
Eutanasia in Belgio, nuovo record di morti (sempre più giovani)

Nuovo record di casi di eutanasia in Belgio. Secondo il comunicato diffuso dalla Commissione federale di controllo e valutazione, nel 2021 sono morte con l’iniezione letale 2.699 persone, un numero mai raggiunto, in aumento rispetto ai 2.444 morti del 2020 e ai 2.659 del 2019.
Sempre più morti, sempre più giovani
In attesa del rapporto dettagliato, che verrà pubblicato più avanti dal governo, i dati contenuti nel comunicato confermano una tendenza inquietante: la “buona morte” viene scelta da persone sempre più giovani, affette da malattie terminali ma anche comuni polipatologie dovute all’avanzare dell’età.
Se infatti la maggior parte dei cittadini che ha avuto accesso all’eutanasia aveva più di 70 anni, un terzo (32,2%) ne aveva meno di 60. Se il 62,8% ha chiesto di morire a causa di un cancro, una persona su cinque (17,7%) lo ha fatto a causa di polipatologie croniche tipiche dell’età avanzata ma non letali, come la perdita progressiva della vista o dell’udito, l’artrite o l’incontinenza.

Eutanasia anche a chi non vuole
In circa il 20% dei casi, a spingere i pazienti a richiedere l’eutanasia è stata una sofferenza psicologica e non fisica. Cinquanta persone, il 2% dei casi circa, sono state uccise per problemi legati alla psiche come depressione, demenza, schizofrenia, autismo, o per problemi cognitivi come l’Alzheimer. Nell’1% dei casi circa il paziente ucciso con l’iniezione letale non era più in grado di intendere e di volere.
Il caso del Belgio è la dimostrazione che quanto diceva Theo Boer, docente di etica all’Università teologica di Kampen, è inevitabile: «Una volta aperta la porta all’eutanasia, non c’è modo di evitare il piano inclinato e di impedire che l’eutanasia, da eccezionale, diventi la normalità».
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