
Etichette infinite, l’Ue ci condanna a indossare rotoloni Regina
Avete mai notato quanto sono diventate estese le etichette nei nostri adorati capi appena acquistati? Le indicazioni di lavaggio, stiratura e conservazione dell’abito sono sempre più dettagliate, e il lembo di stoffa sul quale sono esposte occupa sempre più spazio. Tanto da diventare invadenti a contatto con la pelle e far diventare necessario un taglio di forbici netto.
DALL’ANNO PROSSIMO. Dal 2014 però la situazione peggiorerà, le etichette si prenderanno sempre più spazio nelle nostre t-shirt a causa di una legge dell’Unione europea. La direttiva 1007/2011 sancisce infatti che dovranno comparire, all’interno del prodotto tessile, le spiegazioni in 23 lingue. Le aziende si sono dette ovviamente scettiche all’idea di inserire questo bigino tra i tessuti, ma devono adeguarsi, e probabilmente sarà anche necessario ritirare i capi che non hanno ancora questa etichettatura per sostituirla con una a norma.
23 LINGUE. Un portavoce di Marks e Spencers, grande magazzino inglese, si dichiara stupito, pensando che fossero già sufficienti le 12 lingue da loro impiegate per spiegare le istruzioni del capo. «Oltre tutto molte lingue europee sono simili, a cosa servirebbe una dicitura in lingua maltese se in Gran Bretagna la percentuale di questi cittadini è minima?». Molte aziende stanno invece lavorando per creare un nuovo tipo di etichetta, non più sporgente ma adesiva sul tessuto, di modo da essere removibile facilmente. La commissione europea per il momento ha negato questa possibilità, ma ci sarà battaglia. Forse alla Ue cercano modi occulti per insegnare le lingue ai pigri europei.
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