Eutanasia infantile, eutanasia del diritto

Di Aldo Vitale
18 Settembre 2016
Primo atto eutanasico su un minore in Belgio. Esiste davvero un diritto dei genitori di disporre della vita e della morte dei propri figli?

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E’ notizia recentissima che in Belgio si sia appena consumato nelle Fiandre il primo atto eutanasico su minore, come riportano le principali agenzie stampa, secondo quanto prevede la procedura legalizzata dalla legge belga del 2014.

Purtroppo i dettagli circa la patologia e l’età del minore non sono ancora conosciuti, tuttavia delle riflessioni di carattere giuridico ed etico possono essere proposte considerando la gravità dell’evento.

In primo luogo e preliminarmente una notazione di carattere storico, dato che risulta falsa l’idea che quello del Belgio sia il primo caso di eutanasia infantile al mondo; in senso assoluto non lo è, vista l’esperienza maturata sotto il regime nazionalsocialista in cui molto si usò e si abusò della pratica dell’eutanasia infantile, come riporta la storica Alice Ricciardi von Platen: «La scelta della tecnica per l’uccisione pietosa era lasciata al medico inviato da Berlino, il quale aveva certamente ricevuto direttive nel senso di praticare trattamenti volti all’addormentamento[…]. Un bambino fortemente idrocefalo, con una ridotta capacità di vita, può essere addormentato già con una dose di Luminal inferiore alla dose massima, mentre per un bambino in migliori condizioni cardiache è necessaria una dose maggiore di Luminal e se la somministrazione è continua, è sufficiente la dose massima per addormentare irreversibilmente il piccolo paziente. Nell’arco di alcuni giorni il bambino dorme molto tranquillamente e non muore per avvelenamento[…]. Il bambino muore per il sopravvenire di un ristagno polmonare e quindi per le complicazioni cardiache e polmonari: di questo muore».

In senso relativo, in quanto già da un decennio in Olanda sono attivi i cosiddetti “Protocolli di Gröningen”, varati ad opera del dott. Eduard Verhagen, per la soppressione volontaria di minori che versano in stati patologici cronici, ingravescenti o terminali, ma le cui “maglie” sono così effettivamente ampie da poter giustificare un qualunque motivo, compreso il disagio psicologico.

Ciò considerato in chiave storica vi sono almeno due motivi principali per cui l’eutanasia, specialmente quella infantile, risulta essere sostanzialmente anti-giuridica nonostante l’ordinamento di uno Stato l’abbia legalizzata.

Il primo motivo è di carattere giuridico e riguarda il principio di autonomia che spesso viene invocato quale elemento portante della legittimazione dell’eutanasia.

Come ha puntualizzato Derek Humphry, infatti, «è questo l’obiettivo ultimo per la nostra società occidentale: combattere per la più estrema delle libertà civili, il diritto di scegliere quando e come morire».

Nel caso dell’eutanasia infantile, però, proprio il principio di autonomia viene leso dalla stessa pratica eutanasica, non solo e non tanto perché un minore non è in grado di valutare correttamente la portata della propria malattia e quindi dell’eutanasia, ma in quanto essa è applicata su richiesta dei genitori, quindi secondo una logica di eteronomia e non già di autonomia.

Viene da chiedersi, tuttavia, se effettivamente sia possibile immaginare un diritto dei genitori di disporre della vita e della morte dei propri figli.

In una società, in cui il diritto viene identificato con il potere del più forte, in questo caso i genitori, la risposta non può che essere affermativa, ricalcando, del resto, lo stesso schema valoriale del caso dell’aborto, come ricorda di recente lo stesso Verhagen a proposito di eutanasia neonatale: «L’eutanasia perché non dovrebbe essere ammissibile come alternativa all’interruzione di gravidanza nel secondo trimestre?».

