
Enrico Letta ha capito tutto (o quasi)

Enrico Letta è una persona intelligente. In uno dei passaggi della sua relazione alla direzione del partito di ieri ha individuato perfettamente qual è il problema del Pd: «Siamo diventati il partito di “chi ce la fa”». E questa immagine, questa “postura”, questo snobismo – se così vogliamo dire con definizione non politologica, ma caratteriale – è la rovina di un partito che, teoricamente, dovrebbe stare dalla parte “di chi non ce la fa”, degli ultimi, degli sconfitti, dei poveri.
In altre parole è quello che ha detto Ilvo Diamanti in un’intervista alla Stampa: «Da anni ormai il Pd è diventato il partito delle aree metropolitane. Sempre più dei loro centri storici. Gli operai hanno smesso, in buona parte, di votare il centrosinistra. Votano per altre aree politiche o si astengono». Gli operai, ma non solo gli operai, verrebbe da aggiungere.
La scappatoia dei diritti
Enrico Letta ha capito che il Pd è oggi il partito dell’establishment, delle élite, delle burocrazie europee, delle redazioni dei giornali e dei circoli intellettuali. Tutta gente che agli altri sta sul gozzo.
Può essere giusto o può essere sbagliato, ma è un fatto che oggi il Pd si caratterizzi solo per il discorso sui diritti civili che, come ha notato Stefano Folli in un’intervista a Tempi, assomiglia tanto a una scappatoia per celare un problema più profondo, cioè l’identità di una sinistra che non sa più nemmeno essere se stessa.
Anzi, che si è trasformata nel suo contrario: non più un popolo, ma un’élite dedita solo a far approvare i propri capricci.
Opposizione a tutta manetta
Quindi Enrico Letta è una persona intelligente, ma non onesta fino in fondo. Perché il resto della sua relazione, anziché affrontare di petto questo nodo drammatico, s’è concentrata sul giustificare la sconfitta e sul trovare una collocazione tattica per ritornare al potere.
A proposito del primo punto Letta ha incolpato della sconfitta la legge elettorale orrenda (ma non l’hanno fatta loro?), la destra «che era unita e noi no» (e a chi vuoi dare la colpa se non a te stesso?), la paura per la guerra e l’incertezza economica che «premia la destra» (e fatti due domande, però).
E, secondo, nella sua relazione Letta ha tambureggiato costantemente su un concetto: dobbiamo fare opposizione, opposizione, opposizione, «come facemmo ai tempi di Berlusconi».
Giornali e procure
Nessun altro esempio poteva essere più illuminante: Berlusconi non cadde per merito dell’opposizione in parlamento, ma per la campagna mediatica dei giornali e le inchieste dei magistrati. Cioè due poteri esterni al partito e a cui la sinistra s’è consegnata mani e piedi dai tempi di Tangentopoli.
Una supplenza che è stata la sua rovina e che ha portato allo snaturamento cui oggi assistiamo. Oggi il Pd è un “partito taxi” per chi vuole arrivare al potere (chiedere a Renzi e Calenda), poco anima e tanto cacciavite, riferimento solo per certe procure, certe redazioni, certi poteri immortali che stanno nei palazzi delle banche, dei ministeri, dei grandi gruppi industriali.
E la gente, dimostrandosi più intelligente dell’intelligente Enrico Letta, questa cosa l’ha capita benissimo.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!