Caso Ablyazov. Rocca: «Un pasticcio. Ma prendersela solo con Alfano è ridicolo»

Di Francesco Amicone
19 Luglio 2013
«Della signora kazaka e di sua figlia, non frega niente a nessuno». A Repubblica e media non interessa l'espulsione dei congiunti di Ablyazov, ma soltanto far cadere il Governo Letta

«Imputare tutte le colpe dell’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia al ministro degli Interni è ridicolo». Per Christian Rocca, giornalista e direttore di IL, mensile del Sole 24 Ore, la vicenda che ha coinvolto il gabinetto del Viminale «è un grosso pasticcio, una stupidata italiana. Si sono verificate numerose violazioni».
Rimpatriata in Kazakistan a fine maggio, dopo un blitz nella loro villa romana, la famiglia del dissidente kazako, ricercato dall’Interpol per reati fiscali, Mukhtar Ablyazov, ora sarebbe impossibilitata a muoversi da Astana.

Oggi, al Parlamento, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha confermato che il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha saputo soltanto all’ultimo della vicenda. 
In questo caso, ha ragione Matteo Renzi a dire: “Se Alfano sapeva, male; se non sapeva, peggio”. Il ministro degli Interni è sicuramente responsabile di quello che accadde al Viminale, tra il 28 e il 29 maggio scorsi. Però intendiamoci: della signora kazaka e di sua figlia non frega niente a nessuno. Il caso è stato montato da Repubblica, dopo un intervento di Ablyazov sul Financial Times, soltanto a luglio, cioè a più di un mese dai fatti, con l’unico scopo di far cadere il governo, attaccando il ministro degli Interni.

Il capo di Gabinetto del ministero, Giuseppe Proccaccini, si è dimesso, dichiarandosi in parte responsabile. Come è potuto accadere che il ministero abbia ignorato che Alma e sua figlia avessero la possibilità di ricevere l’asilo politico?
Si è trattato di un pasticcio. Di un’operazione illegittima, anche se formalmente legale, che come esito ha avuto l’indebolimento del Governo. Da parte italiana, l’espulsione è stata sicuramente una mossa controproducente. L’obiettivo era prendere Ablyazov, non la sua famiglia. Purtroppo hanno pesato le interferenze da parte dell’ambasciata kazaka, che avrebbe addirittura dettato le linee da seguire alla nostra polizia. Questo è il fatto grave: il quadro di quanto successo al Viminale è poco rassicurante. Però, ribadisco, riversare tutte le colpe su Alfano è ridicolo. L’espulsione di Alma e di sua figlia è stata legittimata dall’intervento di funzionari del Governo, della Polizia e dall’approvazione di ben quattro magistrati.

Emma Bonino ha parlato di «figuraccia internazionale» dell’italia.
Bonino ha anche detto: «Da quando ne sono venuta a conoscenza, quasi non mi sono occupata d’altro». Mi chiedo perché all’indomani del caso, il 31 maggio, quando la Farnesina fu informata, il ministro degli Esteri non abbia detto nulla. Se è rimasta così contrariata, perché non ha richiamato l’ambasciatore kazako? Perché non lo ha espulso? Una cosa di questa portata, in cui è recentemente intervenuta anche l’Onu, avrebbe dovuto destare la curiosità del nostro ministro degli Esteri, che è sempre molto attento al rispetto dei diritti umani.

Alfano non dovrebbe dimettersi?
Non è ancora chiaro cosa è successo. Quello che è facile dimostrare è che il caso mediatico aperto a luglio non è altro che un’operazione giornalistico-politica contro Alfano e Silvio Berlusconi, per minare l’alleanza fra Pd e Pdl e, forse, far cadere l’Esecutivo. Ma come ha ricordato ieri Giorgio Napolitano, questo è l’unico governo possibile.

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