Sotto l’aspetto etico, invece, non si può fare a meno di rilevare che la soppressione di un minore affetto da una qualunque patologia, oltre che riproporre in chiave liberale e privatistica la mentalità eugenetica che tra XIX e XX secolo era stata pensata come facoltà pubblica delle istituzioni statali per preservare l’integrità biologica della società, trasforma e deturpa il ruolo del medico proprio a discapito dei più fragili in assoluto, cioè i minori in stato di malattia.

Il medico, infatti, nel caso si prestasse a somministrare la morte tramite eutanasia infantile sovvertirebbe l’ordine del rapporto fondato sull’alleanza terapeutica e, in sostanza, l’etica della cura, cioè quella per cui è chiamato ad agire per l’altro e non contro l’altro, cioè per vita altrui e non contro la vita d’altri.

Ecco perché il padre della medicina occidentale, Ippocrate di Kos, ha così sancito nel suo celebre giuramento: «Farò uso delle misure dietetiche per il giovamento dei pazienti secondo il mio potere e il mio giudizio e mi asterrò da nocumento e da ingiustizia. E non darò neppure un farmaco mortale a nessuno per quanto richiesto né proporrò un tale consiglio».

L’eutanasia infantile, insomma, si dimostra sostanzialmente illecita tanto sotto l’aspetto etico, quanto sotto l’aspetto giuridico, perfino se è una legge di uno Stato ad averne sancito la possibilità, poiché non tutto ciò che la legge consente è di per se stesso giusto secondo quanto tramanda la tradizione giuridica occidentale che da Antigone in poi non fa più coincidere il diritto con il comando dell’autorità, ma con quello della ragione e della natura.

Non a caso Tommaso d’Aquino ha insegnato che: «Perciò una norma ha vigore di legge nella misura che è giusta. Ora, tra le cose umane un fatto si denomina giusto quando è retto secondo la regola della ragione. Ma la prima regola della ragione è la legge naturale. Quindi una legge umana positiva in tanto ha natura di legge, in quanto deriva dalla legge naturale. Ché se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge, ma corruzione della legge naturale».

L’eutanasia, specialmente quella infantile, in conclusione, costituisce l’eutanasia del diritto stesso poiché sostituisce alla ragione l’arbitrio dimenticando, esizialmente, la preziosa ed insostituibile lezione di Sergio Cotta: «Il diritto non può violare il principio della inviolabilità dell’innocente senza negare la propria essenza di regola giusta per trasformarsi in violenza. Là dove per legge (in questo caso, davvero, atto di pura “volontà politica”, come si usa dire oggi) diventa lecito uccidere un innocente, s’instaura infatti l’arbitrio, ossia la licenza di compiere o di non compiere a proprio piacimento un atto dannoso per altri».

Foto da Shutterstock

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    49 commenti

    1. marco

      “persone consapevoli e coscienti che decidono per se stesse”?! Mi pare che stiamo parlando di qualcuno che ha deciso non per se stesso ma per un altro, minorenne. E ha deciso di eliminarlo, in base a criteri suoi: li si che “è così perchè lo dico io”.
      Lei (Elisa Lombardelli, Università degli Studi di Macerata Giurisprudenza) mi dirà che c’è una legge per cui è tutto a posto. Invece non è a posto un bel niente, perché non si uccidono le persone, stop.
      Anche i nazisti, che adesso nella tomba sorridono compiaciuti di vedere realizzato il loro disegno, operavano in base alla legge.

    2. clemente

      “farlo smettere di soffrire”… La solita falsa argomentazione pietista per sostenere l’ eutanasia.
      Ma chi ha detto che la morte fa smettere di soffrire? Potrebbe essere che non sia affatto vero. Anzi che la morte si la sofferenza più estrema….
      Sai allora che bella fregatura commini al tuo “amato” parente….

    3. Riccardo

      Incredibile. Sembra che la libertà individuale cominci ad esser calpestata a cominciare dal soggetto più debole ed indifeso. Cosa dice il telegenico Jorge Mario Bergoglio?

