
Scuole, chiese, negozi, ristoranti travolti dall’odio anti-russo

Molestie, minacce, aggressioni verbali, atti vandalici, incidenti e non solo: a metà marzo, scrive la Deutsche Welle (Dw), l’Ufficio federale di polizia criminale (Bka) aveva registrato almeno 500 segnalazioni di attacchi di matrice politica contro le comunità russa e ucraina in Germania, «la stragrande maggioranza» dei quali ha interessato i russi, tutti seguenti l’invasione.
Vandalizzata la chiesa russa (che aiuta gli ucraini)
Nel quartiere berlinese di Charlottenburg sono state lanciate bottiglie contro le vetrate di una chiesa russa ortodossa utilizzata come rifugio di emergenza per i rifugiati ucraini. Nel quartiere Marzahn della capitale, qualcuno ha cercato di appiccare il fuoco a una scuola russo-tedesca. A Bonn, una scuola russa è stata bersagliata da telefonate piene di minacce. A Oberhausen la vetrina di un negozio di alimentari russo-polacco è stata sfondata, le mura imbrattate di graffiti pieni di ingiurie.
Molti esercenti hanno deciso preventivamente di eliminare prodotti russi dagli scaffali o dal proprio catalogo: «I nostri gnocchi sono prodotti a Norimberga, il tworog viene dalla Polonia, il latte condensato zuccherato La sgushenka è prodotto in Olanda, il ryazhenka viene dalla Lituania, le salsicce “russe” sono prodotte in Baviera, la birra proviene dal birrificio danese Carlsberg o da Anheuser-Busch e i nostri pasticcini e dolci sono prodotti in Ucraina», si è trovato costretto a specificare Mix markets, catena con circa 330 negozi in tutta Europa, annunciando che non offrirà più prodotti alimentari made in Russia.
Il prof di Colonia all’alunno: «Alzati e condanna Putin»
Si stima che in Germania vivano circa 6 milioni di persone di lingua russa. La maggior parte di loro sono cittadini tedeschi, provenienti dall’ex Unione Sovietica, in gran parte da Russia, Ucraina e Kazakistan, considerati simpatizzanti dell’AfD prima della guerra, e ora trattati alla stregua di complici di Putin. Roman Friedrich, un assistente sociale al lavoro nel quartiere Chorweiler di Colonia per accogliere i profughi ucraini ha raccontato alla Dw a inizio marzo di essere estremamente preoccupato per la situazione: «L’episodio che mi ha scioccato di più è stato quello di un insegnante in una scuola elementare che ha chiesto a un bambino russo di alzarsi in piedi davanti all’intera classe e prendere chiaramente le distanze dalle politiche di Putin».
Nato in Russia, e con una nonna ucraina, Friedrich ha ricevuto innumerevoli segnalazioni di “incidenti” avvenuti a Colonia, «un ragazzo russo in una scuola superiore è stato trattenuto e picchiato dai suoi compagni di classe. Una donna polacca è stata scambiata per una russa e molestata in un negozio di ferramenta. Ogni giorno, la gente dice di essere assillata nei luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici, nel cortile della scuola», scrive la Dw, ricordando che «questa non è ancora una tendenza ma il numero di casi è in aumento». Casi che se da un lato alimentano la propaganda russa, dall’altro stanno portando milioni di cittadini a percepirsi come delle «vittime e isolarsi ancora di più».
I bambini della scuola russa di Bonn chiamati «assassini»
Narina Karitzky, russa di origini armene, ha fondato una scuola di lingua russa a Bonn nel 2011. È frequentata dai bambini di circa 500 famiglie ma per i vicini oggi è «una vergogna»: «Assassini», urlano al telefono ai suoi insegnanti. I ragazzi hanno paura di parlare russo sugli autobus, molti genitori voglio ritirarli da scuola, «hanno paura che accada qualcosa ai loro figli». L’istituto è frequentato anche da bambini ucraini e in molti le hanno chiesto di prendere posizione contro la guerra. Karitzky ha quindi condannato l’invasione ufficializzando le sue dichiarazioni con una lettera al sindaco di Bonn.
Per tutta risposta l’esibizione dei suoi studenti prevista in un museo della città è stata cancellata: «Ritiriamo l’invito per motivi politici», recitava il messaggio. Il museo si è poi scusato ma l’episodio è significativo. «Non è possibile che tutti i russi siano ritenuti responsabili delle azioni di Mosca. Lo stato di diritto deve essere applicato, la società deve combattere in modo attivo e deciso contro tali sviluppi», ha sottolineato Friedrich, invitando i politici tedeschi a proteggere le comunità russe.
In Olanda non ci sono russi “buoni”
Anche in Olanda, come ben scriveva il professor Gary Saul Morson su First Things (ripreso da Tempi qui), si stanno registrando episodi preoccupanti. Un negozio specializzato nel commercio di alimenti da molti paesi dell’Est Europa, ribattezzato “supermercato russo”, è stato vandalizzato; una chiesa russa che serve cristiani ortodossi provenienti da diversi paesi e che sta raccogliendo soldi per il popolo ucraino è stata imbrattata; una scuola di lingua russa, la lingua delle persone istruite in diverse ex repubbliche sovietiche, che tra i suoi iscritti annovera studenti estoni, uzbeki e ucraini, ha subito intimidazioni.
Molti russi che si oppongono all’invasione sono diventati a tutti gli effetti profughi ma la gente non ammette distinguo tra “buoni e cattivi”. Il primo ministro Mark Rutte è stato costretto a invitare gli olandesi a evitare le violenze verbali contro di loro, il sindaco di Amsterdam a spiegare: «Abbiamo un problema con Putin e lo Stato russo, non con la popolazione russa o i russi residenti ad Amsterdam… Questa guerra non deve portare a discriminazioni». Tuttavia le “cancellazioni” sempre più eclatanti e famose non coinvolgono solo esponenti del mondo della cultura e atleti dello sport.
Ai ristoratori russi: «Vattene da Londra, fottuta feccia»
Di vero e proprio “odio anti-russo” ha parlato il Washington Post segnalando le minacce pervenute allo chef russo Alexei Zimin che pure sta donando parte delle entrate del suo ristorante londinese per sostenere il lavoro della Croce Rossa con i rifugiati ucraini e pubblicando messaggi contro l’invasione. «In tutta Europa, le persone che non sono coinvolte nella guerra vengono prese di mira e rimosse dai loro incarichi», ha affermato Aleksandra Lewicki, sociologa dell’Università del Sussex. «C’è la sensazione di un chiaro nemico: sono i russi, di ogni ceto sociale, ad essere presi di mira da crimini di odio razzista e commenti sprezzanti».
Per un professore di Praga che annuncia sui social che non avrebbe più insegnato a studenti russi (poi ha cancellato il post) c’è un primo ministro Petr Fiala che ha denunciato attacchi ai bambini russi nelle scuole elementari ceche, e ci sono negozi e ristoranti che appendono cartelli, «Non serviremo occupanti russi e bielorussi» o chiedono il superamento di una “prova morale” per accoglierli a tavola. Come recita l’avviso appeso in un ristorante nel quartiere Zizkov di Praga: «Prima che inizi a prestarti attenzione, devi affermare che Putin e Lukashenko sono assassini di massa. Poi ti scuserai per loro e mostrerai rimorso. Solo allora ti sarà permesso di ordinare». A Londra i ristoratori russi ricevono dai 30 ai 40 messaggi d’odio, messaggi come quello fatto ascoltare ai giornalisti del Wp: «Vattene dal nostro fottuto paese prima che ti bruciamo, fottuta feccia».
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