
Esaurito il garantismo, campo libero all’odio di classe
Tangentopoli, a un certo punto, si tramutò in una realtà di “giustizia di classe” alla rovescia: tribunali e prigioni non più strumento dell’oppressione borghese sulla società, come denunciavano le “toghe rosse”, ma strumento di vendetta dei poveri contro i ricchi: «Succedeva spesso – racconta Misiani – che aspettassi in ufficio il ritorno degli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati di eseguire le misure cautelari che avevo disposto… Nei loro occhi c’era una gioia spesso incontenibile, di cui percepivo perfettamente le ragioni. I miei agenti non arrivavano a guadagnare due milioni al mese e stringere le manette ai polsi di chi ne aveva sottratti in maniera illecita centinaia o migliaia era la vendetta che avevano atteso per una vita… io capivo quella gioia, perché in fondo anche io ne ero partecipe, sia pure inconfessabilmente. Anche io provavo una sorta di rigurgito di odio di classe in quei momenti»
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