    4. Pierangelo

      Io, da cattolico, infatti non mi opporrei se fosse approvata la legge sull’eutanasia anche in Italia, perchè non posso ovviamente decidere per gli altri. Io non ricorrerò all’eutanasia e non la provocherò su nessuno, però penso sia fondamentale che ogni persona possa esser libera di decidere per sè.

      1. Questo pensiero non è cattolico: il cattolico si deve adoperare affinché la dottrina sociale della Chiesa sia applicata in ogni ambito della vita civile. Rendere libero l’errore e la mostruosità (come nel caso di divorzio, aborto e fecondazione assistita) non è cattolico: è satanico, in quanto parte da una visione della libertà di coscienza non rettamente formata e, pertanto, fuorviante. Il cattolico ha il dovere di sostenere il bene pubblico (che ovviamente non può consistere in una rinuncia al Cristo in nome di una “laicità” che è solo pubblico agnosticismo) e di combattere il male, male che non è tale solo per il cattolico ma per tutta la società.

        1. Pierangelo

          Caro EquesFidus, lei è in torto, applicare la dottrina cattolica in ogni ambito della vita civile vuol dire desiderare una teocrazia, che è una forma di governo contraria ai principi democratici. Io come cattolico sono invece obbligato a rispettare i pensieri, le opinioni e la libera determinazione di ognuno, quindi non posso obbligare gli altri alle mie scelte, perchè questo si chiam prevaricare. Il male si combatte ma non certo con le crociate.

          1. felpa

            Valori come la difesa della vita sono umani, non cristiani. E si difendono dovunque, e con tutti i mezzi leciti. Questa è la dottrina cattolica.

          2. paola

            Io sono atea , mai creduto in alcunché che limiti la mia libertà, tantomeno in un Dio che non esiste, ma non posso non vedere l’obbrobrio di questa decisione eutanasica, quello che comporta in rinuncia al bene, sia personale, che comune.
            Non possiamo lasciare ai cattolici la difesa della vita, il sostegno ai malati, l’accompagnamento amoroso alla fine.
            In qualche modo capisco che non uccidere, né istigare al suicidio, è all’altezza dell’uomo.
            Non sarà nessuna legge umana che mi convincerà del contrario.

            1. Francesco

              Scusa Paola, la scelta di metter fine a una sofferenza spetta alla singola persona, come può esser la rinuncia a un bene comune? E poi cosa intendi per bene comune? Perché è chiaro che una persona che sta soffrendo e sa che dovrà morire, vivere quella parte di vita solo ed unicamente nella sofferenza non coincide certo con l’idea di “bene”? E comunque sono questioni personali e a te che una persona decida o meno di accorciare la sua vita non cambia proprio nulla.

            2. felpa

              Falso. Coinvolgi almeno il medico curante. Oltre a dare un messaggio di resa davanti al male e di disperazione. Se sei veramente amato e hai valori veri, non chiedi nessuna eutanasia.

            3. Francesco

              Messaggio di resa? Ma ognuno sarà libero di operare le proprie scelte oppure no? Guarda che qui stiamo parlando di scelte che attengono l’individuo e SOLO lui. Sono scelte che NON limitano nessuna tua libertà, quindi se non ti piacciono non fare tu le stesse scelte e sei a posto.

            4. paola

              Gentile Francesco, pur essendo atea, riesco lo stesso a vedere la vita di una persona come un bene per tutti. Non siamo bestie che non ci interessiamo della vita altrui, né automi che percorrono rotaie indipendenti e che possono falciare chiunque si frapponga sulla strada.
              Nemmeno se quel qualcuno è indotto a richiederlo.
              Dire che si tratti questioni personali è quanto di più nazista abbia mai sentito.
              Lo sterminio degli ebrei era una faccenda personale, forse ?
              Lo sterminio dei malati per me pari è.

