase più importante dell’articolo, Repubblica la lascia in fondo. Sono le parole del presidente della regione Toscana Enrico Rossi, noto uomo di sinistra, ateo, di certo non un bigotto abituato alla Messa bisettimanale.
Secondo Enrico Rossi, governatore della Toscana, la regione del Careggi, non c’è bisogno di alcuna legge sul fine vita. “Non contribuirebbe a migliorare la situazione. Tutto in queste vicende rinvia alla professionalità e all’eticità dei medici. Sono loro che nelle singole situazioni sanno capire quando scatta il mero accanimento terapeutico”.
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2 commenti
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purtroppo da repubblica, INQUINATORE MENTALE CON ESPERIENZA DECENNALE. non ci si può aspettare altro.
Vi segnalo anche il comunicato del dott.Vergallo, presidente dell’AAROI, associazione degli Anestesisti-Rianimatori Ospedalieri: “La ‘desistenza terapeutica’ non è eutanasia”
http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=26288