
«Enzo Piccinini ci ha testimoniato l’amore alla persona nella sua totalità e unità»

«La vita è unita se si mette il cuore in quel che si fa». È risuonata più volte oggi nell’aula magna del Padiglione 5 “Nuove Patologie” del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, gremita da quasi 300 persone, questa frase emblematica del servo di Dio Enzo Piccinini in occasione del convegno organizzato a 25 anni dalla scomparsa, avvenuta improvvisamente il 26 maggio 1999 in un incidente stradale. Già chirurgo e ricercatore dell’Università di Bologna, il dottor Piccinini è stato una figura di riferimento per migliaia di persone, a partire dagli studenti universitari di Comunione e Liberazione, di cui è stato responsabile per molti anni a Bologna e in altri atenei.
La relazione alla base della cura
A sottolineare le sfide della sanità di oggi alla luce anche dell’insegnamento di Enzo Piccinini, per il quale si è di recente conclusa a Modena la fase diocesana della causa di beatificazione, sono stati i numerosi relatori intervenuti questa mattina. In particolare la lectio magistralis sul tema “Offerta di sé” del professor Giancarlo Cesana, docente onorario di Igiene generale e applicata all’Università di Milano Bicocca, al quale è stato consegnato il VII Premio Enzo Piccinini, promosso dalla Fondazione Enzo Piccinini Ets che ha organizzato il convegno in collaborazione con il dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie, il dipartimento di Scienze mediche chirurgiche dell’Università di Bologna e le associazioni Student Office, Medicina & Persona e La Mongolfiera Odv.

«Il mantenimento della salute nelle società occidentali è sempre più assimilato ad un processo industriale finalizzato ad aumentare la capacità produttiva riducendo i costi, aumentando la prevedibilità e il controllo qualità», ha detto Cesana nel suo intervento. «L’industrializzazione della medicina è un fenomeno difficilmente arrestabile, che però non può cambiare ciò che il paziente chiede al medico, all’infermiere, all’operatore sanitario. Per quanto si standardizzino i requisiti tecnologici, la prestazione medica e sanitaria non potrà infatti che essere fornita all’interno di un rapporto, di una relazione tra persone, che è alla base della cura intesa come alleanza terapeutica tra medico e paziente. È qui, in questa relazione, che si gioca l’offerta di sé, il dono gratuito all’altro, a partire dagli aspetti più semplici come quei cinque minuti in più che il paziente spesso tende a chiedere al proprio medico come segno di attenzione. Ed è questo amore alla persona nella sua totalità e unità, all’uomo e alla donna guardati come tali e non appena per la loro patologia, ciò che Enzo Piccinini ci ha sempre testimoniato, come è stato più volte ribadito oggi».
Vivere o sopravvivere?
Al centro del convegno – dal titolo “Vivere o sopravvivere? Le sfide della cura, dell’educazione e della ricerca nella sanità di oggi” – la riscoperta della cura innanzitutto come possibilità di relazione tra medico e paziente nel segno di un’alleanza terapeutica che supera la logica della “prestazione da erogare”, rimettendo al centro la persona con il suo valore infinito. Un approccio alla medicina fatto proprio dal dottor Piccinini nella sua carriera, come emerso dalle numerose testimonianze.

Dopo i saluti della dottoressa Anna Rita Piccinini (medico oculista al Sant’Orsola e figlia di Enzo), del professor Marco Seri (direttore scientifico Irccs Policlinico Sant’Orsola) e del professor Gaetano La Manna (docente di Nefrologia all’Università di Bologna), sono intervenuti nella sessione “Il cuore in ogni cosa” il dottor Simone Biscaglia, cardiologo dell’Azienda ospedaliera di Ferrara, Debora Donati, presidente dell’associazione Insieme a te di Faenza che ha promosso “La spiaggia dei valori” a Punta Marina (Ra), il primo stabilimento balneare accessibile a persone con gravi disabilità e gravi patologie, e il professor Riccardo Masetti, oncoematologo pediatrico Irccs Sant’Orsola. In questa sessione è stato approfondito il cosiddetto “metodo Enzo”, ossia una possibilità di vivere intensamente la realtà mettendo “il cuore in ogni cosa” per appassionarsi sempre di più alla vita.
Bisogna non essere soli
Al centro della seconda sessione dal titolo “Bisogna non essere soli” l’importanza che Piccinini ha sempre dato al valore dell’amicizia, affinché ognuno possa sempre vivere e appartenere a un popolo e a una comunità che lo accompagna nella vita. In questo contesto ci sono state le testimonianze della dottoressa Elisabetta Buscarini, gastroenterologa dell’Ospedale maggiore di Crema e presidente Fismad, che ha raccontato la sua lunga amicizia con Piccinini, e di Davide De Santis, presidente dell’associazione La Mongolfiera Odv di Imola che sostiene famiglie con figli disabili e il cui nome è proprio ispirato a una frase pronunciata da Piccinini in un suo intervento davanti a migliaia di studenti universitari, considerato il suo “testamento spirituale”.
Infine, prima della consegna del premio al professor Cesana, la sessione “Senza misura”, che ha visto l’intervento del dottor Hussam Abu Sini, oncologo del Rambam HealthCare Campus di Haifa, un medico cattolico di origini palestinesi e con passaporto israeliano, che ha raccontato il suo impegno oggi nel difficile contesto della Terra Santa.
Al termine del convegno, il presidente della Fondazione Enzo Piccinini Ets Massimo Vincenzi ha comunicato che i documenti relativi alla causa di beatificazione del servo di Dio Enzo Piccinini sono stati consegnati nei giorni scorsi al dicastero vaticano per le Cause dei santi, così da poter proseguire il percorso della causa di beatificazione a seguito della chiusura della fase diocesana.
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