            5. Francesco

              A parte i fatto che ho dubbi che lei sia atea, lei è liberissima di considerare la vita “un bene per tutti” ma la vita di un malato allo stato terminale che magari soffre atroci sofferenze, sarà lui a decidere cosa sia “bene” o “male” o vogliamo forse imporre le nostre scelte personali per legge a tutti quanti? Attenzione a fare certi discorsi, altrimenti potrebbe venire qualcuno ed imporre le sue scelte personali (che attengono quindi solo all’individuo) a lei. E non so se la cosa le può piacere…

              Si lasci infine dire una cosa: “Lo sterminio degli ebrei era una faccenda personale?”
              Sta dicendo seriamente o scherza? Come può essere una scelta che attiene solo all’individuo il voler ammazzare qualcuno? Come se gli ebrei avessero implorato di essere sterminati. Se questi sono i vostri argomenti allora avete proprio toccato il fondo.

          3. Eremita

            Ogni tre righe questo signore ci tiene a ricordare a tutti che è “cattolico”.
            Excusatio non petita, accusatio manifesta… 🙂
            Occhio gente che il perché scritto con l’accento grave in barba al correttore automatico è l’asinina firma della trollona in tutte le sue versioni.

          4. Michele

            E se uno stesse per suicidarsi, lei non tenterebbe di fermarlo, anche con le “cattive”? Oppure chiamerebbe carabinieri o vigili del fuoco per bloccarlo? Quasi sicuramente sì, eppure così facendo sta decidendo per la vita di un altro, cioè sta imponendo su un altro la sua volontà. Però in tal caso nessuno parla di libertà individuale violata, benché il suicida stia decidendo per sé e solo per sé.
            Ugualmente nessun magistrato metterebbe sotto processo per violenza privata il carabiniere che si getta nelle acque di un fiume per sventare un suicidio. Eppure anche in tal caso il carabiniere sta limitando la libertà di agire di un altro.

            Se si vuole essere coerenti col principio di autodeterminazione si devono allora accettare anche situazioni inconvenienti come quelle sopra elencate. Non si può dire, pena la contraddizione logica, sì all’eutanasia e poi elogiare chi sventa un suicidio.

            1. Pepito

              Ma Michele, Pierangelo “il cattolico” lo fermerebbe certamente anche con le cattive. Poi, sempre da “cattolico” gli darebbe un passaggio fino in Svizzera dove, da “cattolico”, gli pagherebbe pure la punturina che lo ammazzerebbe.
              Perchè le cose si fanno bene o si lascia stare di farle, che diamine!

              p.s. Ovviamente Pierangelo è cattolico quanto Lo Giudice è mamma.

          5. Ma non dire fesserie, per favore (scusate se insisto a rispondere, ma ci sono persone che non conoscono certi concetti e si fanno abbindolare): anzitutto, “teocrazia” e “Stato in cui la regalità sociale del Cristo è un concetto fondante” non sono sinonimi. Nel primo caso, infatti, si assiste alla frammistione di cariche politiche e religiose; nel secondo, si tratta dell’applicazione di princìpi cristiani (e quindi in ultima analisi realmente umani) nella società. Quindi, l’applicazione dei princìpi di vita cristiani nella società è un dovere del cristiano (come dovrebbe essere ovvio), dato che significa rendere la società più giusta; o sostieni forse che il cattolicesimo non sia giusto, cattolico? Poi, la democrazia è una modalità di governo umano: non sta scritto da nessuna parte che sia una base del vivere cristiano. Se tale modalità di governo non funziona si può sempre cambiare, non è un dogma vivere in uno Stato democratico liberale (il che non significa vivere in una dittatura o in una monarchia assoluta). Infine, come cattolico sei obbligato a rispettare la Legge di Dio, la Santa Dottrina e di detestare il male e fare il bene: sostenere l’eutanasia e la “libera scelta” (per delle cose contrarie a Dio e, quindi, all’essere umano) non è aderire a ciò.
            P.S.: il male si combatte anche con le crociate; questa non è una crociata. Questa è un’ovvietà ed una questione di giustizia, come è una questione di giustizia ed un dovere per il cattolico opporsi a ciò che ho elencato prima, senza nascondersi dietro alla foglia di fico della “autodeterminazione assoluta” (che non esiste da nessuna parte, nemmeno negli Stati di diritto) per celare la propria ignavia quando non compiacimento verso il male.

