Erano in vacanza al mare. Un mese dopo alzarono la coppa

Di Emmanuele Michela
31 Maggio 2012
La Danimarca non doveva neppure a esserci a quegli Europei. Poi la guerra nei Balcani sbatté fuori la Jugoslavia, e gli uomini di Møller-Nielsen furono chiamati a sostituirla. E diventarono la sorpresa.

Continua la serie dedicata alle grandi partite degli Europei. È il turno della finale del 1992, Danimarca-Germania.

Dovevano essere la squadra materasso. Anzi, a dirla tutta, a quegli Europei i danesi non ci dovevano neppure essere: pensavano di guardarseli da casa, e addirittura qualcuno era già al mare a godersi le vacanze, quando invece furono richiamati in fretta e furia per andare in Svezia per giocarsi il trofeo. Erano arrivati secondi nel loro girone di qualificazione, alle spalle della Jugoslavia, ergo erano eliminati. Ma i postumi della Guerra Fredda avevano attecchito nelle aride terre balcaniche, portando a un nuovo conflitto bellico: la Nato intervenne con le sue sanzioni, gli slavi furono eliminati dal torneo, e la Danimarca fu chiamata a sostituirli dieci giorni prima l’inizio della rassegna.

Da tutte le premesse, non c’era da puntare un centesimo sul passaggio del turno dei danesi, inseriti in un girone ostico con Francia, Inghilterra e Svezia. Invece il loro cammino fu fecondo, e li portò in semifinale contro l’Olanda. È squadra valida, per carità, la Danimarca. Agli ordini di Møller-Nielsen può far forza sul bomber Larsen, sulle giocate di Brian Laudrup (orfano del fratello Michael, rimasto a casa per divergenze con l’allenatore), sulle parate di Peter Schmeichel… Ma ci si aspetta di più dai campioni in carica, l’Olanda, che invece si serve di Koeman, Gullit, Van Basten, Rijkaard, e Bergkamp; o dalla Germania campione del mondo, dove i talenti si sprecano (Hassler, Klinsmann, Moller, Effenberg, Sammer, Brehme, Voller…).

Invece i danesi vanno avanti di sorpresa in sorpresa. In semifinale fanno fuori Van Basten e compagni, che pagano l’eccessiva sfrontatezza in attacco: gli oranje hanno il reparto offensivo migliore del torneo, ma soffrono la gabbia che la Danimarca gli appronta in difesa. Dopo un 2-2 sofferto i tiri dagli undici metri premiano gli scandinavi, che volano così in finale.

Ultimo ostacolo, la Germania di Berti Vogts, che ha appena sbattuto fuori i padroni di casa della Svezia. L’iter dei tedeschi è stato affannoso, sempre un po’ rischioso: nel girone hanno zoppicato, rischiando di finire terzi, mentre contro Andersson e compagni sono arrivati a un pelo da essere agguantati sul 3-3. Ma è comunque storico il torneo dei tedeschi: è il primo dopo l’unificazione del loro Paese in seguito alla caduta del muro di Berlino. La voglia quindi di vincerlo è grande, almeno quanto quella di dimostrarsi per un’altra volta i migliori del vecchio continente.

Ma la Danimarca si dimostra più affamata, e dopo 18 minuti trova il clamoroso gol del vantaggio: John Jansen è servito bene al limite dell’area, e il suo destro potentissimo fulmina l’incolpevole Ilgner. Il gigante tedesco vacilla, si butta in avanti a cercare subito il pareggio. Ma ha le idee confuse: sulle poche palle che arrivano nella zona di Schmeichel, il numero uno dello United è sempre attento. La Germania ci prova, ma si scopre troppo. Ed è proprio sfruttando uno di questi buchi che al 78′ gli scandinavi trovano il 2-0: Vilfort difende bene il pallone dagli attacchi di Helmer e Kolher, si sposta il pallone sul sinistro, ed è bravo poi a trovare con l’ausilio del palo la rete della sicurezza. Al 90′ esplode la festa: a Copenaghen solo un mese prima si preparavano a guardare il torneo da spettatori. Ora ne sono diventati i protagonisti, salendo sul tetto d’Europa.

 

 

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