
Aggiornatevi, l’eterosessualità è passata di moda

Parigi. Nel 2020, sul giornale online parigino Mediapart, apparse un articolo intitolato “L’eterosessualità è pericolosa”. A firmarlo fu il “filosofo” spagnolo Paul B. Preciado, nato Beatriz Preciado, secondo cui Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti non sono democrazie, ma «machocrazie», «dove la violenza viene esercitata su tutte le donne e su tutti i corpi non binari e non eteronormativi, cis o trans», e dove l’unica possibilità per emancipare uomini e donne è la «diseterosessualizzazione delle relazioni»: l’abbandono dell’eterosessualità. Preciado, considerato un maître à penser dalla galassia benpensante-progressista di Libération e di Internazionale, aggiunse che la colpa dei femminicidi nelle società occidentali è da attribuire alle relazioni eterosessuali: «Le donne sono oggetto di violenza perché, culturalmente, sono messe in una posizione subalterna rispetto all’uomo etero-patriarcale».
“Uscire dall’eterosessualità”
Sulla scia di quell’articolo, in questi giorni Le Monde ha pubblicato la riflessione di una scrittrice femminista molto in voga a Parigi, Maïa Mazaurette, intitolata “Come si può essere ancora eterosessuali?”. L’autrice, nell’articolo, invita i suoi connazionali a uscire dal «rigido quadro» della cultura eterosessuale e ad ampliare il repertorio per una sessualità «più appagante»: perché l’eterosessualità è desueta. «Il fatto che alcuni di noi beneficino di un repertorio sessuale più ampio, più divertente e più frequentemente utilizzato dovrebbe ispirare le persone eterosessuali. E invogliarle a raccogliere la sfida», scrive Maïa Mazaurette.
Citando vari libri, tra cui Sortir de l’hétérosexualité (Uscire dall’eterosessualità) di Juliet Drouat, Comment devenir lesbienne en dix étapes (Come diventare lesbica in dieci tappe) di Louise Morel e King Kong Théorie di Virginie Despentes, la femminista francese denuncia i limiti dell’eterosessualità e del «sistema eterosessuale». Tra questi limiti, per esempio, ci sarebbe «lo scarso numero» di partner che gli eterosessuali hanno durante la loro vita rispetto agli omosessuali. «Per quanto riguarda il numero di partner, gli eterosessuali sono in ritardo: a Parigi, per esempio, l’80 per cento degli omosessuali ha avuto più di dieci partner nella propria vita, mentre tra gli eterosessuali la percentuale è del 37 per cento. Lo stesso scarto è presente tra le donne: il 44 per cento delle lesbiche ha avuto più di dieci partner, mentre tra le eterosessuali la percentuale è del 23 per cento (Ifop/Cam4, 2017)», sottolinea la Mazaurette.
«Eliminare gli uomini dalle nostre menti»
E ancora: «La critica al sistema eterosessuale si unisce a un’aspettativa immediata e concreta: avere una vita più dolce… e una sessualità più appagante». Ciò che la scrittrice vuole mettere in discussione con questo articolo è la cosiddetta “eteronormatività”, «ossia il quadro estremamente rigido attraverso cui la cultura eterosessuale allinea i suoi codici sulla riproduzione: un pene, una vagina, una penetrazione». Il problema è che il discorso di Maïa Mazaurette è tutt’altro che isolato.
Nei salotti televisivi parigini, infatti, si aggira da un po’ di tempo la femminista radicale Alice Coffin, fondatrice dell’Association des journalistes Lgbti, che nel 2019 ha sostenuto la petizione “Interdire l’heterosexualité”, volta a organizzare una referendum per vietare l’eterosessualità. La stessa, nel 2020, ha dato alle stampe Le Génie lesbien, nel quale scriveva che, per combattere il sistema patriarcale, «bisogna eliminare gli uomini dalle nostre menti, dalle nostre immagini, dalle nostre rappresentazioni». L’eterosessualità, a Parigi, è roba da noiosi passatisti.
Foto Ansa
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