            1. Francesco

              Che povera, ma veramente povera, idea di democrazia hai. Ma poi non capisco una cosa: se i cattolici devono comunque prima rispettare le leggi di DIo, che gliene può fregare di una legge civile che oltretutto non sono nemmeno obbligati ad osservare? (il ricorso all’eutanasia, per chi non avesse capito, si fa su base volontaria)

            2. angelo

              peccato che alla fine il conto della dolce morte lo pachi lo Stato, cioè tutti noi diventiamo carnefici!

    5. Elisa

      Si dice che il “bambino” in questione abbia 17 anni

      1. Eremita

        Beh, questo cambia tutto.

        1. Elisa

          Eremita, di sicuro dovrebbe essere cambiata l’immagine allegata all’articolo.. se l’età dell’interessato non si conosce, anzi, se si dice che sia addirittura un adolescente, perchè mettere la foto di due teneri piedini di neonato? Per farci scandalizzare? Non è un sito di informazione questo?

          1. Eremita

            Ma guarda, quella favorevole all’aborto si scandalizza a sapere che vengono ammazzati dei bambini.

            1. Elisa

              Sei sempre così pieno di argomentazioni..non ho detto che mi scandalizzo, ho detto che mettere la foto di un neonato in un articolo che parla di un adolescente è solo un modo per suscitare scandalo e rabbia nella gente, e questo è proprio quello che un giornale NON deve fare.

              E quando sciorinate le vostre indispensabili opinioni sull’argomento, fatelo con una consapevolezza: a decidere di porre fine alle sofferenze di questo ragazzo non è stato il Belgio, non

            2. Elisa

              *ma i suoi genitori, che probabilmente lo amavano, e probabilmente hanno sofferto enormemente nel prendere una decisione che, probabilmente, è stata presa nel bene di ciò che avevano di più caro, cioè il loro stesso figlio..

            3. Eremita

              Ma chi li condanna i poveri genitori se la società in cui vivono è talmente infame da supportarli solo quando si tratta di ammazzare?

            4. Elisa

              Da cosa deduci che il Belgio supporti le persone solo quando si tratta di ammazzare? I Paesi europei in cui sono perfettamente legali l’eutanasia e l’aborto sono anche quelli che mettono in atto le politiche più serie in fatto di sostegno economico alle famiglie.. informati prima di parlare… leggiti l’articolo di linkiesta.it su cosa significa crescere un figlio in Danimarca. Non leggere solo gli articoli di Tempi. Lì non fanno come in Italia, in cui di vita e di procreazione si parla tanto, anche a sproposito (vedi fertility day) ma poi non si spende un centesimo. Chi vuole mettere su famiglia ha tutte le risorse per farlo, chi vuole smettere di soffrire e vivere secondo la propria idea di dignità può farlo altrettanto liberamente.

            5. Eremita

              Vede, è questione di logica.
              Se lei suppone che i genitori probabilmente lo amavano, io non posso che supporre che siano costretti ad ammazzarlo da un supporto morale e materiale inadeguato, visto che chi ama non ammazza la persona amata.
              O no?

