
Cartolina dal Paradiso
La laica devozione di Ettore Bernabei, un cristiano nel mondo ma non mondano
Pubblichiamo la rubrica di Pippo Corigliano contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
L’insegnamento di Ettore Bernabei è destinato ad essere valido nel tempo. Mancano modelli di laici che siano uomini di Dio (cioè santi) e nello stesso tempo uomini del mondo, nel senso pieno, non mondani. Oggi ci troviamo davanti la realtà di un cristianesimo sbiadito, almeno dalle parti nostre, in Italia e in Occidente.
Sentiamo la nostalgia del clima spirituale dei primi cristiani ben espresso negli Atti degli Apostoli. Erano uniti: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune» (At 4,32). Viene descritta la generosità di molti che vendevano ciò che avevano e lo mettevano a disposizione della Chiesa. Una generosità che fa comprendere il livello di coinvolgimento nel messaggio di Gesù. Aquila e Priscilla, marito e moglie, furono in grado di completare la formazione cristiana di un intellettuale giudeo di nome Apollo: «Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggior accuratezza la via di Dio» (At 18,26).
Come siamo lontani da questi livelli di formazione e di rapporto intenso con Dio! Ebbene Bernabei mi ha fatto capire che oggi tutto questo è possibile. Ci sono oggi tante anime votate interamente a Dio da cui c’è tutto da imparare. L’originalità e l’esemplarità di Bernabei è aver vissuto questo stesso spirito essendo un uomo professionalmente impegnato.
Foto Ansa
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