
Memoria popolare
L’«esperienza esaltante» del Movimento Popolare a Catania

Tra le prime città in cui si diffuse l’esperienza del Movimento Popolare vi fu certamente Catania. Già prima dell’estate del 1975 si tennero alcune riunioni preparatorie e venne diffuso un primo documento programmatico. Ad ottobre si tenne la prima manifestazione di lancio e nel giugno dell’anno seguente, in occasione delle elezioni politiche, vi fu la prima partecipazione a una competizione elettorale.
Il ruolo chiave di monsignor Ventorino
Il promotore e l’artefice di tutto fu certamente fin dall’inizio monsignor monsignor Francesco Ventorino (soprannominato don Ciccio), che era stato il responsabile di Gioventù Studentesca prima e di Comunione e Liberazione poi. Aveva già una lunga esperienza per aver guidato la Fuci fino all’inizio degli anni Ottanta e per essere stato rettore del Seminario arcivescovile fino a qualche anno prima. Aveva quindi una approfondita conoscenza e una pluralità di rapporti consolidati nel tempo con gran parte del laicato cattolico catanese, in modo particolare con coloro che dopo il 1968 non avevano fatto la scelta politica della militanza nelle formazioni politiche della sinistra e vivevano, seppur con grande sofferenza, la vita e l’esperienza politica dentro la Dc locale.
A un gruppo di adulti e professionisti (l’avvocato Nino Mirone, l’ingegnere Ninni Inserra, già consigliere comunale nelle fila della Dc, le sorelle Italia e Littoria Feltri, assistenti sociali, il sindacalista Vittorio Faro, Saro Condorelli, che sarà poi consigliere comunale, assessore e segretario della Camera di commercio, e molti altri) don Ciccio fece la proposta della costituzione del Movimento Popolare locale affiancando loro un nugolo di giovani liceali e universitari che facevano parte di Comunione e Liberazione.
La presentazione pubblica di Mp nel 1975
Nacque così il momento della presentazione a Catania e a tutta la Sicilia in una grande manifestazione pubblica che si tenne al Palazzetto dello sport catanese l’11 ottobre del 1975. Nella sigla compariva ancora la “C” di cattolico che da lì a poco sarebbe scomparsa in tutta Italia. I presenti ricordano ancora oggi un Palazzetto gremito con oltre duemila persone, provenienti con pullman da molte città siciliane, e una folta presenza di partecipanti catanesi, espressione del mondo cattolico, culturale e politico e istituzionale di tanti schieramenti.
Dopo due canti introduttivi prese la parola Rocco Buttiglione con un intervento sui temi della unità e della valenza politica della comunione. Andrea Borruso subito dopo fece una valutazione sul recente voto amministrativo del 15 giugno precedente, e per ultimo Rino Nicolosi tracciò le linee di impegno del Movimento Popolare. Si trattò certamente di un momento di forte entusiasmo, di un gesto pubblico di impegno e responsabilità dal quale si intuiva sarebbe seguita una più adulta e responsabile presenza nella politica e nelle istituzioni.
Le elezioni politiche del ’76
Il passo successivo non tardò ad arrivare, perché il 20 e 21 giugno dell’anno dopo si tennero le elezioni politiche, quelle nelle quali si temeva potesse accadere il sorpasso del Pci rispetto alla maggioranza detenuta allora dalla Dc. Il grande impegno del Mp in tutta Italia contribuì non poco ad evitare che ciò accadesse. A Catania si decise di scendere in campo e si propose la candidatura come indipendente nelle liste della Dc del preside Francesco Capodanno, persona di grande maturità e serietà, esponente dell’Uciim e quindi conosciuto in tutta la circoscrizione, che comprendeva le province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa.
Nella lettera aperta rivolta agli elettori, rispondendo alla domanda del perché della sua scelta, Capodanno scrisse:
«Pensiamo che, data la gravità e la delicatezza della situazione politica italiana, un’operazione di rinnovamento debba essere fatta senza caricarsi delle pesanti tare della confusione ideologica; debba essere fatta nella chiarezza, e dall’interno di una realtà che non va distrutta solo perché è stata, per diversi anni, malamente gestita».

Dopo seguiva la firma “Movimento Popolare Cattolico”. L’invito al voto recitava così:
«Chi vota per lui esprime nel modo più corretto la sua giusta protesta e incoraggia il Mpc a farsi segno di unità concorde e fattiva tra i Cristiani, per un nuovo discorso che intende rispettare gli altri, ma che non intende rinunziare ai valori sostanziali e perenni proposti dal Messaggio della salvezza».