            6. Elisa

              Quanti sillogismi, dogmi, certezze inossidabili.. e quanto poco valore hanno tutte queste supposizioni davanti all’esperienza.. chi ama non ammazza la persona amata? Chi ama non vuole vedere la persona amata soffrire come un cane! Ci sono malattie che provocano dolori talmente intensi e continui da farti IMPLORARE la morte. Ma come si fa a giudicare?? Provi a mettersi nei panni dell’altro, provi l’empatia, questa sconosciuta. Si parla di una famiglia distrutta, di due genitori, di un figlio gravemente malato che sarebbe morto comunque, di dolori strazianti, cosa vuole farsene dei suoi sillogismi? Pensa davvero che se ci fosse stata un’altra possibilità questi genitori non l’avrebbero colta al volo? Serve un sostegno morale, serve un grande sforzo per convincere una madre a non ammazzare il figlio secondo lei? Non pensa magari che una madre che decide di togliere la vita al suo stesso figlio magari sia spinta da ragioni che nè io nè lei, che abitiamo in un altro Stato e che leggiamo la vicenda da una pagina web, riusciamo a concepire? Limitatevi a parlare della questione da un punto di vista giuridico (se ne siete in grado), risparmiatevi i giudizi personali visto che situazioni come queste, per chi non le vive, sono difficili persino da immaginare.

            7. Eremita

              Non è lei quella Elisa che ha fatto il classico?
              Sa che non sembra affatto leggendo quello che scrive?
              Io mi sono limitato a trarre le conseguenze logiche da quello che ha supposto lei, ovvero che i genitori amavano il defunto.
              Quindi non ci sono dogmi o certezze inossidabili.
              Anzi, no, una certezza inossidabile c’è: la morte.

            8. Daniele

              E’ stato lasciato morire prima che lo uccidesse la malattia terminale. Non si sa quanto gli fosse rimasto, solo che era terminale.

              I genitori avranno preso questa scelta non facile per risparmiargli giorni in piu’ di sofferenza senza alcuna speranza di guarigione.

              Tra le altre cose, la linea editoriale del sito ha obbligato l’autore dell’articolo ad affermare che

              “un minore non è in grado di valutare correttamente la portata della propria malattia e quindi dell’eutanasia, ma in quanto essa è applicata su richiesta dei genitori”

              mentre la legge dice che il minore deve essere capace di comprendere le conseguenze della sua scelta ed essere d’accordo.

              Gia’ a 15 anni, ma forse anche prima, chiunque possa scegliere se vivere solo una settimana, o quattro con sofferenze terribili, sceglierebbe di evitare sofferenze prolungate ed inutili senza comunque avere speranza.

              Sicuramente i genitori ed il figlio / figlia hanno scelto l’eutanasia come male minore per giungere allo stesso risultato finale.

            9. Eremita

              Ma figliuolo caro, non facciamo confusione: se uno è “lasciato morire” non viene ammazzato e quindi l’eutanasia non c’è.
              Suvvia, si concentri.

            10. Michele

              L’empatia, il sentimento, l’esperienza ecc. valgono quel che valgono. Quando si prendono le decisioni, occorre prenderle basandocisi su argomenti razionali, difendibili logicamente, e non emotivi. Molto probabilmente i genitori, pesantemente coinvolti emotivamente nella tragedia del figlio, hanno ritenuto giusto praticare l’eutanasia sulla scorta di motivazioni che non sono da disprezzare (non vederlo soffrire più, ed anche non soffrire più loro stessi) ma che vanno comunque vagliate razionalmente.
              Ad esempio se facessimo della sofferenza (fisica e psicologica) il metro di giudizio dovremmo ad es. giustificare il furto da parte di un genitore indigente, oppure l’omicidio del figlio handicappato, e via discorrendo. Esiti sui quali anche i più accesi “laici” esiterebbero a pronunciarsi in maniera positiva.

              Nel caso specifico risulta difficile pensare che la motivazione fosse il dolore fisico ineliminabile: al giorno d’oggi le cure palliative sono in grado di attenuare sensibilmente dolori fortissimi, né voglio credere che in un paese dagli alti standard di vita quale il Belgio non vengano adeguatamente applicate.
              Verosimilmente la causa è la sofferenza soggettiva di trovarsi in una simile situazione. Di questa, stante l’aleatorietà del giudizio soggettivo, però è impossibile farne un criterio di giudizio: sulla base di questa ogni richiesta di omicidio del consenziente può essere ritenuta valida.

              Se invece si volesse percorrere la strada dell’autodeterminazione volontaristica (che è il vero punto archimedeo delle argomentazioni pro eutanasia) si percorrerebbe comunque una strada senza sbocchi.
              Anzitutto si cade in un circolo vizioso: si fa passare per atto di libertà l’atto eutanasico che, ponendo termine alla vita, elimina la condizione di esercizio della libertà stessa (il classico esempio di colui che sega il ramo su cui è seduto). In secondo luogo se veramente si avesse a cuore l’autodeterminazione individuale occorrerebbe abolire l’art.579 cp, vietare di prestare soccorsi a chi ha tentato il suicidio e così via. Tutte “cose” che i fautori dell’autodeterminazione si guardano bene dal fare, ma sulle quali, se l’autodeterminazione va sempre rispettata, non si può che dare giudizio positivo.

            11. Eremita

              Ancora con ‘sta storia delle “argomentazioni”?
              Cos’è, una fissa tipica degli lgbt o una tecnica puerile per attaccare l’interlocutore?
              Nel merito: a che servono le lenzuolate di argomentazioni se mi basta una riga per sbattervi sul muso le vostre ipocrite contraddizioni?

      2. Pierangelo

        Infatti trovo poco serio utilizzare una foto di un bebè, anche perchè la legge belga richiede che sia il proprio malato a farne espressa richiesta.

        1. carlo

          La domenica, giorno di riposo della redazione, la trollona malefica dà il meglio di sé.
          Il Belgio è out, per te, ascolta quelli che ti vogliono bene, forse gli unici che ti vogliono bene, che non ti manderebbero in Belgio all’istante.

        2. Pierangelo

          Scusate, questi insulti sono rivolti a me? Potrei sapere cosa ho detto di così sconvolgente? Che non bisogna utilizzare un’immagine di un bebè quando si riporta una notizia che riguarda un diciassettenne?

          1. Eremita

            No, il fatto è che ha voluto far credere di essere “cattolico”. 🙂

            1. Pierangelo

              Visto “l’ambientino” mi pareva importante specificarlo.

            2. felpa

              Dimostrando solo di essere, al massimo, un cattolico adulto alla Prodi, cioè eresia pura.

          2. giuseppe

            Quali sono gli insulti, Pierangelo ? Quelli di quel signore che dice :fate schifo e altro ? Qualcosa mi dice che sei sempre tu.
            Mentre consigliarti di non andare in Belgio è un consiglio amichevole, trollona malefica.
            O ti lamenti del “malefica”? A me sembra un aggettivo aggraziato, quasi fiabesco, se consideri che i si potrebbe appellare in ben altro modo, con tutta la fuffa che produci.

    6. ftax

      Scusa, non s’è capito. Che hai detto?
      Qualcosa di sensato?

      1. Filomena Verdi

        ftax, non pretenderai qualcosa di sensato dalla trollona malefica ?
        le va di lusso che ha passato l’adolescenza da un pezzo, comunque in Belgio non le consiglio di metterci manco un piede, si tolgono dai piedi anche le attempate, le è andata bene di vivere in Italia, non sfidiamo la sorte. la trollona malefica è un bene per noi, solo qui è amata per quello che è , accettata per quello che è, nessuno le farebbe quel male che lei auspica per i fragili, lei che è la più fragile.

        1. Sebastiano

          Vabbè, ma sta lontano dal Belgio, hai visto mai…

          1. Io provvederei a bannare questo maleducato e ad eliminarne i messaggi il prima possibile, Redazione.

        2. ennio

          Concordo con Enrico, pagheranno questa legge e pure la legge della nostra eutanasia, vero Enrico ?
          Non vedo l’ora, ci rotoliamo dal ridere ah ah ah

          1. felpa

            Ridi, ridi…Non a caso Charlie Hebdo vi rappresenta fedelmente.

    I commenti sono chiusi.