Epurati M5S, il catalogo è questo. Grillo ne espelle altri 5 ma ha ancora fame: tocca a Pizzarotti?

Di Francesco Amicone
07 Marzo 2014
La lista dei "cittadini" radiati si allunga con la messa al bando di altri senatori critici per le precedenti esclusioni. Il partito si sgretola, ma il comico spietato punta anche il sindaco di Parma

Il Movimento 5 Stelle è un esercito. E si divide tra fedelissimi prodi e disertori. Nessuna mezza misura con chi discute la linea del capo. E anche se resteranno soltanto Beppe Grillo e il guru Gianroberto Casaleggio, i dissidenti, cioè i disertori, vanno cacciati: questo è più o meno il pensiero dell’ex comico. Applicato alla realtà pare sempre più simile a un racconto di Roald Dahl che non un’epopea bellica. Grillo interpreta l’eccentrico Willy Wonka e scambia il Parlamento per la sua fabbrica di cioccolato. La metafora sarebbe azzeccata se non fosse che i “vincitori del biglietto d’oro” espulsi da Grillo, che ora contestano il leader e si fanno irretire dai dolci piaceri della politica, continueranno a votare fino al termine della legislatura.

LE ULTIME EPURAZIONI. Le ultime vittime della linea ferrea voluta dal padrone del Movimento sono i cinque senatori pentastellati Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Maria Mussini e Maurizio Romani. «Si sono isolati e non possono continuare ad essere rappresentanti ufficiali nelle istituzioni», ha scritto Grillo ieri sul suo blog. La loro colpa? Aver inscenato le dimissioni da senatori per protesta contro le recenti espulsioni dei colleghi Luis Alberto Orellana, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Lorenzo Battista, rei a loro volta di aver contestato Grillo per lo sproloquio avuto nell’incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

PIZZAROTTI A RISCHIO. Ora a rischio di “cacciata” c’è anche Federico Pizzarotti, in tensione con il leader per la raffica di espulsioni di queste settimane. Secondo Giovanni Favia, una delle prime vittime delle epurazioni grilline, «Pizzarotti è nella black list di Grillo da tempo». Il sindaco di Parma è stato bacchettato da Grillo anche per aver organizzato un appuntamento con sindaci e candidati sindaci del Movimento «in alcun modo concordato con lo staff, né con me». Se così fosse, il suo nome si aggiungerà a una nutrito gruppo di espulsi o fuggitivi dal grillismo dirigista. Ecco l’elenco.

Valentino Tavolazzi 
Tempi.it lo ha intervistato più volte. Il consigliere comunale di Ferrara fu espulso per non aver «capito lo spirito del movimento», aver «organizzato fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell’organizzazione del M5S».

Giovanni Favia
Consigliere regionale Emilia-Romagna. Cacciato da Grillo per aver detto che «la democrazia nel Movimento 5 stelle non esiste» e per aver definito Casaleggio «una mente freddissima, molto acculturata molto, intelligente, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende».

Federica Salsi
Consigliere comunale a Bologna. Epurata per aver partecipato alla trasmissione televisiva Ballarò. In seguito dichiarò che i metodi del Movimento sarebbero la «versione digitale dell’inquisizione».

Fabrizio Biolè 
Il consigliere regionale in Piemonte fu espulso per aver ricoperto per due volte l’incarico di consigliere comunale a Gianola in provincia di Cuneo.

Marino Mastrangeli
Il senatore pentastellato fu vittima di un’epurazione perché aveva rilasciato una intervista a Pomeriggio 5. Domandò perdono, ma Grillo non glielo concesse.

Antonio Venturino
Il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana fu espulso per aver violato una delle regole fondanti del M5S: la restituzione, con rendicontazione, delle somme eccedenti 2.500 euro e i rimborsi spese. A tempi.it ha ricordato come Grillo avesse promesso che sarebbe stato solo «il portavoce del Movimento» e invece si è rivelato «un padre padrone».

Adele Gambaro 
«Paghiamo la sua comunicazione sbagliata: venga in Parlamento e osservi di più», aveva detto la senatrice a Grillo dopo l’esito disastroso delle elezioni amministrative 2013.  Niente da fare nemmeno per lei: epurata.

Vincenza Labriola e Alessandro Furnari
Passarono al gruppo misto della Camera quasi in silenzio, con un comunicato in cui dissentivano sulla gestione del caso Ilva e si lamentavano del «sogno spezzato» da parte di Grillo.

Paola De Pin
Dopo l’espulsione della Gambaro anche lei decise di abbandonare il M5S per protestare contro la «gogna mediatica» a cui era stata sottoposta la sua collega.

Fabiola Antinori
La senatrice decise di abbandonare volontariamente il Movimento in quanto fondato su un «sistema feudale».

Adriano Zaccagnini
Si dimise parlando di «clima irrespirabile» e affermando che «non è il Grillo il problema, quanto l’approccio aziendalista e non politico dello staff di cui si sta fidando».

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3 commenti

  1. david

    Questo articolo è dedicato a coloro (alcuni redattori e alcuni lettori di Tempi e alcuni ciellini) che ancora non si accorgono di chi merita di essere espulso da tutte le scene della politica (in primis il condannato Berlusconi e l’indagato Formigoni)

    Usando il nome di Giorgio Napolitano come magico passepartout, Lucia Eufrasia Vicario, una dottoressa dell’ospedale Niguarda di Milano ha ottenuto da Banca Intesa, grazie alla introduzione del presidente del Consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli, mutui per un milione di euro.
    Le lettere di raccomandazione di Napolitano e del suo consigliere Donato Marra erano false, la Procura della Repubblica di Milano ha indagato e ora la dottoressa “ha chiesto di patteggiare la pena”.
    La storia non è nuova, emerse un anno fa quando la magistratura di Milano aprì l’inchiesta. Ora la conclusione.
    La storia fa un po’ girare diciamo la testa a chi lotta per avere dalle banche poche migliaia di euro di fido e anche a chi si pone con crescenti angoscia e amarezza “in che mani siamo?”.
    La storia è anche educativa, se Formigoni e il suo entourage hanno detto la verità, su come nel mondo della politica e degli affari si costruiscono fortune sul nulla. Ma questa è vecchia come il mondo.
    La dottoressa Maria Lucia Eufrasia Vicario, 46anni, ciellina, dirigente medico nel dipartimento di cardiologia dell’ospedale Niguarda di Milano, è riuscita a ottenere dalla banca di Bazoli un milione di euro: dopo aver incontrato Giovanni Bazoli e avergli portato tre lettere di raccomandazione firmate dal presidente Giorgio Napolitano edal suo segretario, Donato Marra.
    Le lettere erano false, come altre messe in giro dalla dottoressa, che perquesto èstata indagata dalla procura di Milano e ora ha chiesto di patteggiare una pena. Ma il milione di euro è vero e resta saldamente nelle mani della dottoressa”.
    La vicenda ha inizio, si presume dalle carte giudiziarie, nel nel marzo 2011:
    Muore il professor Mario Condorelli, luminare della medicina, ex senatore dc, amico fraterno di Napolitano e pigmalione della dottoressa Vicario, che aveva iniziato la sua carriera, a Napoli, sotto la sua ala. La cardiologa cerca di far durare nel tempo il bene che il professore le aveva voluto.
    Prende carta e penna e scrive una lettera che firma Mario Condorelli, come se il professore l’avesse vergata poco prima della morte. “Caro Giorgio… Ti scrivo per segnalarti una donna di giudizio. È una delle persone più vicine a Formigoni, aiutala”. L’arrivo della lettera è annunciato da una telefonata al Quirinale fatta dalla figlia di Condorelli: era sempre la Vicario, ma questo lo si scoprirà solo molto dopo.
    Poi la dottoressa scrive un altro paio di lettere: indirizzate a Roberto Formigoni, allora presidente della Regione Lombardia. La prima è firmata “Giorgio Napolitano”, la seconda è firmatada Marra e chiede per la cardiologa due biglietti gratis per la Scala.
    Le preziose missive introducono Vicari presso Formigoni, di cui la Vicari diventa in breve tempo assidua frequentatrice e amica. Formigoni sarà addirittura suo testimone di nozze, l’8 ottobre 2011. La dottoressa racconta di avere buone entrature alla procura di Milano, di essere amica di Ilda Boccassini (che neppure la conosce) e di poter riferire notizie sulle indagini allora in corso”.
    Si arriva al momento in cui la Vicario deve accendere due mutui per comprare due appartamenti al quartiere Bicocca, uno per lei e il marito, l’altro per la madre. [La Vicari] si fa ricevere da Bazoli, nel dicembre 2011, accreditandosi come la nipote di Napolitano. Esibisce poi due lettere a Bazoli, datate luglio e ottobre 2012 e firmate da Marra. False, come quella datata marzo 2012 e firmata dal presidente della Repubblica, in cui Napolitano esprime “sincero ringraziamento e rinnovata stima: per lo spirito e partecipazione che [la Vicari] havoluto apporre nel risolvere la richiesta informale e delicata rivoltaLe”.
    Ma la Vicario porta a casa tre mutui e un finanziamento (“a condizioni favorevoli”, scrivono i magistrati) per circa un milione di euro. Bazoli, sentito dai pm milanesi, ha ammessodi aver ricevuto la signora, ma per poi indirizzarla a un funzionario, che ha gestito le sue richieste secondo le consuetudini della banca, senza alcun trattamento di favore. Le lettere di Napolitano e del suo segretario, dunque, non sarebbero servite a niente.
    La milionata sarebbe arrivata comunque nelle tasche della cardiologa dal cuore d’oro, secondo il difensoredel capitalismo di relazione, quello fatto di relazioni positive, corrette e trasparenti.
    Bazoli non querela e non denuncia, anche quando viene a sapere che le lettere sono false. La storia ha una svolta solo quandoFormigoni incontra Marra e gli parla delle lettere ricevute: Marra cade dalle nuvole e poi, nel dicembre 2012, denuncia. Parte l’indagine, per sostituzione di persona e falso in scrittura privata. Ora Vicario patteggerà e uscirà di scena, ritirandosi nei suoi appartamenti comprati coni mutui regolarmente ottenuti dopo le visite al banchiere che ha sdoganato il capitalismo di relazione”.

  2. giovanni

    E chiudere l’esperienza politica con un bel vaffa indirizzato ai due gurù?

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