La sinistra cambia il nome ma non il vizio. Epurazioni, litigi e battibecchi nella lista Tsipras

Di Redazione
13 Marzo 2014
La lista che unisce l'estrema sinistra italiana alle europee va in pezzi da sola. Camilleri e D'Arcais accusano gli ex compagni di fare «disinformazia» e confermano le dimissioni dal comitato dei garanti

Tanta amarezza per il direttore di MicroMega Paolo Flores D’Arcais e l’autore di libri gialli Andrea Camilleri. I due “garanti” della lista Tsipras hanno deciso di abbandonare la nave dei rivoluzionari che vorrebbero sbarcare al Parlamento europeo prima ancora che salpi dal porto. Per farlo si sono affidati a un comunicato ufficiale: «Comunichiamo – informano su MicroMega – di avere scritto, venerdì 7 marzo, una lettera a Alexis Tsipras con cui prendiamo atto di non fare più parte – dal 3 marzo – dei garanti della lista». I due avrebbero dovuto garantire i nomi di una lista che, a quanto pare, riesce a stare assieme soltanto sulla carta.

L’ERRORE DI INGROIA. Soltanto due giorni fa, il direttore di Ipr marketing, Antonio Noto, scommetteva sul possibile successo della lista Tsipras: «Può pescare anche nel 25 per cento di indecisi – spiegava su Europa – ma deve evitare l’identificazione con l’esperienza della Rivoluzione civile di Ingroia». Parole cadute nel vuoto, visto che oggi la lista si fa conoscere più per i battibecchi che per le proposte. A far scattare le dimissioni di D’Arcais e di Camilleri è stata l’estromissione di alcuni candidati. Il direttore di MicroMega ha evocato addirittura la «disinformazia» di stampo sovietico per descrivere il comportamento dei suoi compagni di comitato. Non erano stati informati, lui e Camilleri, a suo dire, delle dimissioni di Antonia Battaglia, esponente di PeaceLink, contenitore dell’associazionismo pacifista italiano. In un comunicato, la pacifista Battaglia aveva fatto sapere di essere stata indotta a ritirare la propria candidatura a causa della presenza di due politici locali di Sel. «Principi morali ed etici», aveva affermato Battaglia, le impediscono di partecipare a una campagna nel sud d’Europa «accanto ad esponenti di un partito che ancora ieri ha continuato a disconoscere le proprie gravi responsabilità sulla questione Ilva». Fra i due dirigenti di Sel e Battaglia, Flores D’Arcais e Camilleri avevano detto di preferire Battaglia. Non sono stati ascoltati e perciò hanno abbandonato i compagni.

DIVISIONI CONTINUE. Il danno è fatto, ma Alexis Tsipras può ancora contare sull’aiuto di altri pezzi da novanta della sinistra italiana. Barbara Spinelli, Guido Viale, Moni Ovadia e l’immancabile Stefano Rodotà si sono schierati a favore della sua lista. Persino Gianfranco Mascia, blogger e leader del Popolo Viola, presenza certa a ogni moti di piazza che si scatena fra Montecitorio e Palazzo Madama, su Facebook ha fatto i migliori auspici alla lista. L’ex candidato di Rivoluzione civile si è augurato che con Tsipras la sinistra esca dal particolare per affrontare la realtà «con uno sguardo olistico», ovvero «un approccio, un metodo ed una conoscenza di tipo complessivo, unitario, sistemico, intero, globale, totale».
Purtroppo, quali che siano i contenuti politici a cui Mascia si riferisce, l’unità è sempre difficile da raggiungere per la sinistra italiana. Non c’è solo il caso della pacifista Battaglia, a dimostrarlo, ma anche quello dell’imprenditrice palermitana Valeria Grasso, epurata in maniera sotterranea da alcuni garanti, perché “colpevole” di aver partecipato, nei mesi scorsi, a un’iniziativa di Fratelli d’Italia. La Grasso ha accusato i compagni di scorrettezza: «Sono venuta a conoscenza della mia esclusione dalla lista senza aver ricevuto nessun avviso o chiamata diretta da alcuno dei garanti». «Il silenzio intorno – ha rincarato la Grasso – mi ha fatto sentire sola come quando ho dovuto affrontare le conseguenze delle denunce alla richiesta del pizzo».

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