
Eriksen, il Mottarone e i video acchiappaclick

Il video del malore di Christian Eriksen condiviso da gran parte dei giornali online e poi la diffusione delle riprese del tragico incidente della funivia del Mottarone. Due video diversi, ma entrambi altamente drammatici, che sarebbero stati utilizzati da gran parte dei media per informare.
Ma davvero questi video giovano alla comprensione dei fatti? Davvero danno un valore aggiunto alla notizia? Il video del malore del giocatore danese, a conti fatti, non sembra essere stato utile alla comprensione dell’evento. Sarebbe probabilmente stato più sensato provare ad analizzare fin da subito il perché del malore e le ragioni medico-scientifiche che hanno causato l’arresto cardiaco. E invece, subito dopo l’accaduto, sono state diffuse le immagini.
Un fatto senza filtri?
Il motivo è piuttosto semplice: la ricerca di facili click e l’auspicato picco di visite ai siti web delle principali testate giornalistiche. Il video, del resto, è drammatico e ha un fortissimo impatto emotivo: un calciatore famoso sta male e cade morente a terra. La rilevanza dell’evento è evidente e, non a caso, ha acceso la curiosità di tanti utenti che volevano vedere direttamente l’accaduto.
E qui sorgono ulteriori interrogativi: al giornalista spetta la mediazione e l’interpretazione del fatto?; o semplicemente la replica del fatto senza filtri? In altre parole: i media devono far sì che i fatti vengano raccontati per facilitarne la comprensione e l’interpretazione, o devono semplicemente riprodurre ciò che suscita interesse?
La saggezza di Kjaer e compagni
Nell’incidente accaduto a Eriksen, peraltro, è interessante notare che, per evitare un’eccessiva spettacolarizzazione dell’evento, i giocatori della Danimarca si sono schierati a sua difesa impedendo che le telecamere riprendessero le operazioni di soccorso. Una lezione non da poco per chi avrebbe volentieri utilizzato quelle immagini e le avrebbe probabilmente diffuse senza freni, dando ulteriore rilievo al momento del malore.
Senza la saggezza di Kjaer e compagni avremmo probabilmente assistito a un dramma riportato senza filtri e con il solo obiettivo di guadagnare click e visibilità, senza interrogarsi sul senso e la tragicità di un momento simile.
Le immagini del Mottarone
Lo stesso può dirsi del video della tragedia del Mottarone. In questo caso la questione è ancor più delicata per via delle vittime e dei feriti. Viene nuovamente da chiedersi a cosa giovino quelle immagini; cosa aggiungano al racconto già molto dettagliato dell’incidente. C’è chi, per ridurre il violento impatto di quel video, ha provato a coprire il volto delle persone che erano presenti sulla funivia, ma poco cambia.
Resta un’impostazione giornalistica volta alla spettacolarizzazione, senza filtri e senza mediazioni, tutta orientata ad acchiappare click e accrescere l’audience. Un giornalismo privo di senso del limite, pronto a utilizzare senza le dovute riflessioni, per non dire scrupoli, una tragedia in cui sono morte 14 persone, tra cui dei bambini.
Un circolo vizioso
Questi episodi rivelano anche il circolo vizioso che si è progressivamente innescato a causa dello stretto legame tra la spettacolarizzazione degli eventi tragici e la ricerca dei click: più vengono proposti materiali drammatici spettacolarizzati, più aumentano click e visite sui siti di informazione.
Una logica perversa che rischia di ridurre i media a semplici casse di risonanza guidate dalle convenienze del momento.
Foto Ansa
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