L’etica come orientamento negli ambienti digitali

Vincenzo Ambriola (Università di Pisa) reagisce al saggio di Adriano Fabris sull'ecologia degli ambienti digitali pubblicato su "Lisander", il substack nato dalla collaborazione tra Tempi e Ibl

Foto di rupixen su UnsplashAdriano Fabris identifica con lucidità e precisione il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella società attuale, evidenziandone le opportunità ma anche i rischi correlati. Lungi da assumere un atteggiamento negativo e proibizionistico, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, auspica la necessità di «governare nella giusta misura le opportunità a cui essi [i dispositivi mobili] danno accesso».

Facendo riferimento a questa opportunità afferma che «tali dispositivi non solo permettono di comunicare, non solo ci offrono applicazioni per ogni esigenza, ma ci aprono mondi» e, seguendo questa linea di ragionamento, osserva che questi mondi «si affiancano e si sovrappongono all’ambiente fisico in cui ci collochiamo con il nostro corpo». Si entra così nel cuore dell’articolo, che Fabris riassume in poche ma chiare parole: «dobbiamo imparare a governare il rapporto tra questi diversi ambienti», quello fisico e quello digitale, e dobbiamo gestire questa novità fenomenologica «da un punto di vista etico».

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