
Europee, l’indispensabile difesa dell’io
Le notizie inquietanti da cui siamo assaliti in questi giorni, le immagini violente da cui ormai non riusciamo a difenderci, ci portano una volta di più a chiederci quale sia la direzione in cui orientare il nostro giudizio che, più che mai, chiede di essere ragionevole, di vedere il più possibile quello che c’è per ciò che è e, soprattutto, che brama di intuire, almeno, che tutto quanto non finisce in ciò che abbiamo davanti agli occhi. Allora, se è vero che giudichiamo tutto in base alla cosa più bella che abbiamo visto, noi cristiani non possiamo non guardare il momento presente, la storia personale e del mondo, senza cercare di cogliere i segni della presenza del Mistero fatto uomo. Anche chi non lo riconosce ne vive il riflesso nel suo desiderio umano, nella sua domanda di verità, di giustizia, di bellezza. Questa domanda di verità è il punto di giudizio che, invece di chiuderci in momenti così duri, ci apre a chiunque senta il desiderio di bene che ha dentro.
Allora guardiamo la storia, il mondo, questo nostro continente europeo, fin nel frangente delle prossime elezioni, domandandoci dove viva un uomo che mostri la vittoria della sua tensione al bene, in qualche modo, diventando suoi alleati e affermando così la positività per chiunque.
Il giudizio storico non è altro che leggere nella realtà i riflessi dell’esperienza che facciamo. Non si tratta di imparare delle categorie, ma di compiere il proprio percorso personale cercando di rintracciare la positività vissuta nell’esperienza.
La radicalità del cambiamento richiesta in questo momento, non riguarda innanzitutto chi detiene il potere, ma consiste nell’aiuto a sostenere e far rinascere l’esperienza di bene, di buono, di bello, ovunque sia presente. 1500 anni fa, gente come noi, incontrando S. Benedetto, non pensava innanzitutto a puntellare il potere, ma costruiva, con fiducia e dedizione. Dopo due, tre secoli si integrò con quelli che erano gli integralisti di allora, gli Unni, i Vandali, i Sassoni, gli Angli, che avevano distrutto l’Europa massacrando migliaia di persone, dando così inizio all’Europa cristiana.
La battaglia di queste elezioni europee è la battaglia del nostro io, dell’esperienza del nostro io che scopre che tutta la realtà può essere giudicata dall’esperienza che si vive; che non ci sono conseguenze irrilevanti; che c’è un avvenimento che coinvolge e ha rapporto con tutto se questa positività, come esperienza e come metodo, diventa oggetto continuamente ricercato del nostro sguardo e se la nostra unità diventa un punto su cui approfondire un giudizio comune.
Vivremo in modo utile queste elezioni se saranno un esempio di tensione alla positività, di apprendimento, di documentazione di ciò che di bene ci è capitato.
Allora potrebbe capitare che invece di consistere solo in una propaganda fatta per qualcun altro, queste elezioni siano un punto di difesa della concezione con cui si vive, di difesa del nostro io.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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