
Europa, stavolta ha ragione l’Umberto
Ma è davvero così becero, così anacronistico e strampalato l’euroscetticismo di Umberto Bossi? O invece il senatùr-ministro sta bissando la propria vicenda politica di quindici anni fa, quando, coi toni e coi modi che sappiamo, lanciò nel dibattito politico la “questione settentrionale” e l’istanza federalista? Per anni la classe politica se la cavò dandogli del mentecatto e del razzista, dopodiché riconobbe che “la Lega pone problemi reali”. Oggi tutti fanno a gara nel dirsi federalisti e adepti di una fiscalità più favorevole alle imprese. Con la questione europea finirà allo stesso modo.
Stiamo ai fatti. L’Unione europea non è fatta solo di moneta unica (una scommessa che speriamo tutti di vincere, ma sul cui esito non vi sono certezze) e di preziosi fondi strutturali. E’ fatta anche di migliaia di direttive sull’omologazione degli standard che sembrano fatte apposte per favorire le grandi imprese tedesche e francesi (queste ultime in gran parte controllate dallo Stato) rispetto alle piccole e medie imprese tipiche del tessuto economico italiano (e non solo nell’Italia del nord). E’ fatta di progetti centralistici e molto poco democratici come il Superstato europeo, che generalizzerebbe il modello federale tedesco (molto poco federale) su scala europea, sostituendo ai Länder gli attuali stati nazionali e al governo federale di Berlino la Commissione di Bruxelles; con grande penalizzazione dei sistemi economico-politici di scala regionale, proprio quelli dove l’Italia è forte (vedi il rating assegnato alla Lombardia da Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, migliore di quello attribuito all’Italia) e grazie ai quali è competitiva sul mercato globale. O come il costituendo “esercito europeo”: in che rapporti starà con gli eserciti nazionali? Come rientrerà nel dispositivo Nato? La Commissione europea deve difendersi da qualcuno? O vuole dichiarare guerra a qualcuno? Mentre attenderemo una risposta a queste domande, le grandi industrie degli armamenti lucreranno commesse per miliardi di euro dalle casse pubbliche (vedi l’affare dell’Airbus 400), e questo forse è l’unico senso dell’operazione. E non è un po’ strano che proprio il governo del Belgio (paese i cui cittadini stanno alle barzellette francesi come i carabinieri a quelle italiane), cioè del paese che trae più benefici dall’ipertrofia della burocrazia tecnocratica della Ue, sia sempre il più isterico nelle reazioni al nuovo corso italiano? Ancora un po’, e Bruxelles finirà per prendere nell’immaginario degli italiani il posto di “Roma ladrona”. E toccherà dare ragione, per la seconda volta nel giro di una generazione, a Bossi il precorritore dei tempi.
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