Saro Condorelli ricorda così quegli avvenimenti: «Francesco Capodanno aveva l’autorevolezza della persona, una storia personale, professionale, umana, straordinaria, per la sua grande capacità di ascolto. Ma in quegli anni nella politica contavi solo se avevi pacchetti di tessere o se avevi, come dire, una platea di persone che ti seguivano. Lui si è caricato sulle spalle il compito, ed è stata un’esperienza durissima, ma che ha dato un senso alle cose che facevamo… Nel ’76 io avevo 16 anni, non votavo, ma anche io, probabilmente scimmiottando, cercavo di convincere le persone che conoscevo non con metodi elettoralistici, ma proprio cercando di dire: “Questa è una proposta, questa è una persona…”. Fu un’esperienza esaltante».
Il rapporto combattuto con la Dc
Il risultato elettorale in termini numerici fu significativo: 33 mila voti quasi tutti acquisiti uno per uno, incontrando gli elettori da Messina a Pachino, in una infinità di incontri in cui si parlava di programma e di prospettive di impegno futuro. Ma la Dc siciliana dell’epoca non aveva certo bisogno di quei voti. Si votava col proporzionale puro e con cinque preferenze. L’elettore andava in cabina elettorale già con le terzine o le quartine suggerite, e i margini erano minimi. I primi degli eletti nelle due circoscrizioni in cui era divisa l’isola raggiungevano i 100 mila voti, quindi gli spazi di intervento e di contrattazione erano veramente pochi. Rino Nicolosi, che avrebbe dovuto garantire un ingresso nel partito, non fu in grado di aprire gli spazi necessari e la disillusione fu grande. Tuttavia, l’impegno dentro e fuori il partito continuò.
Dando seguito alla impostazione nazionale si diede vita a una sezione che si occupò della scuola, che per molti anni coinvolse in tutta la Sicilia moltissimi insegnanti e genitori, e proseguì con maggior impegno la presenza nelle università siciliane attraverso l’esperienza dei Cattolici Popolari, che già nelle elezioni del 1975 avevano raggiunto ottimi risultati in tutti e tre gli atenei isolani.
Qualche anno dopo vi fu un altro appuntamento: la prima elezione per i Consigli di quartiere nelle grandi città. A Catania l’occasione fu colta al balzo e quanti del gruppo iniziale vollero cimentarsi diedero vita ad una scuola di formazione. «Io organizzai», ricorda Saro Condorelli, «un primo corso di formazione per consiglieri, per aspiranti e per consigliere di quartiere che diressi proprio sotto il profilo operativo e organizzativo. Mi candidai insieme ad altri amici e riuscimmo a essere eletti. Ci candidammo naturalmente con la Democrazia cristiana. Noi riuscimmo a infilarci in un meccanismo complesso e a rompere certi equilibri. Per esempio, nella circoscrizione più importante di Catania fui il secondo degli eletti ad appena 20 anni. Non mi conosceva nessuno, se non i miei amici della scuola, del liceo e della comunità».
Il Meeting del Mediterraneo
Dopo non molto tempo le due realtà, quella giovanile di impronta ciellina, e quella più adulta più propensa all’impegno politico diretto, presero strade diverse, seppur idealmente parallele. I ragazzi di Cl diedero vita al primo “Meeting dei giovani”, una kermesse occasione per incontri e dibattiti, e a seguire nacquero le prime edizioni del “Meeting del Mediterraneo”, che sulla falsariga di quello di Rimini rivolgeva la propria attenzione al cosiddetto Mare Nostrum. Un’iniziativa culturale che portò a Catania esponenti del mondo accademico, politico, religioso e della società civile di tutto il bacino mediterraneo nella seconda metà degli anni Ottanta e che organizzò pure un’edizione in trasferta ad Atene e un’altra a Malta.
Fra i relatori degli incontri si ricordano amici come don Francesco Ricci (il fondatore di Cseo), l’economista Giuseppe Scidà e l’editore spagnolo José Miguel Oriol, mentre don Luigi Giussani partecipò all’edizione che si tenne ad Atene; fra le grandi personalità passate per il Meeting del Mediterraneo si ricordano Maurice Borrmans docente del Pontificio Istituto di Studi arabi, Samir Khalil Samir, docente del Pontificio Istituto orientale, il vescovo ausiliare di Madrid Javier Martínez Fernández, il metropolita greco-ortodosso di Cartagine Parthenios, il rabbino della sinagoga di Roma Abramo Alberto Piattelli e il cardinale Joseph Jean Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.
L’esperienza del Movimento Popolare proseguì per alcuni anni ancora, fino alla metà degli anni Ottanta, utilizzando una nuova dicitura (“Presenza politica e sociale”) e anche un proprio organo di stampa, nel quale compare fino al 1985 il riferimento al Movimento Popolare. Da lì a poco nascerà la Compagnia delle opere che sarà il contenitore per ogni forma di espressione pubblica e sociale di Cl e di chi, pur non essendo ciellino, aveva aderito al Mp. Gli altri proseguiranno il proprio impegno politico in termini personali.
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