Contenuto riservato agli abbonati
Strano come quelle ore le abbia negli occhi, incredibilmente vicine. Era il 19 di luglio, le sette e mezzo di mattina di una giornata già afosa, io in bicicletta traversavo piazza della Repubblica, diretta a Brera. Avevo una camicia rosa chiaro e delle espadrillas sabbia che rivedo sui pedali. Sorrido, a ripensare quanto mi sentivo infelice. Andavo a dare l’orale della maturità, e avevo studiato la metà di ciò che avrei dovuto. Ne ero pienamente cosciente. Alcuni canti del Paradiso nemmeno li avevo aperti. Mi annoiava, il Paradiso. Molto meglio l’Inferno, almeno un po’ di vita. Quella notte me ne mancavano quattro o cinque, ed erano già le tre. Sfinita, ne avevo aperto uno a caso: canto undicesimo, san Francesco. Mi ero addormentata con il libro spalancato.
Non avevo davvero studiato, quell’anno. Crisi in famiglia, solitudine, malinconia, un’adolescenza silenziosa e turbolenta. Così, maledettamente ignorante, pedalavo verso scuola, sperando fra me che un’auto mi sfiorasse. Un...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno